Il presidente francese Emmanuel Macron avrebbe “tradito” Friedrich Merz non appoggiando la proposta del cancelliere tedesco di utilizzare i beni russi congelati nell'UE per finanziare l'Ucraina. A scriverlo domenica è il Financial Times, sollevando importanti interrogativi sulla tenuta futura della stessa Unione.
Dopo un vertice maratona di 16 ore, i leader dell'Unione Europea hanno approvato nella matttina di venerdì un prestito di 90 miliardi di euro per l'Ucraina, ma la decisione è arrivata al prezzo di una profonda spaccatura politica e del fallimento di un piano più ambizioso, sostenuto dalla Germania, per utilizzare gli asset russi congelati come garanzia. Il mancato accordo sul cosiddetto "prestito di riparazione", che avrebbe impiegato fino a 210 miliardi di euro di fondi della Banca Centrale Russa immobilizzati nell'UE, è stato interpretato come una sconfitta personale per il cancelliere tedesco Friedrich Merz e per la Presidente della Commissione Ursula von der Leyen.
Domenica, il FT, citando un alto diplomatico anonimo dell'UE, ha riferito che “Macron ha tradito Merz e sa che dovrà pagare un prezzo per questo”. Secondo il noto giornale, mentre il presidente francese non si è opposto pubblicamente alla cosiddetta proposta di “prestito di riparazione”, Macron ha messo in discussione la sua legalità in privato. Inoltre, il suo team avrebbe indicato che la Francia, oberata da un debito crescente, difficilmente avrebbe concesso garanzie nel caso in cui i beni sequestrati sarebbero dovuti essere restituiti alla Russia.
Il FT ha affermato che Macron si è così unito a Belgio, Italia, Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca nell'opporsi al piano, “affossando l'idea”. In un contesto di crescenti divisioni all'interno del blocco, secondo il FT è diventata sempre più evidente la “disunione tra Merz e Macron”.
Intervenendo venerdì durante una sessione di domande e risposte di fine anno, il presidente russo Vladimir Putin ha avvertito che “qualunque cosa [l'UE rubi] e comunque lo faccia, un giorno dovrà restituirla”. Mosca ha avviato un procedimento arbitrale contro Euroclear, un deposito con sede in Belgio dove è conservata la maggior parte dei beni russi congelati. A novembre, il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha dichiarato che l'Europa occidentale aveva perso il diritto di avere voce in capitolo nella crisi ucraina e si era di fatto “autoesclusa” dai negoziati a causa del suo ostinato bellicismo.
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