Il rebranding dei terroristi di Al Nusra poi diventati HTS, oggi padroni di Damasco, parte da lontano. Era il 31 maggio 2021 e il rappresentante dell'agenzia britannica MI6 Jonathan Powell suggeriva al “leader del gruppo terroristico Jabhat al-Nusra Abu Mohammad al-Julani di instaurare una stretta collaborazione con l'Occidente”. A dichiararlo una fonte diplomatica russa alla TASS.
Secondo la fonte di TASS, l'incontro si sarebbe concentrato sulla possibilità di rimuovere Hay'at Tahrir al-Sham dalla lista delle organizzazioni terroristiche. “La parte britannica ha suggerito che il gruppo Hay'at Tahrir al-Sham (fuori legge in Russia, noto anche come Jabhat al-Nusra) avrebbe dovuto annunciare piani per abbandonare le attività sovversive contro i Paesi occidentali e costruire una stretta cooperazione con essi”, aveva dichiarato alla Tass. E poi la parte più interessante: “Mohammad al-Julani ha ricevuto raccomandazioni per rilasciare un'intervista a un giornalista americano, al fine di creare un'immagine positiva per l'alleanza di cui è a capo e riabilitarla in futuro. Ci sono piani per coinvolgere alcuni degli alleati del Regno Unito, in primo luogo gli Stati Uniti, negli sforzi volti a rilanciare il gruppo al-Nusra”, ha aggiunto la fonte.
E in effetti a giugno 2021 (incredibile la coincidenza delle date) esce il documentario “Jihadist” di Martin Smith (statunitense) in cui emerge proprio il rebranding del terrorista. “Nel 2021, Jolani ha dichiarato di essere alla ricerca di un nuovo rapporto con l'Occidente. A quel punto, ha rotto con l'ISIS e Al Qaeda e ha detto che la sua lotta era contro Assad, non contro gli Stati Uniti”, scrive Patrice Teddonio pochi giorni fa ricordando l’intervista di Smith. E questa la promo ancora visibile online del documentario: “Per quasi due decenni, la vita di Abu Mohammad al-Jolani è stata una tabella di marcia della militanza islamista in Iraq e Siria. Designato dagli Stati Uniti come terrorista, il potente militante siriano che guida il gruppo Hay'at Tahrir al-Sham cerca ora un nuovo rapporto con l'Occidente. Nella sua prima intervista con un giornalista occidentale, l'ex comandante di Al Qaeda dice al corrispondente di FRONTLINE Martin Smith che la sua battaglia è con il presidente siriano Assad, non con gli Stati Uniti.”
Per chi avesse nutrito qualche dubbio che dietro l’avanzata terrorista in Siria ci fosse il macabro occidente e la sua agenda di morte senza fine.
(A.B.)
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