Cosa prevedono i nuovi accordi tra Italia e Tunisia

di Francesco Fustaneo

Nei giorni scorsi si sono svolti a Tunisi incontri congiunti tra esponenti dell’esecutivo italiano e le autorità Tunisine. Dopo i precedenti tira e molla con il governo Saied, che tutt’ora attende da Bruxelles i fondi promessi (i 900 milioni del Memorandum con l’Ue, vincolati a un accordo con il Fmi in stallo da un anno), che nelle more e’ ricorso anche a un prestito diretto della Banca centrale della Tunisia e a quelli di Arabia Saudita e Algeria, ora vedono la luce gli accordi sui finanziamenti che ammontano a circa centocinque milioni di euro per i tre "strumenti" nell'ambito di quello che viene chiamato Piano Mattei, stipulati tra il governo italiano e la Tunisia, in occasione della visita della presidente del Consiglio Giorgia Meloni a Tunisi. L’accordo sul sostegno diretto al bilancio dello Stato tunisino prevede 50 milioni di euro per il l'efficienza energetica e il settore delle energie rinnovabili.

A 55 milioni di euro ammonta invece la linea di credito a favore delle piccole e medie imprese tunisine. È stato poi siglato un Protocollo d'Intesa tra il Ministero dell'università e della ricerca italiano e l'omologo tunisino che fornirà il quadro per la cooperazione in questo ambito tra i due Paesi.

Ma andiamo per ordine: come rileva l’agenzia tunisina Tap, l'accordo siglato il 17 aprile tra Tunisia e Italia prevede la concessione di un prestito di 50 milioni di euro (circa 168 milioni di TND) al bilancio generale dello Stato per l'anno finanziario in corso. Un prestito che prevederebbe un rimborso in 40 anni a tasso di interesse annuo dello 0%. I fondi fanno parte del bilancio della cooperazione allo sviluppo per il 2021-2023 (200 milioni di euro, quasi 672,2 milioni di TND).

L'accordo è stato siglato durante la cerimonia tenutasi il 17 aprile a Tunisi, a cui hanno preso parte il presidente Kais Saied e la premier italiana Meloni.

La visita ufficiale italiana in Tunisia, oltre alla Meloni, ha visto la presenza del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, della ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini e dal viceministro degli Esteri, Edmondo Cirielli.

In relazione ai 55 milioni di euro prima citati, questi costituiscono invece la linea di credito a favore delle piccole e medie imprese tunisine aperta da Roma con Cassa Depositi e Prestiti. Come ricorda il Sole 24 Ore a questi “si aggiungono i 9 milioni stanziati a gennaio dal Viminale per il carburante delle motovedette tunisine impegnate nel contrasto alle migrazioni illegali e nell’attività di ricerca e soccorso. E i 4,8 milioni per la cessione alla Garde Nationale di sei motovedette già in uso alla Guardia di finanza”.

Il 20 aprile è stato poi il turno della missione istituzionale in Tunisia del Ministro dell'Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, che ha firmato un memorandum d'Intesa con l'omologa della Repubblica di Tunisia, Salwa Abassi, al fine rafforzare la cooperazione tra i sistemi di istruzione italiano e tunisino.

Accordo che prevede la "promozione di iniziative per migliorare la qualità dell'insegnamento della lingua italiana nel sistema scolastico tunisino e l'attuazione di un programma di interventi nel settore dell'istruzione tecnica, anche facilitando la mobilità di docenti e studenti tra i due Paesi. È prevista in particolare la realizzazione di un corso di qualificazione professionale rivolto a insegnanti tunisini di lingua italiana, perché diventino formatori a loro volta di docenti, e il rafforzamento dell'istruzione tecnica", spiega una nota lo stesso Ministero dell’Istruzione e del Merito.

In sostanza viene formalizzato l’impegno a incrementare lo studio della lingua italiana, parlata già da molti giovani nelle scuole tunisine, a consolidare le strategie per migliorare i percorsi di istruzione tecnica e per contribuire all'innovazione industriale e allo sviluppo economico, attraverso la formazione di tecnici e professionisti altamente specializzati da impiegare in loco, presso imprese tunisine o italiane, o in Italia.

Meno clamore hanno invece avuto le dichiarazioni del commissario europeo agli Affari economici e finanziari, Paolo Gentiloni che il 19 aprile aveva ribadito venerdì l'impegno dell'UE a rafforzare la cooperazione con la Tunisia in vari settori e a sostenere i suoi programmi prioritari di riforma e sviluppo.

Gentiloni è intervenuto in un incontro avuto con il ministro dell’Economia e della Pianificazione, Feriel Ouerghi, a margine degli incontri di primavera tenutisi dal 15 al 20 aprile scorso a Washington.

Durante l'incontro come riporta la Tap “sono state discusse le modalità per rafforzare il partenariato finanziario e logistico tra l'Ue e la Tunisia nel prossimo periodo alla luce degli sviluppi geopolitici e dell'impatto dei cambiamenti climatici sullo sviluppo socioeconomico.”

La ministra ha inoltre avuto un colloquio con il direttore delle Operazioni di credito ai paesi vicini dell'Ue della Banca europea per gli investimenti (BEI), Lionel Rappaille, con il quale ha esaminato i progetti finanziati dalla BEI nel prossimo periodo.

L’incontro in questione ha offerto l’opportunità di discutere del Forum tunisino per gli investimenti, che dovrebbe essere organizzato a metà giugno 2024 con il sostegno dell’Ue.

Esaurita la cronaca passiamo all’analisi politica: gli accordi siglati unitamente alle dichiarazioni rese da Gentiloni in rappresentanza della Commissione Europea, vanno in una triplice direzione .

In primo luogo l’esecutivo Meloni al di là dei comunicati ufficiali, richiede come corrispettivo allo stanziamento dei fondi, l’arresto degli sbarchi irregolari dalla Tunisia, che secondo i dati certificati dal Viminale all’inizio dello scorso anno avevano superato quelli dalla Libia, contestualmente si mira fornire una tranche iniziale di aiuti per evitare il deterioramento delle finanze pubbliche tunisine che comporterebbe a ruota la destabilizzazione del paese e un nuovo incremento delle partenze, oltre che infauste implicazioni di natura economica, per la questione energetica e per l’interrelazione commerciale: ricordiamo infatti che l'Italia dal primo semestre 2022 e’ diventato il primo partner commerciale della Tunisia, scavalcando la Francia, tradizionale partner privilegiato del Paese nordafricano fin dall'indipendenza.

Il secondo obiettivo correlato agli accordi siglati con il ministero dell’istruzione Tunisina e che sono poi coerenti con il progressivo ampliamento dei numeri del decreto flussi e di assicurarsi in chiave prospettica, lavoratori stranieri possibilmente qualificati e con un minimo di padronanza linguistica, a fronte di una richiesta crescente di forza lavoro da parte delle organizzazioni industriali , considerato anche il progressivo invecchiamento del paese che porterà inesorabilmente a un dislivello tra forza lavoro giovane a fronte di una popolazione sempre mediamente più anziana con tutte le problematiche derivanti. Ovviamente che i lavoratori stranieri non abbiano le medesime pretese immediate in tema di rivendicazioni salariali e diritti dei lavoratori autoctoni e’ un’ipotesi felicemente contemplata nell’opzione .

Infine l’obiettivo per cui l’Italia si muove insieme all’Unione Europea, è evitare che il paese legato da legami storici coloniali e post coloniali con l’Europa possa uscire dal circuito privilegiato di influenza europeo ( e dunque filo statunitense) per rivolgere lo sguardo ai Brics.

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