Tutte le fake news di Corriere e Repubblica su Cuba

14 Luglio 2021 18:34 Fabrizio Verde

Se un cittadino italiano non informato su quel che accade a Cuba decidesse di informarsi solo tramite la lettura dei principali quotidiani del belpaese il risultato sarebbe disastroso. L’ignaro cittadino si troverebbe così catapultato in una realtà parallela dove manifestazioni tutto sommato modeste divengono oceaniche, il governo popolare di Cuba un regime tirannico che reprime brutalmente il dissenso, non come i regimi di Colombia e Cile che invece mirano, democraticamente, agli occhi dei manifestanti, semplici golpisti in cerca di denaro e notorietà descritti come artisti e intellettuali di un fantomatico Movimento di San Isidro.

Scrive Gianni Riotta su Repubblica: «L’ultima volta che i cubani si son ribellati contro la dittatura era il 1994», e basta solo questa frase per capire il tenore di uno scritto tanto menzognero quanto banale dove l’ultrà liberale atlantista chiede alla sinistra di aprire gli occhi su Cuba. Un delirio che si conclude con l’invito a schierarsi con la destabilizzazione a Cuba e i «ragazzi di Hong Kong».

Insomma, l’invito alla sinistra tutta è quello di sposare senza tentennamenti la politica imperialista ora che a Washington ci sono i sinceri democratici guidati da Joe Biden.

Non è da meno, sempre sul quotidiano degli Agnelli, Alberto Flores d’Arcais che si esibisce in una sequela di luoghi comuni fake news su Cuba, dove mostra grande abilità nel riuscire a condensarli in poche righe.

C’è però un passaggio da evidenziare. Scrive Flores d’Arcais: «Quella della repressione è la strada più facile, può avere successo nell’immediato, ma non cancella certo i sintomi di un malessere profondo, che tra crisi economico-sanitaria e voglia di libertà può rappresentare l’inizio della fine», il giornalista inconsapevolmente descrive in maniera nitida la situazione attuale nel declinante impero statunitense. Altro che Cuba.

Il Corriere della Sera decide invece di puntare tutto sul cosiddetto Movimento San Isidro. Un movimento che si vuole composto da artisti e intellettuali ma che in realtà rappresenta al momento il centro dall'articolata rete di media al servizio degli interessi degli Stati Uniti. Con rapper, intellettuali e artisti impegnati esclusivamente in destabilizzazione, ricerca di notorietà e dollari statunitensi che come sempre piovono copiosi su personaggi e movimenti ritenuti utili per destabilizzare il paese di turno finito nel mirino degli imperialisti.

A destare sconcerto è che in un tale profluvio di parole, riflessioni, denunce, richieste di democrazia e migliori condizioni di vita per i cittadini cubani, nessun giornalista abbia nemmeno una volta scritto la parola blocco.

Il bloqueo statunitense che strangola l’isola da ormai oltre sessant’anni è infatti la causa di tutti i problemi cubani. In tempi di pandemia poi, dove è stato addirittura inasprito, i suoi effetti criminali aumentano a dismisura. Ma questo i nostri prodi democratici difensori dei diritti umani non possono dirvelo, cadrebbero miserevolmente tutti i castelli di fake news costruiti in questi anni sul fallimentare socialismo cubano che sarebbe la causa di tutti i problemi sull’isola caraibica.

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