Golpe e imperialismo contro Castillo. La diaspora peruviana si mobilita a Roma



di Alberto Fazolo

Lo scontro tra Russia e NATO -che vede la sua manifestazione più concreta e cruenta in Ucraina- ha catalizzato l’attenzione dell’opinione pubblica di tutti i paesi della UE. Solo le tensioni tra Cina e USA -che si manifestano prevalentemente nell’area di Taiwan- riescono in qualche modo ad imporsi nel dibattito politico internazionale. Ma ovviamente il mondo non si è fermato, negli altri paesi guardano con apprensione a questi eventi ma continuano la propria vita e spesso i propri drammi. Il fatto che ci sia il rischio di un conflitto nucleare poi, fa inevitabilmente passare in secondo piano le altre guerre (giova giusto sottolineare che in entrambi i possibili scontri nucleari, l’elemento ricorrente sono gli USA). Noi cittadini della UE non stiamo più prestando la giusta attenzione a quanto succede negli altri paesi, sbagliando, non fosse altro perché tutti gli eventi sono tra loro correlati.

Ormai è evidente che l’imperialismo USA è arrivato al capolinea e per farlo sopravvivere l’unica prospettiva è la guerra. Non è detto però che a Washington si vogliano spingere fino ad una guerra nucleare, possono gestire la crisi con conflitti tradizionali o con forme di ingerenze. Sia come sia, quello contro cui si batte Washington è il declino del mondo unipolare a controllo USA e l’emergere di un mondo multipolare. Il mondo multipolare è quello in cui gli Stati si possono autodeterminare e aggregare in alleanze basate sulla reciproca convenienza. Questo percorso è ormai irreversibile per alcuni paesi che si sono sfilati da sotto il tallone di Washington. Altri paesi hanno solo accennato ad un possibile percorso di autodeterminazione, ma tanto basta a scatenare le rappresaglie. In particolar modo, in America Latina gli USA cercano in ogni modo di contrastare -anche in maniera preventiva- questo percorso di cambiamento. Lo fanno non tanto perché la considerano ancora il proprio “giardino di casa”, quanto perché sanno che nel nuovo mondo multipolare si ridefiniranno le aree d’influenza e loro cercano di conservare comunque qualcosa. Per farlo ricorrono ai vendipatria che fanno gli interessi di Washington e non del proprio popolo: se riescono, li piazzano al Governo dei paesi con le elezioni (di norma truccate), altrimenti ricorrono ai colpi di Stato.

Il Perù sotto la guida di Pedro Castillo aveva intrapreso un percorso di dignità e di autodeterminazione basato su un sincero coinvolgimento democratico, questo per l’imperialismo USA era inaccettabile. Per tanto è stato fatto un colpo di Stato che lo ha destituito mettendo al potere degli scagnozzi di Washington che hanno fatto un bagno di sangue: le manifestazioni di protesta sono state represse ammazzando 70 persone e ferendone 1500. Il Presidente Castillo è incarcerato insieme ad un numero imprecisato di dissidenti (giova tuttavia sottolineare che in Perù il problema dei prigionieri politici non è mai stato risolto). Si è insediato un Congresso illegittimo che ha imposto una Costituzione non riconosciuta dal popolo. Il nuovo Governo ha aperto le porte del Paese a un contingente militare USA.

Per tutti questi motivi e per rompere la coltre di silenzio che è calata sulle vicende dell’America Latina, ci sarà a Roma una grande manifestazione nazionale della diaspora peruviana. L’appuntamento è per il 25 giugno alle 13:00 a Piazza Vittorio con corteo che arriverà a San Giovanni.

I sinceri democratici, gli antimperialisti e gli antifascisti scendano in piazza al fianco del popolo del Perù per lottare per la libertà. Soprattutto perché l’Italia nella sua qualità di vassallo degli USA è indirettamente complice dei crimini che Washington compie in ogni angolo del mondo, anche se non c’è un coinvolgimento diretto del nostro Paese. Rompiamo quindi le catene che ci legano all’imperialismo USA, la nostra libertà diventerà così anche quella degli altri popoli.

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