Dopo il referendum torna il sereno tra Cgil Cisl Uil

di Federico Giusti

All’indomani del Referendum Cisl e sindacati di mestiere hanno firmato, al contrario di Cisl e Uil, anche il contratto nazionale della Sanità pubblica con aumenti inferiorial 6,8% con istituti contrattuali divisivi come la indennità di Pronto soccorso, le indennità infermieri e a tutela del malato che dovrebbero essere invece ad appannaggio di tutte le figure professionali e non elargite in termini corporativi se non proprio clientelari. E certe indennità dovrebbero anche pesare nel calcolo del TFR e della pensione, non cadere nel ricatto della premialità in cambio del rischio perché la carenza di personale e di sicurezza rappresenta un pericolo oggettivo per tutti. E non esiste, in sanità, alcun piano per sostituire chi usufruisce della Legge 104 o chi, per l’usura lavorativa, si trova ad operare con numerose limitazioni. E le agevolazioni fiscali sono pensate solo per “straordinari” e “prestazioni aggiuntive” di alcune figure arrivando ad ignorare sentenze della Magistratura come quelle che prevedono la erogazione delle indennità durante le ferie o sul riconoscimento del buono pasto. E se arrivato a 60 anni rinunci al notturno lo farai a tuo unico svantaggio con forti decurtazioni economiche.

Ci fermiamo qui nella disamina di un contratto nazionale che poi sintetizza la summa sindacale cara al Governo e alle centrali sindacali ormai cinghia di trasmissione del centro destra, monetizzare tutto il possibile anche a discapito di diritti acquisiti e di principi equi e basilari a solo vantaggio di logiche corporative e divisive.

Non abbiamo la verità in tasca ma siamo certi che i nuovi contratti nazionali faranno scuola, in assenza di risorse economiche scatteranno meccanismi creativi per incrementare fondi in maniera discutibile e solo per alcune figure professionali ma senza benefici certi per la totalità della forza lavoro.

Se la coperta è troppo corta ovunque la si tiri qualche parte resterà scoperta, se le risorse sono insufficienti alcuni ne trarranno benefici ed altri no ma in sostanza l’arretramento del potere di acquisto sarà generalizzato. E così operando anche i principi della solidarietà verranno meno, si fa strada una pratica contrattuale che alla fine ridurrà ai minimi termini la validità del contratto nazionale. Ma veniamo alla Cgil che per bocca del segretario Landini esulta davanti alla riapertura delle trattative sui meccanici esaltando il sistema della rappresentanza e delle relazioni sindacali al pari dei rinnovi contrattuali. E ancora una volta esce fuori l’annoso problema della rappresentanza sindacale con la Cgil che si erge a difesa di regole antidemocratiche e funzionali alla salvaguardia di un sistema che esclude a priori una rappresentanza a partire dai luoghi di lavoro, dal riconoscimento del ruolo delle Rsu che oggi invece vengono controllate dai sindacati rappresentativi specie quando al suo interno sono stati eletti delegati delle sigle di base.

Rivendicare la rappresentatività per chi firma i contratti può essere assai pericoloso, l’esperienza di Stellantis dovrebbe essere di insegnamento per una Cgil che, come il lupo, perde il pelo ma non il vizio di scindere i proclami dalla realtà quotidiana.

Se contesti il jobs act non lo fai solo per una questione di giustizia sociale ma perché conosci quanto deleterio sia stato introdurre le tutele crescenti al posto della riassunzione per licenziamento illegittimo. E altrettanta lucidità sarebbe da chiedere anche sulla rappresentanza sindacale, limitare il potere delle Rsu e favorire la centralità dei sindacati rappresentativi è l’ennesimo regalo fatto ai sindacati cinghia di trasmissione del Governo di destra con cui la Cgil divide la gestione di sanità e previdenza integrativa. Abbiamo notizia di scelte operate dalla Cgil della Funzione Pubblica in alcune aziende sanitarie nazionali e in certi Comuni nei quali tradizionalmente la presenza dei sindacati di base è forte, ebbene in queste realtà la Rsu viene prima soggetta a controllo dai sindacati firmatari di contratto e al contempo si cerca di tappare la bocca ai delegati di base facendo mancare loro il supporto della restante Rsu.

Un autentico gioco al massacro di cui il populista Landini deve rispondere pubblicamente perché, quando si trattava di accogliere il contributo dei sindacati di base nella battaglia referendaria erano aperti e dialoganti ma all’indomani della sconfitta è tornato il sereno con la Cisl pensando che la mera tutela degli accordi di settore degli ultimi anni sia un argine da difendere e non invece una sorta di cavallo di Troia all’interno dei luoghi di lavoro

In queste settimane stiamo toccando con mano una involuzione della Cgil che preferisce di fatto accordarsi con la Cisl piuttosto che prendere atto di come la deriva antidemocratica o, meglio, la spinta autoritaria, presente nel paese sia strettamente connessa con un sistema iniquo di regole che impedisce la equa rappresentanza nei luoghi di lavoro.. Non si possono tenere i piedi su due staffe o farsi garante delle libertà democratiche a giorni alterni, andare in Ungheria a fianco del gay pride ignorando la pericolosità per la pace e la nostra sicurezza derivante dalle basi militari Usa e Nato sul territorio. È in gioco molto più della nostra stessa sopravvivenza, il Giano bifronte Cgil non potrà nascondersi ancora a lungo e noi saremo ogni giorno a ricordare a lor signori che non riusciranno a tappare la bocca al sindacato di base.

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