Erdogan vola in Africa

Mentre le proteste che da Istanbul si sono estese a tutte le città turche proseguono, il primo ministro turco Recep Tayyip Erdoğan è partito alla volta del Nord Africa per un viaggio di quattro giorni che lo vedrà in Marocco, Algeria e Tunisia nel tentativo di rafforzare la politica di Ankara verso il continente africano dopo il viaggio del settembre 2011 in Egitto, Tunisia e Libia che fu carico di grandi aspettative per le popolazioni nordafricane.
Alla conquista del Nord Africa. Come chiarisce Ali Bakeer, esperto presso l’International Strategic Research Organization (USAK) i rapporti economici con questi tre paesi sono inferiori rispetto alle relazioni economiche che la Turchia intrattiene con gli altri paesi arabi. Secondo Cahit Tuz, consigliere per il Medio Oriente nel Parlamento turco, le relazioni storiche della Turchia con il Marocco, l'Algeria e la Tunisia sono molto forti rispetto alle relazioni della Turchia con gli altri paesi arabi e i paesi del Nord Africa potrebbero svolgere un ruolo di primo piano nel rafforzare la posizione della Turchia nella regione.
Secondo l'esperto dell’USAK, l’Algeria potrebbe essere un buon fornitore per la Turchia in termini di petrolio e gas ora che Ankara è impaziente di diversificare i suoi partner in questo campo. Nel mese di gennaio, il governo turco ha siglato un accordo di 10 anni con una società algerina di proprietà del governo per una fornitura annua di 4 miliardi di metri cubi di gas. La fornitura consentirà alla Turchia, che importa oltre il 95% del suo gas naturale dall'estero, di divincolarsi dai suoi storici fornitori di petrolio e gas, l'Iran e la Russia.
Bakeer sottolinea come anche il settore della costruzione sia importante e di come l'Algeria sia uno dei più importanti partner commerciali della Turchia nel Nord Africa. Più di 200 imprese turche operanti in Algeria sono impegnate nei settori delle costruzioni e delle infrastrutture.
Anche il Marocco è un partner economico importante per la Turchia nella regione. Le relazioni economiche turco-marocchine si sono sviluppate costantemente negli ultimi anni con una presenza sempre maggiore di imprese turche nei progetti di realizzazione di infrastrutture.
Il Marocco apprezza la posizione strategica, il potenziale e la potenza della Turchia. Per il Regno marocchino, la Turchia è destinata ad avere un ruolo centrale nella regione e nel mondo islamico, per il suo essere un ponte tra Oriente e Occidente, così come tra il mondo cristiano e quello musulmano. Per Rabat, la Turchia è un paese moderno, evoluto, che conserva la sua identità nazionale.
Sempre il consigliere Tuz sottolinea come la Turchia condivida il laicismo molto forte nella politica tunisina e algerina. Algeri considera la Turchia lo Stato più vicino ai paesi "occidentali". Oltre alla storia comune condivisa dai due paesi, il predominio dell'Islam, l’adesione della Turchia alla NATO e la candidatura per l'adesione all'UE sono altri fattori importanti che legano l'Algeria alla Turchia.
Il presidente tunisino Moncef Marzouki, che ha visitato la Turchia la scorsa settimana, ha lodato l'esperienza turca di sviluppare la sua democrazia, considerandola un buon esempio per il suo paese e aggiungendo che la Tunisia avrebbe seguito lo stesso percorso fatto dalla Turchia. Con lo scoppio delle prime rivolte popolari in Tunisia, Ankara sperava di poter rappresentare il modello di riferimento per le popolazioni nordafricane che si erano liberate di decennali regimi dittatoriali. La Turchia è stata spesso presentata un esempio riuscito di regime democratico del mondo musulmano.
Una strategia africana per la Turchia. Le relazioni tra la Turchia e l’Africa risalgono ai tempi dell’Impero Ottomano ma è con la firma dell’Africa Action Plan nel 1998 che può essere fatto risalire l’avvio della politica di penetrazione di Ankara in Africa. La politica di apertura verso il continente africano, tradotta in azioni concrete nel 2005, occupa un posto speciale nella politica estera “degli zero problemi” della Turchia, così come elaborata e messa in atto da dal ministro degli Esteri Ahmet Davutoğlu. Come la Cina, da anni emersa come il principale partner economico del continente africano e che, in occasione del summit di Pechino dello scorso luglio con oltre 50 delegazioni africane ha aperto una linea di credito di 20 miliardi, anche Ankara ha individuato nel continente africano un mercato di primario interesse. Nel 2005 la Turchia è stata nominata membro osservatore all’interno dell’Unione Africana. Nel maggio 2007 è stata accettata come membro non regionale alla Banca africana dello sviluppo - a vantaggio delle aziende turche operanti nel continente - e nell’agosto del 2008, sulla scia di summit già organizzati da Cina, India e Giappone, si è tenuto a Istanbul il il primo vertice turco-africano, il Turkey-Africa Cooperation Summit dal tema ‘Solidarietà e cooperazione per un futuro comune’. I lavori del summit, aggiornati in un successivo vertice del 2010 a Istanbul, hanno portato a definire un programma di cooperazione per il 2010-2014 in settori quali industria, commercio, sicurezza, cultura, ambiente, alimentazione e iniziative di peacekeeping. La Turchia ha ospitato, nel 2011, la quarta conferenza delle Nazioni Unite sui paesi meno sviluppati, si è proposta come “la voce dell’Africa” in tutti i consessi internazionali di cui fa parte, le sedi delle ambasciate e della Tika (Agenzia turca per lo sviluppo e la cooperazione) sono comparse nella maggior parte delle capitali africane e Ankara ha rafforzato i collegamenti aerei con l'Africa con nuove rotte della compagnia aerea di bandiera, la Turkish Airlines, verso gli scali di Addis Abeba, Khartoum, Lagos e Johannesburg , punti di snodo regionali verso altre destinazioni africane. Negli ultimi cinque anni, Ankara è emersa come uno dei donatori internazionali più generosi per le crisi umanitarie in tutto il mondo e in particolare nei teatri africani. Sempre più frequentemente, il ministero degli Esteri di Ankara fa ricorso ad accordi miranti a facilitare il regime dei visti esistenti per aumentare l'interazione in ambito commerciale, accademico e culturale. Sempre più numerose sono le borse di studio e i programmi di scambio messi a disposizione degli studenti africani dalle scuole e le università turche.
L’esperienza della Somalia è da considerare l’esempio di come la Turchia utilizzi tutti gli strumenti di soft power a disposizione per accrescere la sua influenza nel continente: la Turchia è diventata uno dei principali donatori e uno degli attori più attivi in ambito umanitario e di peace-building. Organizzazioni umanitarie turche come la Mezzaluna Rossa turca e la Cooperazione Internazionale turca e l’Agenzia di Sviluppo sono tra le più presenti nelle strade di Mogadiscio a differenza di alcune agenzie dell'Onu o Ong internazionali che hanno gestito i loro programmi da Nairobi a causa di problemi di sicurezza. Nell'agosto 2011, il primo ministro turco è stato il primo leader non africano a visitare la Somalia negli ultimi due decenni per sensibilizzare la comunità internazionale sul conflitto in corso nel paese.

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