Il vertice dei Brics di Rio de Janeiro del 6 e 7 luglio segna un momento storico: per la prima volta, il blocco si è riunito con 11 membri permanenti, rappresentando il 39% del PIL mondiale, il 36% del territorio globale e quasi metà della popolazione del pianeta. L’agenda guidata dal Brasile punta a rafforzare la cooperazione del Sud Globale, con l’ambizione di costruire una governance più inclusiva, sostenibile e multipolare.
Tra i temi chiave: giustizia fiscale, de-dollarizzazione, intelligenza artificiale, salute pubblica e riforma del Fondo Monetario Internazionale. Il presidente Lula ha rilanciato la proposta di tassare i super-ricchi a livello globale, mentre il ministro brasiliano dell’Economia, Fernando Haddad, ha ribadito che “la ri-globalizzazione deve servire l’umanità intera”.
Importanti anche le discussioni sull’uso di valute locali per sottrarsi alle sanzioni e rafforzare la sovranità economica dei Paesi membri. Nonostante le tensioni geopolitiche (assenza di Xi Jinping, presenza virtuale di Putin), il Brasile guida con equilibrio un gruppo eterogeneo che oggi comprende anche Iran, Arabia Saudita e Indonesia.
Cresce il consenso sulla creazione di un segretariato permanente che dia continuità alle decisioni politiche. Infine, per la prima volta i movimenti popolari hanno avuto voce nella plenaria: è un segnale che il Brics vuole essere anche uno spazio di resistenza culturale e costruzione dal basso di una nuova architettura globale.
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