Una fonte ben informata ha rivelato all’agenzia Fars News il 26 giugno che Israele avrebbe usato munizioni all’uranio impoverito (DU) nei suoi attacchi aerei contro siti sensibili iraniani. Test iniziali nelle aree colpite hanno rilevato tracce di uranio. Ulteriori analisi tecniche sono in corso per confermare la circostanza.
L’uranio impoverito – metallo denso per penetrare bersagli corazzati – non è arma nucleare ma pone seri rischi sanitari a lungo termine per la sua radioattività e tossicità chimica. Organizzazioni sanitarie internazionali hanno avvertito che l’esposizione al DU è collegata all’aumento di leucemie, danni renali e anemie, specialmente nei bambini. L’uso statunitense di queste armi in Iraq (1991 e 2003) è stato collegato a enormi aumenti dei casi di cancro.
Esperti militari esaminano detriti delle bombe israeliane in Iran. La fonte ha sottolineato all'agenzia giornalistica iraniana che risultati dettagliati saranno resi noti a conclusione delle analisi di laboratorio.
Israele è stato già accusato di usare armi proibite. Gruppi per i diritti umani hanno condannato l’esercito israeliano per l’impiego di fosforo bianco e sospette armi a base di DU in Libano e Gaza, sollevando preoccupazione internazionale per ripetute violazioni del diritto umanitario.
Il 6 ottobre, il presidente dell’Associazione Libanese di Medicina Sociale, Raif Reda, ha dichiarato che Israele stava bombardando i sobborghi sud di Beirut con "bombe proibite con testate all’uranio". Reda ha esortato a "raccogliere campioni e inviare rapporti all’ONU affinché il mondo possa testimoniare la storia sanguinaria e criminale del nemico sionista". Il Sindacato dei Chimici del Libano (SCL) ha avvertito che l’uso di tali armi vietate "causa malattie gravi quando inalate".
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