Argentina: la brutale repressione di Milei contro i pensionati e il silenzio dei media occidentali

05 Settembre 2024 22:50 La Redazione de l'AntiDiplomatico

In Argentina, negli ultimi giorni si sono verificati episodi di violenza che hanno scosso il paese. Le forze di sicurezza federali hanno duramente represso le manifestazioni pacifiche dei pensionati che protestavano contro il veto del presidente Javier Milei a un aumento delle pensioni. La scena si è ripetuta in diverse occasioni, con manifestanti anziani che venivano maltrattati, colpiti con manganelli e gasati dalle forze dell’ordine. Le immagini di anziani a terra, colpiti e incapaci di respirare per i gas lacrimogeni, sono diventate simbolo di una tensione crescente nelle strade di Buenos Aires.

La protesta dei pensionati

La protesta è nata dalla decisione del presidente Milei di bloccare una legge che prevedeva un aumento delle pensioni dell'8,1%. Questo incremento, pur minimo, avrebbe garantito ai pensionati un miglioramento delle loro entrate, sebbene simbolico, in un momento di grave crisi economica e inflazione galoppante. La somma aggiuntiva sarebbe stata di circa 13 dollari al mese, sufficiente a coprire alcune spese essenziali come biglietti dell’autobus o bollette domestiche.

Milei ha giustificato il veto affermando che l'aumento avrebbe peggiorato il deficit fiscale, uno degli obiettivi principali del suo governo è infatti la riduzione della spesa pubblica. Tuttavia, queste parole hanno scatenato l’ira di milioni di pensionati che, già colpiti da una significativa perdita del potere d’acquisto, hanno visto peggiorare ulteriormente la loro situazione economica. Dal momento dell'insediamento di Milei, il valore delle pensioni minime è diminuito del 19,2%, aggravando la povertà tra gli anziani.

La repressione e la violenza

Durante le manifestazioni di protesta, le forze di sicurezza hanno bloccato i manifestanti, impedendo loro di raggiungere la Plaza de Mayo, simbolo delle lotte sociali argentine. La risposta delle autorità è stata brutale: l’uso di gas lacrimogeni, manganelli e la repressione sistematica hanno causato numerosi feriti tra i pensionati e gli attivisti presenti. Almeno 27 persone sono state soccorse dalle unità mediche, tra cui molti anziani e alcuni membri della stampa, con due di loro ricoverati in ospedale.

Questi episodi di violenza hanno generato un’ondata di critiche e indignazione nel paese, ma il governo sembra determinato a mantenere la linea dura. Il ministro della Sicurezza, Patricia Bullrich, ha difeso l’operato delle forze dell’ordine, sostenendo che l’intervento era necessario per preservare la legge e l’ordine. Tuttavia, molte voci critiche sostengono che il costo dei gas lacrimogeni utilizzati durante le proteste sia superiore alla pensione minima mensile, sottolineando l’assurdità della situazione.


Conseguenze politiche

Le immagini di anziani maltrattati e la violenza istituzionale hanno provocato un crescente malcontento verso il governo di Milei, minacciando di trasformarsi in una crisi politica. Il portavoce del presidente, Manuel Adorni, ha cercato di minimizzare la repressione, sostenendo che "non bisogna aver paura della repressione, ma di chi viola la legge". Tuttavia, queste dichiarazioni non hanno fatto altro che alimentare il dibattito sulla gestione autoritaria delle proteste.

L'opposizione ha duramente criticato la gestione della crisi, mentre il Congresso si prepara a discutere se annullare il veto di Milei sulla riforma delle pensioni. Nel frattempo, le proteste non accennano a placarsi e continuano a crescere di intensità, con sempre più pensionati e movimenti sociali che si uniscono per difendere i loro diritti.

Doppi standard e ipocrisia

Questi episodi di repressione e violenza contro i pensionati in Argentina rappresentano un grave segnale di crisi sociale e politica. La lotta dei pensionati per una vita dignitosa si scontra con la determinazione del governo di mantenere il controllo fiscale e ridurre il peso dello Stato, ma a quale costo? Le immagini di anziani maltrattati dalle forze di sicurezza resteranno impresse a lungo nella memoria collettiva, mentre il paese affronta una sfida complessa tra austerità economica e diritti fondamentali.

Un aspetto che colpisce in questa vicenda è la doppia morale che pervade la politica e i media occidentali. Mentre si scatenano contro il Venezuela bolivariano, accusato di repressione per aver difeso la propria legittimità dopo le elezioni del 28 luglio, il regime neoliberista di Milei viene sostanzialmente ignorato. Nonostante la brutalità della repressione contro i pensionati, ridotti alla fame dalle sue politiche di austerità, i principali mezzi di comunicazione tacciono o minimizzano questi eventi. La violenza di stato contro chi difende diritti fondamentali, come quello a una pensione dignitosa, non suscita lo stesso clamore mediatico riservato a governi che resistono all’assalto golpista orchestrato da potenze esterne.

Questa disparità di trattamento non è casuale: riflette un doppio standard che legittima la violenza di governi allineati agli interessi del capitale globale, mentre demonizza chiunque si opponga a quel sistema. Milei, con la sua retorica contro lo Stato e in favore delle élite economiche, beneficia di questa protezione mediatica, a scapito della verità e della giustizia per i cittadini argentini.

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