John McCain e i suoi laudatori in vita e in morte



di Fabrizio Poggi

Chi sia stato John McCain, è stato detto in maniera concisa e puntuale da più parti; le parole con cui i socialdemocristiani nostrani lo hanno accompagnato nel suo ultimo viaggio sono state riportate quel tanto che basta per definire l'uno e gli altri.


Forse non guasta sapere con chi si siano trovati in compagnia gli italici ostensori di cotanto eroe. Senza scomodare le lagrime sparse dai pupilli ucraini del defunto senatore yankee, a partire dal neonazista speaker della Rada Andrej Parubij, alle latitudini in cui maggiormente si sono apprezzati gli sforzi di tale “eroe” (per la cronaca, i vietnamiti, pur ricordandone la figura, hanno sempre smentito le sue dichiarazioni secondo cui sarebbe stato torturato durante la prigionia) “in difesa del mondo libero dall'aggressione russa”.


In Lituania, paese a cui McCain ha ripetutamente assicurato l'aiuto militare USA “fino all'ultimo soldato o fino alla piena vittoria sulla Russia”, il presidente del partito cristiano-democratico “Unione della Patria”, Gabrielius Landsbergis ha addirittura proposto al sindaco di Vilnius di intitolare a McCain un luogo pubblico della capitale.


Anche più a sud è stata avanzata una proposta del genere: il vice presidente del Medžlis dei tatari di Crimea, Akhtem Ciigoz, ha chiesto che una piazza del centro di Kiev venga intitolata al senatore yankee, uno dei principali ispiratori, ha detto (non dimentichiamo di aggiungere: insieme all'italico Gianni Pittella) di majdan Nezlažnosti e “coscienza” degli ucraini e dei tatari di Crimea. Ciigoz ha detto che i tatari di Crimea – la cui organizzazione, il Medžlis, è direttamente agli ordini di Kiev e sostenuta dai Lupi Grigi turchi - “trovandosi sotto occupazione”, hanno sempre riposto le proprie “speranze in tali politici”, quali McCain. Lui e le persone come lui hanno sempre lottato per difendere “interessi dell'Ucraina. Spero che dopo la morte di McCain, queste forze si consolidino ancora di più", ha detto Ciigoz rivolgendosi indirettamente a George Soros.


Davvero una pregevole compagnia, quella in cui sono andati a trovarsi i liberalfascisti nostrani: tra terroristi musulmani ed eroicizzatori di quell'epoca in cui per la strade di Vilnius e di Kiev marciavano a braccetto SS tedesche e loro komplizen lituani e ucraini.

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