di Antonio Di Siena
La Liberazione è oramai come il Natale, nient’altro che un fenomeno secolarizzato. E forse non è un caso che ricorrano entrambi di 25.
Partecipare ad una festa religiosa pur essendo atei o non praticanti è un atto privo di significato. È solo la vuota ripetizione di una pratica insensata e priva di valore intrinseco.
Allo stesso modo festeggiare la Liberazione del proprio Paese accettando che questo sia militarmente occupato dagli americani e politicamente governato dai tedeschi è semplicemente da schizofrenici.
Onorare i partigiani caduti per la libertà della Patria e celebrare la liberazione dal nazi-fascismo non può essere un atto acritico, un vuoto esercizio liturgico.
Dev’essere pratica di Resistenza.
Perché da quando esiste la guerra non esistono occupanti buoni e occupanti cattivi.
Esistono soltanto popoli colonizzati e i popoli liberi.
E fintanto che non torneremo liberi non potrà esserci nessun autentico 25 aprile.
Viva la Repubblica italiana, libera democratica e sovrana.
Ora e sempre Resistenza.
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