Come l'intelligence britannica ha infiltrato l’AIEA


Un agente segreto dell’MI6, Nicholas Langman, veterano dello spionaggio britannico e artefice delle sanzioni occidentali contro Teheran, si è infiltrato nell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA). Lo rivelano documenti riservati ottenuti da The Grayzone, che gettano ombre pesanti sull’indipendenza dell’organismo Onu e confermano le accuse dell’Iran: l’agenzia avrebbe collaborato con i nemici di Teheran, fornendo intel cruciali per gli attacchi israeliani dello scorso giugno.

Secondo i file, Langman – già coinvolto in operazioni contro la proliferazione nucleare – avrebbe lavorato “attivamente” all’interno dell’AIEA, sfruttando la sua rete di contatti tra Stati Uniti, Europa e Medio Oriente. La sua biografia lo descrive come uno degli architetti “del successo diplomatico delle sanzioni e dell’accordo nucleare” contro l’Iran. Ma i documenti suggeriscono un ruolo ben più oscuro: quello di facilitatore per le operazioni militari israeliane. Langman, veterano dell’MI6, ha ammesso in documenti interni di aver orchestrato il regime di sanzioni occidentali contro l’Iran (2010-2012), sfruttando la sua influenza sull’AIEA e sull’OPAC (Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche). La sua biografia si vanta di aver costruito “relazioni strategiche” con USA, UE e Israele per “isolare diplomaticamente l’Iran”.

Pochi giorni prima del raid israeliano del giugno 2025 – che ha ucciso scienziati, militari e centinaia di civili – l’AIEA guidata da Rafael Grossi aveva pubblicato un rapporto in cui accusava l’Iran di violare il Trattato di non proliferazione. Un casus belli perfetto, secondo Teheran: “Grossi ha istigato la violenza”, ha denunciato il governo iraniano, che ha cacciato gli ispettori dell’agenzia e sospeso ogni collaborazione.

Nel corso degli anni, gli ispettori dell'AIEA hanno raccolto una grande quantità di informazioni sui siti, tra cui foto delle telecamere di sorveglianza, dati di misurazione e documenti. Da allora, il governo iraniano ha accusato l'Agenzia di aver fornito a Israele i profili top secret dei suoi scienziati nucleari. Tra questi figura il padrino del programma nucleare iraniano, Mohsen Fakrizadeh, che è stato nominato per la prima volta pubblicamente in una minacciosa presentazione PowerPoint del 2019 del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. L'anno successivo, il Mossad ha assassinato Fakrizadeh in pieno giorno con una mitragliatrice telecomandata.

Documenti interni dell'AIEA trapelati lo scorso giugno indicavano che il segretario generale dell'AIEA Rafael Grossi ha goduto di rapporti molto più stretti con i funzionari israeliani di quanto si sapesse in precedenza, e suggerivano che egli avesse sfruttato i suoi legami con Tel Aviv per assicurarsi la sua attuale posizione.

Durante un'intervista del 24 giugno con Martha MacCallum, conduttrice televisiva di Fox News nota per il suo bellicismo, Grossi non ha negato di aver fatto l'affermazione incendiaria secondo cui “900 libbre di uranio potenzialmente arricchito sono state portate in un antico sito vicino a Isfahan”. Il direttore dell'AIEA ha invece affermato: “Non abbiamo alcuna informazione sulla posizione di questo materiale”.

Ben prima che Grossi salisse ai vertici dell'AIEA con il sostegno occidentale e israeliano, l'agenzia sembra essere stata infiltrata da un agente dei servizi segreti britannici che nella sua biografia si è assunto la responsabilità di aver orchestrato l'attacco economico dell'Occidente contro l'Iran. L'AIEA non ha risposto a un'e-mail di The Grayzone che chiedeva chiarimenti sui suoi rapporti con Langman e l'MI6.

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