Il governo degli Stati Uniti ha annunciato una decisione attesa da anni: l’esclusione di Cuba dalla lista del Dipartimento di Stato dei paesi considerati sponsor del terrorismo. Questa misura, accompagnata da altre disposizioni significative, rappresenta un passo avanti nelle relazioni bilaterali tra i due paesi, ma evidenzia anche le profonde limitazioni che ancora gravano ingiustamente sull’isola caraibica.
Le misure adottate
Tra le decisioni annunciate dall’amministrazione uscente di Joe Biden, figurano:
- Rimozione di Cuba dalla lista degli Stati sponsor del terrorismo, un passo che sancisce ufficialmente l’assenza di supporto da parte di L’Avana ad atti di terrorismo internazionale negli ultimi sei mesi, con la garanzia che ciò non avverrà in futuro.
- Blocco delle azioni legali previste dal Titolo III della legge Helms-Burton, impedendo cause contro Cuba nei tribunali statunitensi.
- Eliminazione della lista delle entità cubane soggette a restrizioni, facilitando potenzialmente le transazioni finanziarie e commerciali con l’isola.
Queste misure rispondono alle richieste sostenute per anni dal governo e dal popolo cubano, oltre che dalla comunità internazionale, incluse nazioni dell’America Latina e dei Caraibi, organizzazioni sociali, politiche e religiose, e figure politiche negli stessi Stati Uniti.
Le reazioni di Cuba
Il governo cubano ha accolto con favore la decisione, definendola “una correzione necessaria ma tardiva”. Tuttavia, le autorità hanno sottolineato che il blocco economico e molte delle sanzioni coercitive introdotte dal 2017 restano in vigore, con un impatto devastante sull’economia e sulla popolazione cubana.
Il presidente cubano Miguel Díaz-Canel ha descritto la misura come “un passo nella direzione giusta, ma di portata limitata”. Il Ministro degli Esteri, Bruno Rodríguez, ha ribadito che Cuba non avrebbe mai dovuto essere inserita in una lista che considera arbitraria e priva di fondamento.
La dichiarazione ufficiale del ministero degli Esteri cubano ha inoltre messo in evidenza come la decisione degli Stati Uniti corregga solo parzialmente una politica definita “crudele e ingiusta”, senza però eliminare la guerra economica che ostacola il pieno sviluppo del paese. Il blocco continua a colpire settori fondamentali come l’importazione di carburante, la cooperazione medica internazionale e le transazioni finanziarie, con ripercussioni dirette sulla popolazione cubana.
Agradezco a todos los que contribuyeron a la decisión anunciada hoy por EE.UU de excluir a Cuba de la lista de estados patrocinadores del terrorismo en la que nunca debió estar y que, junto a otras dos medidas adoptadas, ha tenido un alto costo para el país y las familias cubanas
— Miguel Díaz-Canel Bermúdez (@DiazCanelB) January 14, 2025
Il contesto storico
Cuba è stata inserita nella lista degli Stati sponsor del terrorismo per la prima volta nel 1982, durante la Guerra Fredda, ed è stata rimossa nel 2015 sotto l’amministrazione di Barack Obama, in un periodo di (fasulla) distensione diplomatica. Tuttavia, nel gennaio 2021, pochi giorni prima di lasciare l’incarico, l’amministrazione Trump ha reinserito Cuba nella lista, giustificando la decisione con accuse mai provate.
La nuova esclusione, annunciata dall’amministrazione Biden, rappresenta una svolta simbolica ma potrebbe essere soggetta a future revisioni. Come sottolinea il governo cubano, l’assenza di un approccio coerente e rispettoso da parte degli Stati Uniti ha spesso portato a un’altalena di decisioni che non garantisce stabilità nelle relazioni bilaterali.
Le sfide persistenti
Nonostante l’importanza della misura, il blocco economico imposto dagli Stati Uniti resta il principale ostacolo al progresso economico e sociale di Cuba. Questa politica, definita dalle autorità cubane come “genocida e illegale”, continua a:
- Ostacolare l’importazione di risorse fondamentali, come carburante e forniture mediche.
- Imporre restrizioni al commercio e agli investimenti, scoraggiando anche le transazioni internazionali.
- Alimentare l’emigrazione, creando difficoltà economiche che spingono molti cubani a lasciare il paese.
Il governo cubano ha ribadito la propria determinazione a denunciare queste politiche e a perseguire una relazione di rispetto reciproco con gli Stati Uniti, basata sul dialogo e sulla non ingerenza.
La decisione degli Stati Uniti di escludere Cuba dalla lista degli sponsor del terrorismo rappresenta un passo avanti nel lungo e complesso cammino verso la normalizzazione delle relazioni tra i due paesi. Tuttavia, rimangono inalterate molte delle sfide strutturali che da decenni affliggono l’isola. La comunità internazionale continua a sollecitare gli Stati Uniti affinché eliminino definitivamente il blocco economico e riconoscano il diritto di Cuba all’autodeterminazione, ponendo fine a una politica di pressione economica che non solo viola il diritto internazionale, ma causa anche gravi sofferenze umane.
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