Nelle ultime ore, l’escalation mediatica contro la Siria, -nel momento in cui si prospetta la battaglia finale e definitiva contro il terrorismo nella provincia di Idlib-, sta raggiungendo punti di massima allerta. Nel contesto tempestoso appena descritto, i media israeliani fanno sapere che la Russia ha inviato la flottiglia in Siria dopo che il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha minacciato di lanciare nuovi attacchi contro obiettivi dell'esercito siriano, nel momento in cui questo si prepara a lanciare un'operazione per liberare la suddetta provincia. Nei giorni scorsi, sulla stessa onda, il presidente francese Macron, ha dichiarato: “la Francia è pronta a condurre nuovi attacchi in Siria se le armi chimiche dovessero essere usate ancora”.
Oggi, il network comunicativo mondiale, appoggia e giustifica le mostruosità che gli alleati vogliono mettere in pratica per compromettere la stabilità del Medio Oriente, in nome dell’umanità, dell’esportazione della democrazia, e di tutte le bugie colossali che propinano per far accettare all’opinione pubblica la guerra contro uno stato sovrano. Dinanzi allo scenario prospettato, suor Yola non si arrende: “la Siria liberata dal terrorismo, salverà l’Europa e il Cristianesimo”. Affermazioni forti. Capaci di far scatenare le porte degli inferi! Dobbiamo accettare che sarà così! Per comprendere verso quale direzione vogliono camminare le potenze occidentali è opportuno fare un passo indietro. La triste storia degli attacchi chimici in Siria insegna ad essere cauti nell’indicare i colpevoli. Lo abbiamo ampiamente notato a Ghouta nel 2013. Il primo ad essere accusato, senza fare le opportune verifiche, fu Assad. Il tempo e alcune coraggiose inchieste giornalistiche indipendenti, hanno dimostrato che la realtà era diversa. A Ghouta, sono stati i ribelli a provocare la flag, nel momento decisivo della battaglia contro il Governo.
Cosa è successo realmente a Douma? Lo rivela suor Yola: “Manal Mustafa, -e il padre, originari di Adra, e successivamente rapiti e incarcerati a Douma-, mi ha raccontato delle storie raccapriccianti. Nelle carceri create dai ribelli durante l’occupazione, suo papà è stato ucciso senza pietà, spellandogli la faccia. I prigionieri venivano lasciati senza cibo. Li sfamavano con un pò di riso ogni 24 ore. Una donna diabetica, aveva fame, ed ha cominciato a supplicare: ‘datemi da mangiare!’ Nessuno rispondeva. Senza ricevere il nutrimento necessario, la donna entrò in coma. Allora Manal andò a chiamare i jihadisti, chiedendogli: ‘venite a vedere questa donna, sta per morire. Vi supplico, dategli qualcosa per sfamarla’. Entrati nella stanza, invece di aiutare la donna in difficoltà, fecero girare tutte le altre, intimandogli di coprirsi la testa con le coperte e avvertendole di non girarsi per nessun motivo. Quindi, chiamarono altri terroristi che giunsero con i ‘bastoni elettrici’. I bastoni, furono utilizzati per torturare la donna diabetica, la quale dopo poco, non reggendo alla violenza, morì. In seguito fu trascinata per terra come un animale. Poi la seppellirono dentro una buca, trovata per caso nel terreno. Capite? E’ stata uccisa perchè aveva fame! Riuscite a comprendere le mostruosità compiute da questi uomini?”.
Come funzionavano le prigioni di Douma? le donne e i bambini venivano separati dagli uomini, rinchiusi in gabbie poste nelle vie e nelle piazze della cittadina, utilizzati come scudi umani per ripararsi dagli attacchi dell’aviazione siriana. Quando attaccavano, i ribelli spostavano le gabbie nei punti in cui dovevano cadere i mortai e le bombe. Il mainstream, ha fatto credere che era il governo ad uccidere i civili inermi ed indifesi! Molti prigionieri sono stati condannati a morte, tramite la decapitazione, -conferma Suor Yola: “la testa, dopo l’esecuzione, veniva esposta davanti a tutti. Prima delle sentenze, chiamavano altri condannati per fare scavare le fosse, dove sarebbero stati seppelliti. Gli dicevano: ‘tra poco anche voi andrete lì sotto’. Dalle parole di Suor Yola, cade giù tutta l’impalcatura delle menzogne, costruite ad hoc dai media, per giustificare le azioni dei loro alleati nel territorio siriano. Abbiamo ascoltato falsità, vendute come verità. Quanti si prestano a questo gioco sporco sulla pelle dei più deboli, come possono sentirsi mentre si guardano allo specchio? La sete di carriera e di denaro, può avere il sopravvento sulla Verità e sulla difesa della gente inerme?
Nessun mezzo di comunicazione e neppure una organizzazione internazionale, ha avuto parole di ferma condanna. Neanche gli esperti della questione siriana, si sono premurati di verificare e parlare con la gente che ha subito violenze inaudite e sopraffazioni oltre il limite del tollerabile: “un altro ragazzo, aveva fame, voleva mangiare. Lo hanno accontentato strappandogli i denti, macinandoli e facendogli mangiare la polvere ottenuta. Questa è la posizione moderata che una parte mondo occidentale appoggia e piange, perché sono gli oppositori del governo”, -conferma suor Yola-. Alcune famiglie residenti a Douma, hanno raccontato che i ribelli/terroristi, avevano sequestrato medicine, vaccini e cibo. Ora la situazione sta tornando alla normalità. Ma la strada è ancora lunga. In questi casi, chi è il tagliagole, il sanguinario, il dittatore, colui che viola i diritti umani? A voi cari lettori la risposta!
“La speranza non si ferma, -racconta con voce decisa suor Yala-: nell’edificio dove Manal, era prigioniera, c’erano pure dei bambini. Chiedendosi cosa poteva fare, trovò nell’edificio dei libri, e cominciò ad insegnare. Dopo la liberazione, gli stessi, come tutti gli altri studenti, hanno sostenuto gli esami, superando le prove brillantemente. Manal, durante il periodo di prigionia, con i libri istruiva le donne, e i giovani, per non lasciare nessuno nell’ignoranza. Era un modo per reagire alla decadenza vissuta dentro le mura della vergogna. Oggi questa donna eroica, è libera. Ma porta nel suo corpo le cicatrici della violenza e della prigionia: mentre mi parlava, -conferma suor Yala-, tremava al ricordo delle esperienze vissute durante la prigionia”.
L’esercito arabo siriano, sostenuto dai suoi alleati (Russia-Iran), è impegnato nella zona di Idlib, che si trova quasi completamente sotto il controllo dei ribelli siriani, che lo governano insieme al gruppo Hayat Tahrir Al-Sham (HTS), affiliato ad Al-Qaeda. Inoltre, Idlib fa parte delle zone cuscinetto, che hanno offerto un riparo per i ribelli scacciati dalle forze governative, da altre zone della Siria. “Purtroppo, da quando è iniziata la guerra -racconta suor Yala-, hanno perso la vita nei combattimenti 6 generazioni di giovani”. Dalle fila dei soldati, nascono storie che non interessano a nessuno: “un giovane soldato cristiano di nome Dany, figlio di una famiglia trasferitasi dalle campagne di Homs a Damasco, fa comprendere l’umanità che unisce i militari nella difesa della Patria. Le zie alloggiavano nei nostri locali, -racconta con emozione suor Yola-, ed ogni sera quando le accompagnava, ci fermavamo a parlare. Dopo qualche mese è stato chiamato a prestare servizio nell’esercito. A Mouhamad, collega musulmano di Dany, i genitori in prossimità dell’inverno, gli inviarono le coperte.
A cura di don Salvatore Lazzara e di Suor Yola Girges
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