Arabia Saudita, Giordania e Egitto preparano "in segreto" il futuro di Gaza

30 Gennaio 2024 09:43 Francesco Guadagni

Mentre nella Striscia di Gaza con i continui attacchi israeliani siamo ormai quasi a 27.000 morti, per la maggiore parte donne e bambini e molte vittime sono ancora sotto le macerie perché non ci ssono strumenti per scavare sotto le macerie, alcuni stati arabi con la complicità dell’Autorità palestinese, stanno già decidendo il destino dell’enclave assediata. Assente Hamas, che governa la Striscia.

Secondo quanto ha riferito da Axios, alti funzionari della sicurezza nazionale di Arabia Saudita, Giordania, Egitto e Autorità Palestinese (AP) hanno tenuto un incontro segreto a Riad all’inizio di questo mese per coordinare i piani per Gaza dopo la guerra. Il portale ha citato tre fonti a conoscenza di questo incontro.

A fare da padrone di casa, il consigliere per la sicurezza nazionale dell'Arabia Saudita, Musaed bin Mohammed al-Aiban. All’incontro hanno partecipato il direttore dei servizi segreti generali palestinesi, Majed Faraj, e le sue controparti egiziane e giordane.

Axios evidenzia che, mentre l’Autorità Palestinese e i suoi alleati arabi si impegnano per il dopoguerra a Gaza, il governo israeliano non ha ancora chiarito i suoi piani per Gaza se raggiungerà l’obiettivo di sconfiggere Hamas.

Ufficialmente, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu si oppone all'eventualità che l’Autorità Palestinese abbia un ruolo a Gaza, ma non ha proposto pubblicamente un’alternativa.

Tuttavia, secondo un documento del Ministero dell'Intelligence israeliano il progetto di Tel Aviv sarebbe quello di occupare direttamente Gaza e deportare i suoi 2,3 milioni di abitanti nella penisola egiziana del Sinai, insomma una riedizione della Nakba del 1948.

A tal proposito, ieri, diversi ministri israeliani e membri della Knesset, hanno partecipato alla conferenza sul ‘Ritorno a Gaza’, ieri, per progettare la costruzione di insediamenti ebraici a Gaza.

La Casa Bianca ha intimato alla pur sempre obbediente Autorità Palestinese di attuare riforme e di avere un ruolo nel governo della Gaza del dopoguerra, ma finora, se non per facciata, è stata sempre accondiscendente con il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu in questa guerra, divenendo di fatto complice nell’uccisione di un gran numero di civili palestinesi.

Questi sono i progetti di Israele. Riguardo l’incontro a Riad, i capi della sicurezza saudita, egiziana e giordana hanno consigliato a Faraj che l’Autorità Palestinese deve attuare riforme serie.

Il consigliere per la sicurezza nazionale dell'Arabia Saudita ha ribadito durante l'incontro che il regno desidera ancora normalizzare le relazioni con Israele "in cambio di passi concreti e irrevocabili da parte di Israele che creerebbero un percorso verso uno stato palestinese, anche se tale stato non verrà creato immediatamente”, ha precisato Axios.

Allo stesso modo, gli accordi di Oslo del 1993 stabilirono un quadro normativo per la creazione di uno Stato palestinese in futuro. Tuttavia, il leader israeliano dell’epoca, Yitzhak Rabin, riconobbe di non aver mai avuto intenzione di consentire la creazione di uno Stato palestinese. Invece, negli anni successivi a Oslo, Israele ha accelerato la costruzione di insediamenti ebraici nella Cisgiordania occupata.

Questo incontro delinea scenari che ignorano non solo gran parte degli attori politici palestinesi, a partire da Hamas, ma tutto l’asse della Resistenza nella regione, dagli Houthi nello Yemen, agli Hezbollah in Libano fino alla Resistenza irachena, senza dimenticare Siria e Iran. Sicuramente non accetteranno una normalizzazione finalizzata ai piani israeliani, ergo statunitensi.

Il 7 ottobre, l’operazione di Hamas, ‘Tempesta di Al Aqsa’ ha delineato scenari nuovi, non è più così certa l’egemonia di USA e Israele nella regione, nonostante la complicità di alcuni stati arabi.

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