Alberto Negri - L'Europa preoccupata per gli accordi tra Italia e Cina, perché non dice mai nulla sul suo alleato Erdogan



di Alberto Negri - Tiscali

L’Europa è assai preoccupata per gli accordi tra Italia e Cina, percepita - per altro dopo anni di affari a rotta di collo condotti da tedeschi, inglesi e francesi - come un pericolo strategico, una superpotenza in contrasto con i valori occidentali. Essere prudenti con il dragone cinese forse è giusto. E’ assai curioso invece come l’Europa non abbia mai nulla da dire sul suo alleato Erdogan, un Paese membro storico della Nato, che ogni giorno i valori occidentali li calpesta sistematicamente. Questo lassismo è dovuto al fatto che con la Ue paghiamo Erdogan miliardi di euro (sei) per tenersi tre milioni di profughi siriani e che quindi ci ricatta con la possibile riapertura della rotta balcanica verso la Germania e l’Europa centrale. Il presidente turco compra i missili S-400 da Putin, irridendo la Nato e gli Stati Uniti, e dopo il fallito golpe del 2016 tiene migliaia di persone in carcere, senza accuse provate, tra cui centinaia di giornalisti e la dirigenza curda del partito Hdp. Non solo: ha alimentato la guerra in Siria facendo affluire migliaia di jihadisti, per altro con il consenso americano, europeo e i soldi delle monarchie del Golfo, e intende far fuori i curdi del Rojava siriano che a lungo, da soli, si sono opposti al Califfato nero di Al Baghdadi, di cui la Turchia è stata complice.

Erdogan è più pericoloso dei cinesi


Gli Usa e gli stati europei, ben sapendo di avergli colpevolmente concesso libertà d’azione, sono i primi a permettere che Erdogan sbeffeggi ogni principio di libertà e democrazia. Negli ultimi giorni però il leader turco ha passato i limiti e anche stavolta la reazione occidentale e dell’Unione europea è stata nulla. Le sue dichiarazioni dopo il massacro di 50 musulmani nelle moschee di Christchurch in Nuova Zelanda sono demenziali anche se la stampa europea le ha riportate solo parzialmente. Ecco cosa ha detto a Gallipoli, in occasione delle celebrazione delle battaglia del 1915, quando inglesi e francesi furono sconfitti nel tentativo di costringere l’impero Ottomano a riaprire lo stretto dei Dardanelli. A quella lunga battaglia durata mesi parteciparono sul fronte britannico anche soldati australiani e neozelandesi.

“I vostri nonni vennero qui e li abbiamo rimandati indietro nelle bare. Non abbiamo dubbi: rimanderemo a casa nelle bare anche voi nipoti”. Il fatto che Erdogan la settimana prossima debba affrontare contrastate elezioni amministrative non giustifica un discorso del genere, pronunciato tra l’altro di fronte a numerose delegazioni straniere, neppure a fini di propaganda. Non solo presta il fianco a ogni critica possibile ma infiamma ulteriormente un confronto tra Occidente e Islam che vuole lui, insieme al radicalismo islamico e ai seguaci del suprematismo bianco e razzista. Non si è limitato a questo il presidente turco: ha mostrato in diversi comizi immagini della strage delle moschee in Nuova Zelanda - seppur sgranate - per denunciare “l’islamofobia”.

L'Europa sempre in silenzio


Il governo di Wellington ha chiesto che le immagini non vengano riproposte pubblicamente e ha protestato insieme a quello australiano. Ma dall’Europa non è venuta una parola di condanna e si continua a tollerare per ragioni geopolitiche e di bottega che Erdogan dica che quel che vuole pur essendo un possibile candidato all’ingresso nell’Unione. Insomma lasciamo che Erdogan si presenti come il campione dell’Islam sunnita anche quando ci prende a schiaffi. Ovviamente lui si fa portavoce di quel “doppio standard” con cui l’Occidente ha trattato in questi decenni il mondo musulmano. L’Europa non ha proferito verbo quando gli Usa hanno spostato l’ambasciata a Gerusalemme riconoscendola capitale esclusiva di Israele, contro ogni risoluzione dell’Onu. Non fa nulla quando lo stato ebraico occupa i territori palestinesi e moltiplica gli insediamenti, non ha fatto niente per rimediare la disastro della guerra in Iraq nel 2003 e ha contribuito in maniera criminale alla distruzione della Siria e della Libia. C’è poco da lamentarsi se poi la Turchia, ribadiamo Paese della Nato, stringe accordi con Putin e con l’Iran.


Ma che adesso Erdogan minacci di mettere sotto terra i nipoti di coloro che combatterono a Gallipoli va oltre ogni limite. Tra un po’ passerà alla battaglia di Lepanto del 1571 in cui venne sconfitta la flotta ottomana, alla quale inneggiava il terrorista massacratore di Christchurch. Informiamo Erdogan che comunque l’unico ammiraglio ottomano non sconfitto in quello scontro navale storico fu proprio Occhiali, nato a Capo Rizzuto dove oggi c’è il suo busto: era un calabrese convertito all’Islam, che tra l’altro fece prigioniero Cervantes, al quale sul Bosforo è pure dedicata una bella moschea. Ne tenga conto, se alla prossima occasione ci vuole proprio sotterrare di stupidaggini.

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