Aldo Grasso, critico televisivo che di tv non ha mai capito una mazza (vedi le sue parole su Zavoli) ha oggi scritto una delle peggiori pagine del giornalismo italiano. Il suo editoriale su Alessandro Barbero è di uno squallore infinito.
Aldo Grasso non si degna minimamente di esaminare, anche solo a grandi linee, le parole di Barbero. Lo stile è quello tipicamente reazionario del cane da guardia. La sua è infatti una condanna senza discussione, aprioristica, basata sulla difesa intransigente e ottusa di una posizione la cui validità deve essere accettata per fede.
Al di là del Covid, dei vaccini e delle misure sanitarie, questa pandemia sta diventando l’occasione per ridefinire i termini del rapporto tra intellettuali e potere, dove una larga porzione dei primi si auto assoggetta al secondo in maniera meschina e servile. La discussione, il ragionamento, la critica non possono più avere alcun spazio.
Dissentire non è concesso. Chi non si adegua alla posizione dominante è soggetto a un trattamento di delegittimazione generale e agli assalti dei cani da guardia inferociti come Aldo Grasso.
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