di Alessandro Volpi*
Stiamo correndo verso la guerra totale. Stamani ho sentito un'intervista di Pina Picerno, vice presidente del Parlamento europeo, che sosteneva la necessità di un riarmo dell'Ucraina sostanzialmente senza limiti perché solo sconfiggendo la Russia l'Europa potrebbe evitare un'invasione e difendere i suoi valori liberali e democratici. Per dirla meglio, noi italiani siamo già in guerra perché l'attacco russo all'Ucraina è solo l'inizio di una grande operazione che ha come obiettivo la sottomissione europea: è in atto una guerra militare e valoriale.
Non possono esserci dunque mediazioni con Putin ma solo la sua distruzione. Mi sembrano dichiarazioni folli e soprattutto incoerenti perché una guerra siffatta - sempre ammesso e non concesso che non diventi subito una definitiva guerra nucleare - implicherebbe davvero centinaia di migliaia di morti dal momento che gli europei, e la Nato, dovrebbero correre in Ucraina e combattere non più per procura ma in prima persona, con l'effetto di scatenare il terzo conflitto mondiale.
Nel frattempo Ursula von der Leyen dichiara apertamente la necessità di trovare quasi 200 miliardi di euro in due anni per sostenere questa guerra proponendo agli Stati europei tre strade: un forte indebitamento, magari garantito dall'adesione al Mes, l'emissione di un debito europeo comune che, inevitabilmente, strangolerebbe i debiti dei singoli paesi, o l'utilizzo dei beni russi congelati, considerati come un anticipo sulle riparazioni di guerra che la Russia dovrebbe pagare, per emettere nuovo debito per il riarmo.
E' naturale in un tale quadro che alle spese per la guerra dovranno essere subordinate le spese per la sanità, per l'istruzione, per la previdenza ogni altra spesa pubblica. Se andiamo alla terza guerra mondiale, bisogna che le popolazioni si preparino a combattere a a versare oro alla patria, secondo una logica, come hanno dimostrato le guerre del passato, per cui a pagare, a soffrire e a morire saranno solo gli appartenenti alle fasce di popolazione più povere, mentre la grande finanza approfitterà della grande speculazione generata dal conflitto, salvo poi esserne travolta. Ma sarà troppo tardi.
*Post Facebook del 19 novembre 2025
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