Mentre il Tribunale Federale di Comodoro Py valuta la possibilità di concedere gli arresti domiciliari all’ex presidente Cristina Fernández de Kirchner, il paese è scosso da una nuova ondata di mobilitazioni. Nel pomeriggio di giovedì, organizzazioni sindacali, sociali e politiche hanno promosso presìdi e blocchi stradali nei principali accessi a Buenos Aires, sotto la parola d’ordine: “In difesa della democrazia e contro la proscrizione di Cristina”.
Tra le sigle promotrici figurano l’Unione dei Lavoratori e delle Lavoratrici dell’Economia Popolare (UTEP), La Cámpora e Territorios en Lucha. I punti nevralgici coinvolti includono la Panamericana, l’Autopista Buenos Aires-La Plata, il Cruce Varela e i pressi della UNSAM. Previsto anche un accampamento davanti ai tribunali federali, mentre una veglia pacifica si svolgerà in Plaza Lavalle, davanti alla Corte Suprema, che ha ratificato la condanna a sei anni per corruzione e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Il governo ha risposto dispiegando la Gendarmeria nazionale per liberare gli accessi.
Intanto, centinaia di persone restano radunate nei pressi dell’abitazione della leader peronista, denunciando un’operazione di lawfare volta a escluderla dalle elezioni a un mese dalla chiusura delle candidature nella Provincia di Buenos Aires. Il clima politico si fa sempre più teso in Argentina sotto il regime neoliberista di Javier Milei.
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