Con un’operazione battezzata “Midnight Hammer”, gli Stati Uniti hanno colpito tre siti nucleari in Iran — Fordow, Natanz e Isfahan — in un attacco aereo massiccio che, secondo il Segretario alla Difesa Pete Hegseth, ha “obliterato le ambizioni nucleari” di Teheran. L’operazione, condotta con oltre 125 velivoli e sofisticate bombe GBU-57 da 13.600 kg, è stata definita un “successo incredibile” dal Pentagono.
Washington ha dichiarato di non aver preso di mira né truppe né civili iraniani, ma l’impatto geopolitico è immediato e profondo. Teheran ha reagito con fermezza, denunciando la violazione del diritto internazionale e annunciando una risposta “superiore ai calcoli della coalizione responsabile dell’attacco”. Il Corpo delle Guardie Rivoluzionarie ha promesso ritorsioni contro basi militari statunitensi nella regione, viste ora come punti deboli, e ha ribadito che il programma nucleare civile iraniano non sarà interrotto.
Il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi, parlando da Istanbul, ha accusato gli Stati Uniti di aver infranto la Carta dell’ONU e il Trattato di Non Proliferazione, sottolineando che l’Iran eserciterà il proprio diritto alla difesa in ogni forma necessaria. Solo la fine delle ostilità potrà riaprire spiragli diplomatici.
Nel frattempo, l’Iran ha intensificato gli attacchi di precisione contro infrastrutture israeliane, facendo presagire un'escalation regionale. La comunità internazionale è chiamata ora a una scelta: continuare a tacere o fermare una spirale che rischia di travolgere l'intero Medio Oriente e oltre.
Tratto dalla newsletter quotidiana de l'AntiDiplomatico dedicata ai nostri abbonati
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