"Nel tentativo di salvare l'euro, Draghi ha creato un muro di Berlino". A. Evans Pritchard


Nel tentativo di spingere la Bce ad uno stimolo da un trilione di euro, Mario Draghi si è scontrato contro il blocco creditore nel board e soprattutto contro il mondo politico tedesco. Il Frankfurter Allgemeine ha parlato di “colpo di stato di palazzo” e l'altra stampa del paese ha tranquillamente scritto di "Putsch". E' chiaro, scrive Ambrose Evans Pritchard, che Draghi e il presidente della Bundesbank Jens Weidmann siano ormai ai ferri corti. Draghi viene accusato di aver nascosto documenti chiavi ai due membri tedeschi del board, per non farli utilizzare nella loro lotta contro il QE. Da un rapporto di Reuters si apprende poi come Draghi abbia sfidato in modo diretto il consiglio sulla decisione di immettere un trilione di euro sui mercati. Ma tutti i governatori del Nord e del centro – ad eccezione di Belgio e Finalndia – sono ormai allineati con la visione della Bundesbank.
La spaccatura Nord-Sud, prosegue il Columnist del Telegraph, riflette semplicemente i conflitti d'interesse statali delle due parti. Il nord è competitivo; il sud è il 20% sopravvalutato e in una spirale debito-deflazione senza fine. Dati del FMI mostrano come la posizione netta tedesca (NIIP) è cresciuta dal 34 al 48% dal 2009, quella dell'Olanda del 17 al 46%. I debitori netti sono ancora in guai maggiori: la Francia dal -9% al -17%, l'Italia da -27% al -30% e la Spagna da -94% a -98%. Dato da ricordare a tutti coloro che scrivono che la Spagna sia ormai fuori dai guai.
David Marsh, autore di un libro sulla Bundersbank e presidente di Official Monetary and Financial Institutions Forum, ha dichiarato che la Bundesbank sta lentamente cercando un supporto legale su tutti i modi a sua disposizione per bloccare un QE a pieno regime. Nella decisione finale dei 18 governatori, la Germania, del resto, avrà il 26% dei voti e non avrà difficoltà a costruire una minoranza di blocco che freni Draghi. A tal proposito, Marsh nel suo libro evoca la "lettera Emminger" invocata nel settembre del 1992 per giustificare il rifiuto della Bundesbank a tener fede al suo obbligo per difendere la lira italiana nello SME. La lira è collassata, gli italiani rimasero esterrefatti. Uno di loro era un giovane direttore del Tesoro italiano, Mario Draghi.
Lena Komileva, di G+ Economics, ha dichiarato che, qualunque cosa accada, la Bce soffrirà di una crisi di legittimità. Se la banca cercherà di spingere avanti il blitz QE, Weidmann si dimetterà; se non lo farà, la zona euro resterà intrappolata in una spirale debito-deflazione e la Bce diventerà una nuova Banca del Giappone degli anni '90. In quel caso sarà Draghi a dimettersi. L'impegno di Draghi era risultato vano fin dall'inizio: molto si era basato su prestiti a bassissimo tasso alle banche (TLTROs), che non hanno immesso sul mercato e quindi non è stata creata nuova moneta.
L'acquisto dei titoli è quello che fa realmente la differenzia e il pacchetto di un trilione annunciato da Draghi è anche modesto. Se la Bce vuole competere con la Banca del Giappone nel suo ultimo sforzo deve considerare che questa sta procedendo all'acquisto di 130 miliardi di acquisto di titoli ogni mese (1.4pc of GDP). I falchi dicono che il QE non avrebbe effetto con i tassi prossimi allo zero e con i bond tedeschi a 10 anni ai minimi storici. Ma si dimentica che la Banca centrale può creare moneta comprando oro, terre, petrolio per riserve strategiche.... O può stampare moneta per costruire strade e mulini a vento. Se lo facessero, ci si accorgerebbe che il QE è uno strumento monetario e può sempre sconfiggere la deflazione per un principio matematico.
Lo scontro Nord-Sud all'interno della Bce testimonia la rottura politica dell'Unione monetaria dopo sei anni di depressione e disoccupazione di massa. Il Fronte Nazionale francese ora ha il doppio dei consensi dei socialisti al potere. I difensori dell'euro sottolineano come l'ascesa di Marine Le Pen – attualmente al 30% - non ha nulla a che fare con l'impegno di restaurare il franco e riprendere l'economia sovrana francese. Che sia vero o meno la sua ascesa sta mettendo in dubbio la stessa esistenza del Partito socialista, il quale è destinato nel 2017 a fare la stessa fine del Pasok in Grecia. Anche in Italia si muove tanto a livello politico: il Movimento cinque Stelle che ha vinto le elezioni nazionali del 2013 – sto lottando contro un punto economico elementare, vale a dire che inflazione zero e la caduta del Pil nominale stanno facendo entrare il paese in una trappola del debito. E, per questo, si è espresso chiaramente per l'uscita dall'euro.
Il partito Podemos in Spagna è ora in testa ai sondaggi con il 28%. Non è anti-euro, ma contro una “casta” corrotta. Ma la sua politica economica per sconfiggere la svalutazione interna del paese è totalmente in contrapposizione con gli imperativi della zona euro. Se, ad esempio, dovesse applicarsi il suo piano per l'istituzione di un reddito universale da 145 miliardi di euro, il deficit arriverebbe al 20% del Pil. Podemos, sottolinea Evans-Pritchard, ricorda il Front Populaire francese nel 1936: Leon Blum non voleva a parole abbandonare il Gold Standard, ma sapeva che le sue politiche lo avrebbero presto abbattuto.
La battaglia di Draghi è corretta con la Bce che ha fallito il suo mandato legale di raggiungere il 2% di inflazione in modo così netto. Il rifiuto tedesco non è difendibile e stupido a meno di non voler intenzionalmente rompere la zona euro. Una possibilità che non è da escludere.
La previsione di questa settimana della Commissione europea è un'ecataombe e un segnale di quello che sta portando la deflazione nell'area. Bruxelles ha dovuto ammettere che qualcosa di terribile sta accadendo, dimezzando le stime di crescita per Francia e Italia. Un rituale ormai in ogni rapporto. Il collasso degli investimenti, poi, non è certo una novità, ma è interamente dovuta alla follia dei tagli degli investimenti pubblici – spinti dalla Commissione stessa – ad un tempo che il settore privato è in crisi. Il tutto reso ancora più complesso dalla paralisi monetaria: il tasso d'investimento italiano è diminuito del 7,4% nel 2012 e del 5,4% nel 2013. Anche quello tedesco è diminuito dello 0,7%.
I leader europei e i funzionari della zona euro hanno condotto l'unione monetaria al collasso. Draghi ha cercato di contenere i danni, ma sembra dover arrendersi ai limiti politici. C'è un altro lavoro che, se lo dovesse accettare, lo attende come Presidente della Repubblica. La sua partenza da presidente della Bce farebbe crollare la fiducia dei mercati sull'euro in una notte. Potrebbe poi, conclude il Columnist del Telegraph, pensare a guidare la ripresa del suo paese, con una lira correttamente valutata e uno shock massivo commerciale che metterebbe in crisi il Nord.

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