Daniele Luttazzi - Al Qaeda, Siria e il ruolo degli Stati Uniti



di Daniele Luttazzi - nonc'ediche

Fatto Quotidiano, 11 dicembre 2024


Mia zia ha una cuoca cinese bravissima a cucinare pugliese, crede lei. Poiché è la nipote di Qing Jiang e Mao, di politica ci capisce, e quando ho dei dubbi le chiedo lumi. Ieri, mentre stava preparando le cartellate (rose di pasta fritta, immerse nel vin cotto di fichi e decorate con codette colorate), le ho chiesto: “Yu, cos’è successo in Siria?” “È successo che un gruppo di jihadisti di stanza a Idlib, già armati e sostenuti da Washington, ha conquistato Aleppo e Damasco, facendo cadere il regime di Assad”. “Cosa c’entra Washington?” “Leggi i cablogrammi del 2012 diffusi da Wikileaks: Jake Sullivan, vicecapo dello staff di Hillary Clinton, le scrive che ‘al Qaeda è dalla nostra parte in Siria’ (t.ly/lqM1o).

Poi, con Trump presidente, gli Usa cominciano a preoccuparsi delle tonnellate di armamenti dati ai jihadisti: nel 2017 Brett McGurk, coordinatore del Consiglio di sicurezza nazionale per il Medio Oriente, definisce Idlib ‘il più grande rifugio sicuro di al Qaeda dall’11 settembre’ (t.ly/8z8fQ). Ma nel 2020, in un’udienza della Commissione Affari esteri della Camera, Dana Stroul, che diventerà vicesegretario aggiunto alla Difesa per il Medio Oriente nell’amministrazione Biden, riferisce che grazie alle sanzioni Usa l’economia siriana sta precipitando, e che Russia e Iran non hanno le risorse per stabilizzare o ricostruire la Siria. Suggerisce quindi di cogliere l’occasione e ‘sfruttare il prossimo scoppio di violenza per rinvigorire il processo politico’ (t.ly/MvrXU).

Ora: quali sono le tre priorità Usa in Medio Oriente?” “Israele, il petrolio e il terrorismo”. “Bravo. Lo spiegò bene Andrew Exum, un ex funzionario del Pentagono (t.ly/aSGW3).

E adesso guarda le coincidenze: lo scorso marzo i lobbisti Usa anti Assad incontrano funzionari di Washington per spronarli a sostenere al Qaeda in Siria (t.ly/aR7sp); i qaedisti prendono Aleppo e subito gli Usa offrono di alleggerire le sanzioni in cambio della rottura dei legami con l’Iran; dulcis in fundo, i qaedisti ringraziano Israele per aver fiaccato Hezbollah coi bombardamenti in Libano: ‘Amiamo Israele. Non siamo mai stati suoi nemici’ (t.ly/w4cji)”.

“Però su al Jolani gli Usa avevano messo una taglia da 10 milioni di dollari…” “Sì, ma da qualche anno l’Occidente sta ripulendo il brand Hts, in modo che gli aiuti internazionali agli ex terroristi, ribattezzati ribelli, non scandalizzino l’opinione pubblica. Se l’hanno fatto coi neonazisti del battaglione Azov, figuriamoci se non possono farlo con dei qaedisti. Nel 1993 The Independent intervistò Bin Laden presentandolo come un guerriero anti-sovietico che combatteva per la pace! (t.ly/BiZvk) Al Jolani nel 2021 fu intervistato dalla Pbs: in blazer blu scuro, si presentò come uno statista, rifiutò la qualifica di terrorista e mandò un messaggio rassicurante: ‘Questa regione non è una minaccia per l’Europa e per gli Stati Uniti’. Sottolineò inoltre che la Sharia islamica non è contro i cristiani e gli ebrei (t.ly/s6GXP, t.ly/QAwpP). In quell’occasione James Jeffrey, ex ambasciatore degli Stati Uniti in Turchia e in Iraq, consulente Cia e inviato speciale di Trump per la Coalizione Globale contro l’Isis, definì i qaedisti di Hts come ‘una risorsa’ per la strategia degli Stati Uniti”. “Perché allora Washington nega pubblicamente un coinvolgimento diretto nella caduta del regime di Assad?” “Perché ammettere di aver sostenuto il Fidel Castro siriano crea ancora imbarazzo. Ma adesso gli Usa stanno bombardando in Siria come se finalmente fosse scoccata l’ora X; idem Israele, che non vuol lasciare le infrastrutture militari ai nuovi eroi petalosi, e avanzerà fin dove potrà. Ovviamente i giornaloni che oggi denunciano i crimini di Assad sono gli stessi che ieri sbianchettavano quelli di Netanyahu. Tieni, assaggia queste cartellate. Come sono?”. Erano pessime, e ammetterlo mi ha creato imbarazzo.

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