Parafrasando inversamente un celebre detto, a volte fa più rumore un albero che cresce, piuttosto che una foresta che cade. Ci stiamo abituando, infatti, alle immagini di guerra, stiamo accettando da più di un anno che bambini muoiano per mano dello stato sionista nei modi più atroci, ancora abbiamo bisogno di ribadire ogni volta che "non siamo antisemiti né filoputiniani", per non essere censurati e repressi.
Marciamo, protestiamo, facciamo eventi, pubblichiamo post, meme, articoli, "facciamo rumore", anche per non sentirci complici.
Eppure, proprio in questa fase di massima tecnolocizzazione e invasione dei social, (vetrina baumaniana delle nostre solitudini e del nostro conformismo alternativo), le iniziative che fanno davvero rumore sono quelle che il Ministero della Verità, e la corrispettiva Commissione Europea affidata ad Henna Virkkunen, non si aspetta, non ha preventivato, non riesce a controllare.
Ad esempio, diventa sempre più estesa esponenzialmente l'iniziativa di cittadini di moltissime città con cartelloni, tazebao, volantini, adesivi, con due mani unite e la scritta "La Russia non è nostra nemica", che in questi giorni ha visto coinvolte anche Genova e Bologna, iniziativa di cui abbiamo reso più volte conto.
Ma da lunedì 14 ottobre fa rumore, diventa, (come si dice in gergo social), "virale", la situazione denunciata da un apicoltore a Desio, in Lombardia, che aveva esposto nel suo banchetto di vendita del miele uno striscione in cui si chiedeva lo Stop al genocidio.
L'apicoltore è un educatore noto nel mondo ambientalista, insegna nelle scuole a conoscere, rispettare e amare la Natura. È molto vicino ai bambini che cerca di educare alla gentilezza, alla non violenza, ad un rapporto sano e solidale con l'ambiente.
Lui stesso al mercatino vende il miele dell'azienda "Api e Nanni" in un piccolo banchetto.
Ha mandato un vocale, ripreso da Radio Popolare, vocale che sta girando in moltissimi canali e chat.
Da Radio Popolare apprendiamo che si tratta di: "Marco Borella, un apicoltore che al mercato di Desio, in provincia di Monza e Brianza, (che) aveva esposto come ogni settimana sul suo banchetto del miele uno striscione con scritto sopra “stop bombing Gaza, stop genocide”. Qualcuno però lunedì mattina ha chiamato i Carabinieri che hanno intimato a Marco di togliere lo striscione, pena una multa da 430€ per “propaganda politica non autorizzata”. Lo striscione è rimasto al suo posto e Marco ha preso la multa."
L'audio del vocale di Marco è nel link (consigliamo a tutti di ascoltarlo)
https://www.radiopopolare.it/puntata/?ep=popolare-clip/clip_14_10_2024_19_09L'azienda di apicoltura "Api e Nanni", titolare del banchetto di vendita miele dove è stato multato Marco Borella, pubblica su Istagram e Facebook, un ringraziamento per gli inaspettati messaggi di solidarietà e supporto arrivati in pochissime ore da tutta Italia.
https://www.facebook.com/share/p/N2SEN6gavepinmME/"Cari amici e care amiche,
vi ringrazio per la solidarietà e la vicinanza, non pensavo che così tante persone sarebbero state così presenti a sostenermi.
Dà speranza.
Questa non è la lotta di Marco, ma è e deve essere ancora una lotta comune per tutte/i noi, condivisa e diffusa quanto più possibile. Ciò che mi è successo oggi purtroppo è indice di un clima politico pericoloso, fatto di intimidazioni e repressione del dissenso.
Il mio striscione non istiga alcun tipo di odio e non lede i diritti civili e politici di nessuno.
Era, è, la richiesta urgente, legittima e inascoltata, di porre fine a un massacro indiscriminato, un genocidio tremendo. E totalmente documentato.
Una richiesta di pace.
Oggi ho visto video di persone innocenti bruciare vive durante i bombardamenti eseguiti su Gaza, in modo deliberato (come accade quotidianamente) su strutture che accolgono civili profughi di guerra (ospedali, tendopoli, campi profughi, scuole, moschee ecc). Quanto ancora dovremo sopportare questo massacro? Quanto a lungo i governi (compreso quello italiano) continueranno nel loro silenzio ipocrita e complice davanti a questa catastrofe pianificata ed eseguita?
Sarebbe stato ingiusto e umiliante accettare di rimuovere lo striscione per il quieto vivere, per continuare ad accettare il silenzio della nostra società.
Perché il dissenso disturba, il dialogo tra le persone impaurisce, e la richiesta di giustizia viene negata.
Invito tutti e tutte a documentarsi anche con un account che ogni giorno testimonia drammaticamente, con i video postati dalle persone che vivono sotto le bombe, i crimini di guerra e contro l'umanità commessi contro la popolazione di Gaza: eye.on.palestine e temo che verrà oscurato se raggiungerà troppe persone (anche su Telegram).
https://www.instagram.com/eye.on.palestine?igsh=b2RvaTVmczF0a2E5Parlate, raccontate quanto più potete quello che sta accadendo, è la cosa più importante che possiate fare, perché la sola possibilità di sopravvivere per chi vive a Gaza è legata a doppio filo con quanto l'opinione pubblica internazionale saprà fare pressione sui governi per indurli a smettere di sostenere questa guerra e chi la sta perpetrando.
Restiamo umani."
Ma non è finita qui.
Il 15 ottobre, dopo aver appreso dalle agenzie e dai più diffusi organi di stampa, la vicenda, i senatori di Sinistra Italiana AVS Tino Magni e Giuseppe De Cristofaro hanno presentato un’interrogazione parlamentare al Ministero dell’Interno e al Ministero della Difesa, dove si chiarisce che l'oggetto della contestazione è stato trasformato in surreale violazione del codice stradale: chiarimento che aggrava, se possibile, la situazione. Anche alla Camera la Deputata del Movimento 5 Stelle Stefania Ascari ha presentato un'interrogazione.
Vi portiamo i due testi integralmente. In attesa delle risposte dei ministri competenti.
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Interrogazione scritta al Ministro dell’Interno e al Ministro della Difesa.
MAGNI, DE CRISTOFARO
"Premesso che:
da notizie di stampa si apprende che nella giornata del 14 ottobre u.s. a Desio, in Brianza, durante il mercato settimanale nell’Area Mercato Desio Sud in via Prati, Marco Borella, un apicoltore di Caslino d’Erba (CO) dell’azienda agricola “Api e Nanni”, che presenziava - munito di regolare licenza - con il suo banco al mercato, è stato multato per aver esposto uno striscione, apposto frontalmente sul banco di vendita, nel quale si leggevano le seguenti parole: “Stop bombing Gaza Stop genocide”;
la sanzione di 430 euro è stata contestata da due Carabinieri, i quali inizialmente avrebbero intimato all’apicoltore di togliere lo striscione che a loro dire avrebbe costituito propaganda politica non autorizzata, mostrando sul cellulare all’uomo il testo del comma 4 bis dell'articolo 23 del Codice della Strada e paventando il rischio di sequestro del banco e di incorrere in sanzioni penali più gravi qualora avesse rifiutato la rimozione dello striscione. In seguito al rifiuto manifestato dall’apicoltore avrebbero telefonato e fatto intervenire un terzo collega di grado superiore, in presenza del quale, e sotto sua dettatura, uno dei primi due ha compilato il verbale, nel quale non si fa più riferimento al comma 4-bis ma ai commi 1 e 11 del suddetto articolo 23 C.d.S.
in sostanza quindi nel verbale sarebbero contestate più violazioni del Codice della Strada relative all’articolo 23 C.d.S. il quale impone il divieto di collocare insegne, cartelli, manifesti, impianti di pubblicità o propaganda, segni orizzontali reclamistici, sorgenti luminose, visibili dai veicoli transitanti sulle strade, che per dimensioni, forma, colori, disegno e ubicazione possano ingenerare confusione con la segnaletica stradale, ovvero possano renderne difficile la comprensione o ridurne la visibilità o l'efficacia, ovvero arrecare disturbo visivo agli utenti della strada o distrarne l'attenzione con conseguente pericolo per la sicurezza della circolazione.
Il tutto nonostante il fatto che lo striscione fosse esposto alle spalle della strada e rivolto verso il centro del piazzale del mercato interdetto alla circolazione e che dunque in nessun modo possa aver turbato o distratto gli utenti della strada;
considerato che, se confermato, l’accaduto costituirebbe un pericoloso antecedente, rappresentando l’operato delle forze dell’ordine intervenute, un vero e proprio abuso di potere e nei confronti dell’apicolture si sarebbe verificata una pericolosa e inaccettabile limitazione al suo diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero. Evidente in tal caso la violazione degli articoli 2 e 21 della Costituzione;
considerato inoltre che, anche se l’uomo, come si apprende dai giornali, procedesse per vie legali e impugnasse vittoriosamente la sanzione comminata, difficilmente potrà tornare ad esporre lo striscione contestato liberamente e senza paura di una nuova sanzione;
a parere dell’interrogante, è opportuna una netta presa di distanza da parte delle Istituzioni competenti con riguardo a episodi, come quello accaduto a Desio, di palesi abusi di potere da parte delle forze dell’ordine in violazione ai diritti fondamentali costituzionali, come di certo è quello di manifestare liberamente il proprio pensiero politico.
Tutto ciò premesso e considerato, si chiede di sapere:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza della vicenda di cui in premessa; se non ritenga opportuno intervenire nel caso descritto per verificare la legittimità dell’operato delle forze dell’ordine intervenute e nel caso siano accertate violazioni ai propri doveri professionali e/o un uso abnorme del potere pubblico, attivarsi affinché si intervenga nei loro confronti anche a livello disciplinare; come intenda intervenire per garantire nel Paese un clima di sereno confronto democratico nel quale a ciascun cittadino sia consentito di manifestare liberamente il proprio pensiero politico."
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Interrogazione parlamentare al Ministro dell'Interno.
Per sapere - Premesso che.
Il 14 ottobre 2024, Marco Borella, proprietario di un'attività di apicoltura, è stato multato per 430 euro dai Carabinieri, per aver esposto un lenzuolo con la scritta “Stop ai bombardamenti su Gaza. Stop al genocidio” durante un mercato a Desio.
Borella ha dichiarato che il suo intento era quello di esprimere una legittima richiesta di pace e di porre attenzione su una situazione di crisi umanitaria.
La motivazione della multa è stata “propaganda politica non autorizzata”, sollevando interrogativi sulla libertà di espressione e sul diritto di manifestare opinioni in pubblico.
Questo episodio si inserisce in un contesto più ampio di repressione del dissenso in Italia, con recenti casi di intimidazioni nei confronti di individui che esprimono sostegno alla causa palestinese.
La libertà di espressione è un diritto fondamentale garantito dalla Costituzione italiana e dalle convenzioni internazionali.
Le misure di repressione contro coloro che manifestano opinioni su questioni internazionali possono avere un effetto chilling sulla società civile e sui diritti di espressione.
Si chiede di sapere quali misure il Ministro intenda adottare per garantire il rispetto della libertà di espressione e il diritto di manifestare opinioni, in particolare in relazione a tematiche sensibili come quella palestinese.
Se il Ministero intenda fornire chiarimenti sulle linee guida per le forze dell'ordine riguardo alla gestione di situazioni di dissenso pubblico.
Se siano previsti interventi formativi per le Forze dell'ordine al fine di sensibilizzarle sul rispetto dei diritti civili e delle libertà fondamentali.
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AGGIORNAMENTO
È giunta la conferma che, all'esito di alcune verifiche effettuate, si è proceduto all'annullamento della sanzione in autonomia, da parte del comando provinciale dei carabinieri di Monza.
La polemica, in seguito all'accaduto era arrivata fino a Roma, con la presentazione delle due interrogazioni parlamentari da parte della deputata del M5S Stefania Ascari e dei senatori Tino Magni e Giuseppe De Cristofaro (Alleanza Verdi Sinistra), che abbiamo riportato integralmente.
E in Brianza per la giornata di giovedì 17 ottobre erano già state organizzate alcune mobilitazioni con flash mob.
"Sono stati gli stessi carabinieri a firmare l’annullamento in autotutela della sanzione, contestata in forza di un’interpretazione errata della norma contenuta all’articolo 23 del codice della strada. Una disposizione che disciplina la «pubblicità sulle strade e sui veicoli», che si riteneva violata perché lo striscione con la scritta «Stop bombing Gaza stop genocide» avrebbe potuto distrarre gli automobilisti di passaggio.", scrive il Corriere di Monza.
La lotta paga, verrebbe da dire, soprattutto perché la vicenda costituirà, mi auguro, un precedente positivo quale deterrente alla repressione indiscriminata.
L'apicoltore Marco Borella sulla pagina facebook dell'azienda Api e Nanni ringrazia per la mobilitazione e la solidarietà con queste parole:
"Grazie per il vostro sostegno!
È stato annullato il verbale di contestazione nei miei confronti.
Portiamo avanti con determinazione il messaggio nei territori in cui viviamo.
STOP BOMBING GAZA!
STOP GENOCIDE! "