Cina, Francia, Africa e i dilemmi di Di Maio


di Bruno Steri*, Segreteria nazionale Pci

A metà settembre 2018, c’è stata a Roma davanti all’Ambasciata francese una manifestazione di giovani africani guidati dall’attivista panafricano Mohamed Konare, contro la politica neocoloniale della Francia, in particolare ai danni dei Paesi della fascia atlantica sub-sahariana (160 milioni di abitanti).


In questi Paesi è ancora in corso il CFA, il franco coloniale varato nel 1945: ciò comporta che il 50% degli introiti provenienti dall’export verso Paesi che non siano la Francia debba andare alla Banca di Francia, oltre ovviamente al diritto francese di acquistare a prezzi di saldo petrolio, gas, oro, uranio, cacao, caffé ecc. Questo è il neocolonialismo. Tutt’al contrario, la Cina fonda il rapporto con l’Africa sulla “reciprocità” (l’espressione è del Presidente Xi Jinping): sulla base di tale principio, una cinquantina di Paesi africani – sempre lo scorso settembre – hanno partecipato a Pechino al vertice sulla cooperazione Africa/Cina, firmando accordi bilaterali. Guadagna la Cina ma guadagna anche l’Africa: per questi Paesi ciò equivale a sostegno allo sviluppo manifatturiero, centrali elettriche, linee di trasporto oltre a scuole e ospedali. E guadagna l’Europa (l’Italia in particolare), poiché lo sviluppo economico e sociale è la terapia che può giungere a sanare il dramma dell’emigrazione della gente d’Africa.


Di Maio quindi fa bene a denunciare il fatto che il Paese transalpino attua politiche neocoloniali per coprire il suo debito pubblico e ad auspicare penalizzazioni nei confronti di chi spadroneggia in Africa da neocolonialista. Ma nel contempo dovrebbe avvisare il suo alleato di governo Matteo Salvini che sbaglia grossolanamente bersaglio quando, in un recente tweet stupido quanto bugiardo, capovolge la realtà prendendosela con un supposto neocolonialismo della Cina in Africa. Non si tratta di un inconsapevole errore: il ministro dell’Interno, che oltreoceano vanta amicizie con presidenti nazisti, quando invece sente puzza di Partiti comunisti non va tanto per il sottile.


* FONTE

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