Il ritorno della guerra civile: a proposito di Kirk


di Vincenzo Costa*

Bisognerebbe evitare di affrontare le cose che accadono in termini moralistici, di bene e di male, di progresso e reazione. La prima mossa dovrebbe essere comprenderli nella loro struttura sistemica e nella loro derivazione storica.

Sono sintomi, e non bisogna fermarsi al sintomo: va compreso di che cosa sono sintomo, qual è il disturbo generatore.

La democrazia aveva una funzione sistemica: creare un modo per evitare la guerra civile. Poi la abbiamo ricoperta di moralismi, di attese messianiche, di emancipazione e bla bla. Ma la sua funzione era quella di evitare la guerra civile, incanalando i dissensi e i conflitti che spontaneamente le società moderne generano entro un canale protetto.

La democrazia emerge come necessità quando non vi sono più collanti comunitari, non vi è più un ethos condiviso, un mito unificante, un’identità culturale condivisa. Quando svaniscono queste cose emergono conflitti non più mediabili.

Per questo, altre società non è che siano inferiori o non democratiche: semplicemente non hanno bisogno della democrazia come la pratichiamo noi

Non ne sentono la necessità perché i loro modi di elaborare i conflitti e di creare vincoli di base è differente. In certe società, voler introdurre la democrazia elettorale, il principio “una testa un voto” genera la guerra civile, e lo si è visto in certe realtà africane. Solo qualche giurista idiota può ancora proporre come principio universale “l’individuo”: questo è una creazione recente, implica la città, processi di soggettivazione particolari, la disgregazione di altri orizzonti.
In ogni caso, la democrazia aveva, nelle nostre società, una funzione sistemica.

Ma ciò che sta avvenendo oggi – con un movimento destinato a crescere e ad allargarsi – è che essa non riesce più a svolgere la propria funzione sistemica: i conflitti stanno di nuovo diventando non mediabili.

Le spaccature sono presenti in tutte le società Occidentali, ma il luogo in cui l’esplosione è più probabile che accada sono gli Stati Uniti, per varie ragioni.
Maggiore è lì la spaccatura tra città e campagna, tra élites e ceti popolari, esasperato è il muro ideologico. Non ultimo la disponibilità di armi. È probabile che gli Stati Uniti saranno il luogo in cui le fibrillazioni saranno più forti, anche man a mano che la situazione economica peggiorerà. Ma sarebbe sbagliato, tipica di un marxismo attardato e volgare, pensare che tutto dipenda dall’economia: l’economia diventa esplosiva solo perché è il tessuto culturale che sta franando, perché stanno emergendo problemi di identità non più mediabili.

Se però gli USA sono la punta avanzata di questo processo di decomposizione e dove il rischio del ritorno della guerra civile è più acuto, tutto l’Occidente sarà sempre più percorso da scosse, non di assestamento.

Bisognerebbe capire la loro origine, la loro necessità, perché mostrarsi sdegnosi e pensare di venirne fuori con qualche frase retorica è da vecchi cretini. Ma questo è un post, non un articolo o un libro, e quindi ci fermiamo qui.

*Post Facebook del 15 settembre 2025

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