Dire la verità su Obama ti fa un "trumpiano"? Su alcune deliranti accuse "liberal" a Alessandro Di Battista

08 Gennaio 2021 15:00 Fabrizio Verde

Con l'editoriale di Molinari su Repubblica il giorno dopo la miserabile figura del regime statunitense, pensavamo di aver visto il fondo del giornalismo italiano. Ma ci sbagliavamo: invece di sotterrarsi dalla vergogna per aver mentito e sbagliato tutto negli ultimi 30 anni, hanno addirittura l'ardore di gettare fango proprio nei giorni in cui i loro castelli di fake news cadono a pezzi.

Questa volta è il turno di Alessandro Di Battista, attaccato da tal Calcagni sul Riformista con un delirante articolo dal titolo: "Di Battista e l’esaltazione di Trump, quando il pasdaran grillino dava dal “golpista” a Obama"

L’accusa è quella di ‘trumpismo’ e quindi - nella trasformazione semantica in stile "liberal" - di "fascismo".

I liberal, è noto, vedono il il fascismo dappertutto tranne che... dove c’è davvero. Come ad esempio in Bolivia nel colpo di Stato contro Evo Morales. In Ucraina, dove hanno sostenuto con tanto di comizi in piazza i neonazisti. In Venezuela dove un manipolo di fascisti telecomandati da Washington continuano ad essere osannati come novelli combattenti per la libertà e la democrazia che sarebbe calpestata dal tiranno Maduro. Ora che la farsa Guaidò volge al termine i liberal di tutte le latitudini abbandonano al proprio destino la masnada golpista facendo finta di niente.

Ma, tornando ad Alessandro Di Battista, l’ex deputato pentastellato viene accusato di "trumpismo" dal Calcagni per un articolo di qualche anno fa in cui si limitava ad inchiodare alle proprie responsabilità Obama e Hillary Clinton, ossia i ‘democratici’ responsabili e mandanti di crimini di guerra in diverse parti del mondo. Di Battista ricordava semplicemente e giustamente il ruolo nefasto degli USA a guida Obama nel golpe in Honduras contro il presidente Manuel Zelaya e le bombe sganciate sulla Libia di Gheddafi. Se vogliamo poi mettere proprio tutti i puntini sulle i mancano all'appello anche i golpe dell'amministrazione Obama contro Paraguay e Brasile, il finanziamento dei terroristi che hanno devastato (e continuano a farlo) la Siria, il colpo di Stato (sempre d'epoca Obama) in Ucraina.

E la lista sarebbe ancora lunga.

Evidentemente per gli spaghetti liberal nostrani basta poco, precisamente ricordare i fatti, per essere inseriti nella lista nera di trumpisti/fascisti da marchiare come pericolosi estremisti/populisti che andrebbero banditi dalla vita pubblica. Alla faccia della democrazia di cui si riempiono la bocca.

E poco importa che Di Battista, a differenza di tanti "antitrumpiani" a giorni alterni, abbia duramente attaccato Trump per le sue politiche contro l’Iran (omicidio del generale Soleimani in testa), contro Cuba e Venezuela (in particolare la farsa dell barzelletta della storia Guaidò) e a favore di Israele (con il vergognoso riconsocimento di Gerusalemme come capitale). Tutte scelte che, è noto, hanno reso Trump simpatico nell'ala "liberal" degli antitrumpiani a giorni alterni.

E poco importa che in occasione della tornata elettorale che vide confrontarsi per la presidenza statunitense Donald Trump e Hillary Clinton, Di Battista espresse una chiara preferenza: la candidata del Green Party Jill Stein. Il sistema elettorale e un modello da monarchia del 500 nella definizione di Pino Arlacchi non permise alla candidata dei Verdi di gareggiare contro i colossi con l'unico programma veramente progressista e di sinistra. Come si evince da questa pagina di Wikipedia dove vengono indicate le figure politiche internazionali a sostegno della candidata ecologista statunitense non emerge nessun fan postumo di Greta o piddino anti trumpiano italiano ma solo Alessandro DI Battista, insieme, tra gli altri, al britannico Galloway e l’irlandese Higgins. Tanto per dire.

E poco importa perché il solo fatto di dire la verità su Obama, con le sue 7 guerre in 7 anni, ti fa un "trumpiano". A quanto pare per i poveri media allo sbando si. Karl Marx scriveva che la storia si ripete sempre due volte: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa. Dal 6 gennaio 2021 sono caduti tutti i veli di ipocrisie e menzogne. Le immagini di fine impero del vinchingo attore che posa per quei social network che censurano il presidente in carica dentro Capitol Hill sono la pietra tombale degli Stati Uniti e di chi vi ha mentito negli ultimi 30 anni.

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