La memoria storica è una cosa importante. È un valore. Significa tramandare. Significa far sapere a chi non c'era, quale lezione si è perso.
E significa pure far sapere a chi non c'era che, se mancasse di cogliere la lezione tramandata, si troverebbe a fare gli stessi errori e a pagare le stesse conseguenze.
La memoria storica perde però di efficacia quanto più scompaiono i testimoni diretti degli eventi, i nostri nonni insomma.
I corsi e ricorsi della Storia si producono così.
E perde ancor più di efficacia, quando a tramandare quei valori ci sono persone che ormai da quei valori traggono soltanto una cosa: la legittimazione posticcia del proprio potere.
Inutile ormai lanciare una sfida ai vari PD, AVS e sinistrati vari per "recuperare" il senso autentico del 25 aprile.
Chi lo recupera? Tu? Io? Tu c'eri il 25 aprile del 1945? Io no.
Non temo il Fascismo. Non temo la sopraffazione. Non temo la dittatura. Non temo la censura. Non temo la lotta di classe (da quella lotta ho più da guadagnarci che da perderci). Non temo la violenza. Non temo la guerra. Non temo l'ingiustizia.
Il 25 aprile si è perso, perché non è stato mai trasformato in una vera e propria liberazione.
È rimasto in sospeso, come un monito agli invasori di quel che avremmo potuto fare e ancora non abbiamo fatto.
Abbiamo urgente bisogno di un nuovo momento fondativo, che unisca i cuori nel presente e ci proietti nel futuro. E come fai?
Sandro Pertini disse un giorno: “Nella vita a volte è necessario saper lottare, non solo senza paura, ma anche senza speranza”.
Quella speranza che è scomparsa oggi, come l’aria di Piero Calamandrei, che a sua volta un giorno disse: “La libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare”.
Sono passati 80 anni, i nostri nonni sono venuti a mancare, non è restato nessuno a raccontarci dalla sua voce cosa significhi.
Siamo nella notte più buia della Repubblica.
Ma penso sarebbe più salutare se ci mettessimo con l’idea di riconsegnare questa data alla storia, a chi il 25 aprile l’ha fatto veramente, piuttosto che assistere allo scempio di cui ne faranno oggi Mattarella e compagni.
Lasciamo il 25 aprile a chi l’ha fatto e che oggi non c’è più. Noi non ne siamo più degni.
La nostra Liberazione deve ancora venire.
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