Cosa resta di "pace" in quel Nobel?

11 Ottobre 2021 09:00 Sara Reginella

“Il premio Nobel lo avrei dato ad Alexei Navalny”, ha dichiarato Dimitry Muratov, fondatore del quotidiano russo Novaya Gazeta, all’assegnazione del premio Nobel per la pace 2021.

A Navalny, il leader di un partito liberista filo-occidentale, l’uomo che partecipava alle cosiddette "Marce Russe" tra xenofobi e ultranazionalisti, condannato per appropriazione indebita e che, dopo un presunto avvelenamento letale, col veleno in corpo è volato in Gemania per continuare, subito dopo, ad attaccare il proprio paese.

Colpisce come in riferimento a un Nobel dato in difesa del diritto dei giornalisti di scrivere in libertà, si faccia riferimento a Navalny, ma ci si dimentichi di figure coraggiose come quella di Julian Assange che, svelando le ignominie commesse dei governi occidentali, paga tutt’ora con un’esistenza in carcere il prezzo della libertà d’informazione.

L’impressione è che troppo spesso il Nobel per la pace sia stato assegnato a chi si è schierato contro paesi economicamente e militarmente non allineati con l’Occidente.

Si pensi, ad esempio, a quando fu attribuito, in piena Guerra Fredda, a Lech Walesa, attivista dissidente all’interno dell’ex Unione Sovietica e fondatore di Solidarnosc, o a quando fu conferito, trent’anni dopo, a un guerrafondaio come il Presidente statunitense Barack Obama, sempre in prima linea nella lotta ai paesi lontani dall’orbita occidentale.

Pertanto il termine “pace”, che richiama i concetti di legame e unione, in questo contesto ha occultato, troppo spesso, l’essenza di chi, anziché schierarsi per l’armonia tra popoli e nazioni, si è schierato per la divisione tra le genti.

Siamo di fronte a un inganno in cui la realtà viene falsificata attraverso l’uso di determinate parole.

Il tentativo di modificare nelle masse la percezione del mondo attraverso questo tipo di strategia, non può essere casuale. Il fine appare quello di disinformare e oscurare il senso critico in una dimensione in cui, una lingua svuotata della propria sostanza finisce per essere funzionale alla manipolazione del pensiero.

Dunque, il Nobel è stato assegnato al leader di un giornale russo d’opposizione.

Sarebbe auspicabile che anche in Occidente vi fossero più giornali d’opposizione, non intenti a inneggiare personaggi come Navalny, ma in grado di contrastare questo tipo di narrazioni a una sola voce, che non fanno che peggiorare le dimensioni di una nuova guerra fredda di cui troppe persone, attualmente, non sono neanche consapevoli.

Le più recenti da Mondo e Psicologia

On Fire

Daniele Luttazzi - Le 7 domande che Fabio Fazio non ha rivolto a Ursula Von der Leyen

  di Daniele Luttazzi - Nonc'èdiche (Fatto Quotidiano, 14 maggio)     Durante la sua intervista a Ursula von der Leyen, Fabiofazio ha evitato alcune domande che...

Il "piano Draghi": ora sappiamo in cosa evolverà l'UE

di Giuseppe Masala per l'AntiDiplomatico Io credo che le prossime elezioni europee andrebbero inquadrate nel modo più corretto possibile. Provo a dare la mia interpretazione. 1 Si dà troppo...

Pepe Escobar - Brics, preparatevi alla notizia bomba geoeconomica del 2024

  l'AntiDiplomatico è una testata online regolarmente registrata che subisce la censura su browser e social media per l'azione di una agenzia nordamericana di nome NewsGuard. Se vuoi rimanere...

Chef Rubio con il volto tumefatto denuncia l'aggressione di sei criminali nei pressi della sua abitazione

  Gabriele Rubini, in arte Chef Rubio, ha denunciato su X la vile aggressione di sei criminali nei pressi della sua dimora nella sera di mercoledì 15 maggio. Le immagini mostrano un Chef...

Copyright L'Antiplomatico 2013 all rights reserved
L'AntiDiplomatico è una testata registrata in data 08/09/2015 presso il Tribunale civile di Roma al n° 162/2015 del registro di stampa