Il libro “La Fine dell’Europa” di Valery Korovin. L’opinione dell’autore sul conflitto ucraino

di Eliseo Bertolasi

Lo scorso 17 dicembre a Verona si è tenuta la presentazione del libro di Valery Korovin “La fine dell’Europa”. Korovin è un noto sociologo, politologo, autore di numerose pubblicazioni, è direttore del “Centro di analisi geopolitiche” di Mosca, e vice presidente del “Movimento Eurasiatico Internazionale”.



Nel suo libro l’autore affronta questioni di primissimo piano che gravano sul continente europeo. Il riferimento maggiore, certamente, è nei riguardi del grande flusso migratorio che negli ultimi anni sta interessando i paesi europei. In gioco è il destino della stessa Europa, quindi anche dell’Italia.

Le osservazioni e l’analisi di Korovin hanno il valore di rappresentare uno sguardo “dal di fuori”, per l’appunto dalla Russia, su questa Europa che sta cambiando con velocità esponenziale nel sua configurazione identitaria.

Il libro non tocca solo la questione migratoria ma spazia su tante altre questioni.

In relazione alla possibile integrazione nella UE di altri paesi - sappiamo ad esempio che Ucraina, Georgia e Moldavia ambiscono, almeno nei piani dei loro governi ad entrare nella UE - Korovin scrive:

“L’Unione Europea continua a ottimizzare il proprio sistema burocratico, accogliendo nelle sue fila anche quegli Stati che solo ieri facevano parte del blocco ideologico opposto al progetto occidentale. Ma quali sono le motivazioni dei nuovi candidati-membri dell’UE:

- il desiderio di unirsi alla comune cultura europea, alla comprensione europea dello stato di diritto, al trionfo del diritto, all’incrollabilità degli ideali democratici e all’attrattiva delle libertà europee?

- Oppure sono guidati da una congiuntura momentanea, dalla brama di “beni” europei, dal desiderio di ricevere sussidi e agevolazioni finanziarie?

- Il loro impulso a entrare a far parte della civiltà europea è davvero così sincero? o il loro euro-entusiasmo scomparirà non appena il volume delle iniezioni finanziarie nella loro economia diminuirà?..

E come non ignorare il ruolo degli Stati Uniti nel destino dell’Europa - si chiede Korovin:

- Che cos’è l’America per l’Europa: un rampollo grato per i valori europei, in un certo momento messo al mondo dalla civiltà europea?

- un fedele alleato sempre pronto a proteggere chi lo ha generato col proprio potere militare e diplomatico?

- Oppure è il nuovo padrone che regna incontrastato sul continente europeo e talvolta percepisce la vecchia Europa come la sua nuova colonia, come oggetto di sfruttamento e mercato di merci americane?

Le domande sono davvero tante e ogni volta che le poniamo è sempre più difficile trovare una risposta chiara e precisa, come pure è sempre più complicato affermare con certezza che l’Europa è ancora forte e attraente e che, con certezza e facilità, potrà superare tutte le prove che oggi gravano sulla sua sorte.

Karovin riassume nei seguenti punti le sfide più urgenti che l’Europa dovrà affrontare:

- L’uscita della Gran Bretagna dall’UE, ad esempio, non significa forse l’inizio della disgregazione di questa costruzione politica?

- L’Europa sarà in grado di far fronte alla crisi migratoria, che ha fatto traboccare il bicchiere della pazienza europea?

- La civiltà europea assimila i nuovi arrivati, o diventerà essa stessa oggetto di assimilazione?

- L’Europa reggerà alla pressione di altri successivi virus che gli ideologi globalisti stanno già minacciando, riuscirà a far fronte alle loro conseguenze e ai cambiamenti già avvenuti?

- L’Europa reggerà alla particolare situazione geopolitica dovuta alla crisi ucraina. Cosa rimarrà dell’Europa alla fine dell’Operazione Speciale Militare russa in Ucraina?

- In sostanza l’Europa starà in piedi o crollerà?

Nel dibattito seguente alla presentazione del libro era inevitabile un particolare interesse, da parte dei presenti, nei confronti del conflitto ucraino e di quanto le sue sorti incideranno sul destino del continente europeo.

Alcune domande, molto specifiche, tra le numerose emerse, le ho indirizzate direttamente al dottor Korovin:

- Dottor Korovin, la Russia poteva evitare questo conflitto?

- Questo conflitto avrebbe potuto essere evitato solo non creando l’Ucraina o eliminandola come fenomeno politico separato. Tutto il resto ha inevitabilmente portato al conflitto, perché il progetto Ucraina è stato inizialmente concepito dall’Occidente come uno strumento per contenere la Russia (come minimo), o come un’arma per la guerra contro la Russia (al massimo). Sono cent’anni che l’Occidente si muove costantemente verso l’attuazione dello scenario attuale: dall’idea di “ucrainismo” e “ucraini” - come una sorta di popolo speciale, separato dai russi - al Maidan del 2014, fino al potenziamento del progetto “Ucraina” con armi per la guerra contro la Russia. In altre parole, l’attuale conflitto era in preparazione da più di un secolo, il che significa che il problema creato dall’Occidente nei confronti della Russia non può essere risolto casualmente, con l’aiuto di tecnologie politiche o accordi situazionali. Questo problema è sistemico e di lungo termine, quindi deve essere risolto in maniera sistematica attraverso la liquidazione del progetto “Ucraina” e la de-ucrainizzazione dei territori liberati dalla presenza di strateghi occidentali. Proprio come dopo il 1945 venne effettuata la denazificazione dell’Europa.

- Ha fatto bene a intervenire? Ma soprattutto, secondo Lei, la Russia doveva intervenire subito già nel 2014, dopo il massacro di Odessa, o ai primi attacchi delle Forze Armate Ucraine contro le città dal Donbass, oppure ha fatto bene ad aspettare fino al febbraio 2022?

- La Russia non ha potuto evitare il conflitto in Ucraina. Avrebbe potuto minimizzare le perdite solo se avesse avviato prima il processo di de-ucrainizzazione.

Nel 1991 sarebbe stato possibile liquidare il progetto “Ucraina” senza sparare un solo colpo; nel 2014, dopo il Maidan organizzato dall’Occidente - se parliamo del sud-est dell’ex-Ucraina - sarebbe stato possibile tramite un’Operazione Militare Speciale similmente a quella avvenuta in Crimea; - se parliamo di Kiev e dei territori occidentali - allora similmente a quella prevista nel febbraio 2022.

In realtà, lo scenario dell’Operazione Militare Speciale, iniziata nel 2022, pare scritto proprio per il 2014, periodo in cui l’Ucraina, di fatto, non aveva un esercito: la Russia entra, le élite politiche regionali passano dalla sua parte, chi dopo il blocco di Kiev non vi passa viene fermato, la rimanenza dei resistenti nell’Ucraina occidentale e nelle retrovie delle truppe russe viene liquidata dalle forze di polizia, nuove elezioni vengono indette, a seguito delle quali viene eletto un nuovo governo più filo-russo. Tuttavia il punto debole di questo scenario è il mantenimento dell’Ucraina come Stato, il che significherebbe solo un ulteriore rinvio di un grave conflitto.

- Ad indicare che le istanze nazionaliste e antirusse erano assolutamente estranee alla popolazione ucraina delle regioni sud-occidentale del paese, ci sono prove, anche fotografiche, di un vasto movimento popolare a favore della Russia non solo a Lugansk e a Donetsk, ma anche, ad esempio nella città di Kharkov. Che fine ha fatto quel movimento? Dove sono finiti quegli attivisti che nell’aprile del 2014 si radunavano a migliaia nell’enorme piazza di Kharkov per manifestare il loro dissenso contro la deriva russofoba del nuovo governo filo-occidentale di Kiev e dei nazionalisti radicali ucraini? Tra le loro mani si vedeva già la bandiera della Repubblica Popolare di Kharkov in sintonia con la nascita della DNR (Repubblica Popolare di Donetsk) e della LNR (Repubblica Popolare di Lugansk). Perché la Russia non ha beneficiato di quel vasto consenso?

- La Russia, con mio profondo rammarico, non ha collaborato seriamente con le forze filo-russe in Ucraina fin dal momento della sua secessione dall’URSS. All’inizio, perché le stesse élite liberali di Eltsin si spostarono in Occidente, in seguito perché il punto di vista dominante era che qualsiasi problema potesse essere negoziato con l’Occidente, e che le élite ucraine potevano semplicemente essere comprate.

Ora il presidente Putin ha ammesso di essere stato troppo ingenuo nel fidarsi dell’Occidente, allora la scommessa principale era posta su tali accordi. In effetti, le reti filo-russe in Ucraina sono state semplicemente consegnate, prima al regime di Kuchma, poi a Yuschenko, poi a Yanukovich, che costantemente, uno dopo l’altro, le hanno liquidate. Ma anche dopo aver ripulito il sistema politico ucraino dalle forze filo-russe, con il tacito consenso delle autorità russe, i russi in Ucraina costituivano comunque la maggioranza. In particolare sono stati loro a scendere nelle strade di tutte le principali città contro le autorità del Maidan nella primavera del 2014. I russi costituiscono ancora la maggioranza in Ucraina, ma ora sono intimiditi e schiacciati da repressioni assolutamente disumane. In effetti, l’attuale regime ucraino ha commesso ogni possibile crimine contro l’umanità. L’Occidente non sembra notarli. Tanto peggio per l’Occidente che ora ha perso completamente il diritto morale d’indicare qualcosa a qualcuno. Sono ipocriti bugiardi che non potranno ripulirsi dai crimini dei nazisti ucraini.

- Secondo Lei, Kharkov è definitivamente persa?

- Kharkov sarà liberata dall’esercito russo nel prossimo futuro. Questa città russa sarà libera dalle forze punitive ucraine e i suoi residenti potranno di nuovo respirare tranquilli.

Pubblichiamo su gentile concessione dell'Autore, Eliseo Bertolasi, 3 foto inedite che sono un documento esclusivo, che testimoniano la situazione a Kharkov nella primavera 2014



Manifestazione pro-Russia a Kharkov, Piazza Libertà, © Eliseo Bertolasi.JPG



Manifestazione pro-Russia a Kharkov, Piazza Libertà, © Eliseo Bertolasi.JPG


Bandiera della Repubblica Popolare di Kharkov © Eliseo Bertolasi.JPG

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