“In pratica si risolve nel fatto di dover distruggere e ammazzare almeno la metà dei due milioni che sono presenti nella striscia di Gaza”.
“Qual è l’obiettivo finale per il quale si possa dire che la che l'operazione si è conclusa con successo? Non c'è, o almeno quello che gli israeliani attualmente considerano come un successo è di ammazzare tutti quelli di Hamas. E se per ammazzare tutti quelli di Hamas bisogna ammazzare anche tutti quelli che non c'entrano niente e che semmai lo subiscono Hamas non importa.”, prosegue.
Non è soltanto il diritto umanitario o il diritto internazionale bellico che non lo consente. È proprio anche una questione di logica militare secondo Mini. Nel ricordare un suo libro del 2017 pubblicato da il Mulino, Mini spiega molto bene come la “dottrina Dahiya” spiega quello che sta accadendo oggi a Gaza. Dahlia è il nome del quartiere sciita di Beirut che fu praticamente raso al suolo “senza nessuna discriminazione tra civili, combattenti, non combattenti da Israele”. E Dahlia è la dottrina che prevede proprio “papale papale” che un avversario di Israele non può attribuirsi nessun tipo di innocenza di nessun tipo “né di razza, né di età né di condizione sociale, niente”.
E la risposta che sia contro Hamas, Hezbollah o palestinesi, “doveva essere sproporzionata”. E qui Mini spiega un concetto che è fondamentale per comprendere lo sterminio in corso a Gaza: “Ad un attacco di qualsiasi tipo doveva seguire una reazione di assoluta sproporzione che avrebbe prima di tutto eliminato tutti quelli che erano di fronte in quel momento, ma soprattutto avrebbe dovuto fare da deterrente. Deterrenza per punizione, così come si classifica in tutti i manuali militari”. Ed è una deterrenza che gli Stati Uniti hanno applicato decine di volte – Mini ricorda diversi esempi tra Iraq e Afghanistan – e che non funziona perché purtroppo nel momento in cui si è attuata la punizione, “siamo sicuri che l'avversario rinuncia al a una contropunizione? È un circolo vizioso.”
Con la dottrina Dahlia, prosegue Mini, i morti civili non sono solo “danni collaterali”.
I danni collaterali, ricorda Mini, è un’invenzione della Nato durante la guerra in Kosovo. “E dopo con la dottrina Dahlia la ritorsione sproporzionata non è più sproporzionata ma una pianificazione. Attaccare in maniera sproporzionata senza nessuna remora perché non esistono innocenti dall'altra parte, non esistono persone perché col diritto umanitario le persone hanno dei diritti insiti nel fatto di essere persone.”
L'INTERVISTA COMPLETA AL GENERALE MINI (CON UN AGGIORNAMENTO SULLA SITUAZIONE SUL FRONTE UCRAINO) E' DISPONIBILE PER I NOSTRI ABBONATI YOUTUBE QUI
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