Blocco navale USA al Venezuela, Mosca avverte: "Conseguenze imprevedibili per l'emisfero"

17 Dicembre 2025 14:31 La Redazione de l'AntiDiplomatico

Un monito carico di preoccupazione giunge dalla Russia: l'escalation in corso attorno al Venezuela potrebbe avere "conseguenze imprevedibili per tutto l'emisfero occidentale". Ad esprimere l'allarme è stato Alexander Schetinin, direttore del Dipartimento per l'America Latina del Ministero degli Esteri russo, nel corso di una cerimonia a Mosca in onore di Simón Bolívar. "Speriamo che i responsabili della tensione attuale riescano a evitare che la situazione peggiori ulteriormente", ha dichiarato, in un chiaro riferimento agli Stati Uniti.

La fonte della nuova, pericolosa fase di tensione è l'annuncio del presidente statunitense Donald Trump, che ha ordinato "il blocco totale e completo" per le navi petroliere in entrata e uscita dal Venezuela, designando contemporaneamente il governo di Caracas come "organizzazione terroristica". In un discorso, Trump ha accusato senza fornire prove il paese sudamericano di usare "petrolio di giacimenti rubati" per finanziare sé stesso e un presunto "terrorismo legato alla droga". Ha quindi intimato a Caracas di "restituire immediatamente" il petrolio e altri asset che, a suo dire, sarebbero stati "sottratti".

La reazione del governo di Nicolás Maduro non si è fatta attendere. In un comunicato, Caracas ha denunciato la "vera intenzione" degli USA, che sarebbe "sempre" stata quella di "appropriarsi del petrolio, delle terre e dei minerali" del Venezuela attraverso "gigantesche campagne di menzogne". Maduro, parlando al Congresso Costituente della Classe Operaia, ha bollato le accuse sul narcotraffico come "fake news" e un "pretesto" per giustificare l'aggressione, paragonando la strategia statunitense a quella usata in Afghanistan e Libia. "Siccome non possono dire che abbiamo armi di distruzione di massa, inventano un pretesto", ha affermato.

Caracas ha definito "atto di pirateria internazionale" l'assalto compito la scorsa settimana da militari statunitensi a un petroliere al largo delle sue coste, un episodio che ha segnato un'ulteriore escalation dopo mesi di crescente presenza militare americana nel Caribe, giustificata ufficialmente come parte della "guerra alla droga".

La mossa di Washington ha suscitato un'ondata di solidarietà verso Caracas e di critiche internazionali. Il presidente cubano Miguel Díaz-Canel e il ministro degli Esteri Bruno Rodríguez hanno espresso il loro "totale appoggio" al Venezuela, condannando quella che definiscono una "gravissima violazione del diritto internazionale". Anche la rete mediatica araba Al Mayadeen ha parlato di "crimine di lesa umanità" e "politica di pirateria oscura e medievale", esortando i media globali a non rimanere in silenzio.

Un netto rifiuto è giunto anche dalla Rete di Intellettuali e Artisti in Difesa dell'Umanità, che in un comunicato ha accusato l'amministrazione Trump di agire con "una logica di Stato criminale e senza scrupoli", il cui unico obiettivo è il "saccheggio del petrolio venezuelano". L'organizzazione ha avvertito che tali azioni "potrebbero provocare un conflitto bellico nella regione", con esiti nefasti e incontrollabili.

A smontare le giustificazioni di Washington contribuiscono anche dati oggettivi. Sia le Nazioni Unite che la stessa DEA (Drug Enforcement Administration) statunitense indicano che il Venezuela non è una rotta principale per il traffico di droga verso gli USA, dove oltre l'80% della cocaina transita via Pacifico. Esperti internazionali hanno inoltre definito i bombardamenti USA contro presunte navi di trafficanti nel Mar dei Caraibi come "esecuzioni sommarie" che violano il diritto internazionale.

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Mentre Caracas annuncia che denuncerà formalmente la misura all'ONU come una "grave violazione", il panorama si fa sempre più cupo. Le parole dalla Russia risuonano come un avvertimento per tutto l'emisfero: la posta in gioco non è solo il destino del Venezuela, ma la stabilità di un'intera regione, messa a rischio dalla bramosia dell'imperialismo statunitense deciso ad appropriarsi con la forza delle risorse naturali di cui il Venezuela è ricco.

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