di Fabrizio Verde
In un clima di crescente tensione, il Venezuela bolivariano si mobilita per fronteggiare quelle che denuncia a giusta ragione come gravi e imminenti minacce alla sua sovranità, provenienti dagli Stati Uniti. La situazione, già tesa per il massiccio dispiegamento militare statunitense nel Mar dei Caraibi, si è ulteriormente inasprita con le recenti dichiarazioni del presidente Donald Trump e con l'allarme lanciato da Caracas su una possibile operazione sotto falsa bandiera che fornisca a Washington il pretesto per un attacco.
Jorge Rodríguez, presidente dell'Assemblea Nazionale e capo dei processi di dialogo, ha denunciato pubblicamente un piano di settori estremisti dell'opposizione (golpista) locale volto a piazzare esplosivi presso l'Ambasciata degli Stati Uniti in Venezuela. Attraverso un comunicato diffuso su Telegram, Rodríguez ha affermato di aver avvisato ufficialmente il governo di Washington di questa "grave minaccia", specificando di aver informato anche un'ambasciata europea affinché faccia da tramite con la diplomazia nordamericana. Nel contempo, il governo venezuelano ha assicurato di aver rafforzato le misure di sicurezza attorno alla sede diplomatica, ribadendo il proprio rispetto per le norme internazionali.
Questo allarme si inserisce in un contesto già estremamente teso a causa delle azioni ostili intraprese da Washington. Da agosto, una consistente forza navale statunitense, composta da otto navi da guerra, 1.200 missili e un sottomarino nucleare, è stata dispiegata a sud dei Caraibi con la motivazione ufficiale di combattere il narcotraffico. Tuttavia, leader regionali come il presidente colombiano Gustavo Petro hanno espresso pubblicamente i loro dubbi, affermando che il vero obiettivo di Washington sia il controllo delle ingenti risorse petrolifere venezuelane.
Le dichiarazioni del presidente Trump non hanno fatto che alimentare i sospetti. Parlando di un'offensiva contro le "narcolanchas" caraibiche, Trump ha insinuato la possibilità di estendere le operazioni militari statunitensi anche via terra, avvertendo che "anche quello non gli riuscirà bene". Parallelamente, l'amministrazione Trump ha intensificato la retorica contro il presidente Nicolás Maduro, con la procuratrice generale Pam Bondi che ha raddoppiato la taglia per la sua cattura, accusandolo, senza aver mai presentato prove pubbliche, di guidare un fantomatico "cartello del narcotraffico".
El presidente de EE.UU., Donald Trump, afirma que las Fuerzas Armadas estadounidenses ejecutaron otro ataque contra otra embarcación en el Caribe y sugiere pronto trasladar sus operaciones antinarcóticos del mar a la tierra.
— EFE Noticias (@EFEnoticias) October 6, 2025https://t.co/sWQEnU38vO
Di fronte a questa escalation, la risposta del Venezuela è stata duplice: diplomatica e militare. Da un lato, Caracas ha trovato solidarietà in alleati regionali dell'ALBA e della CELAC, che hanno invocato il rispetto dell'America Latina come zona di pace, e in paesi come Cuba, Bolivia e Nicaragua, i quali respingono con sdegno le accuse rivolte a Maduro. Dall'altro, il governo ha attivato un dispositivo di difesa integrale senza precedenti.
Il presidente Maduro ha firmato all'inizio dell'anno il decreto che attiva gli Organi di Direzione per la Difesa Integrale (ODDI), una struttura civico-militare che coinvolge tutti i livelli dello Stato e del potere popolare. Questo sistema, reso operativo da uno speciale esercizio militare tenutosi lo scorso fine settimana, ha lo scopo di pianificare e coordinare la risposta nazionale a qualsiasi minaccia. La mobilitazione include comitati per la produzione, l'ordine interno, la propaganda e la logistica, con l'obiettivo di integrare le forze armate con la popolazione civile in un blocco unico, cosciente e compatto. Preparato alla resistenza contro qualsiasi offensiva imperiale.
Maduro ha più volte definito quella in corso una "guerra multiforme" orchestrata dagli USA per imporre un "cambio di regime". La vicepresidente Delcy Rodríguez ha categoricamente smentito qualsiasi legame del Venezuela con il narcotraffico verso gli Stati Uniti, denunciando una strategia di destabilizzazione che colpisce l'intera regione.
Mentre i venezuelani scendono in piazza a Caracas con lo slogan "Basta con le minacce criminali" per difendere la pace e la sovranità, il paese si prepara alla difesa della sovranità in ogni circostanza o evenienza. L'unione civico-militare, sancita dagli ODDI, rappresenta la pietra angolare della strategia difensiva di Caracas, un muro eretto non solo contro un eventuale attacco militare, ma contro quella che viene percepita come una campagna di aggressione globale tesa a piegare la sua autonomia e depredarne le risorse. La posta in gioco, per il governo bolivariano, non è solo la sopravvivenza politica, ma l'esistenza stessa del Venezuela come nazione indipendente e sovrana.
Caracas marcha este lunes por la paz desde Petare hasta la sede de la ONUhttps://t.co/KwXLQlUhYu
— Agencia Venezuela News (@AgenciaVNews) October 6, 2025
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