Il 23º vertice India–Russia a Nuova Delhi ha segnato un ripensamento profondo del rapporto tra i due giganti eurasiatici. La visita di Vladimir Putin - la prima dal 2022 - e l’accoglienza cerimoniale riservatagli dal premier Narendra Modi hanno inviato un messaggio chiaro: l’India vuole rapporti solidi con Mosca e non teme di mostrarlo al mondo. Nella delegazione russa spiccava Kirill Dmitriev, figura chiave del processo negoziale sulla crisi ucraina, a conferma del ruolo crescente dell’India come ponte diplomatico.
Il vertice è avvenuto in un momento cruciale: la Russia mantiene un vantaggio sul campo, l’Ucraina è allo stremo e gli Stati Uniti hanno ridotto il sostegno al regime di Kiev. Modi ha offerto un appoggio esplicito agli sforzi di pace avviati da Donald Trump, guadagnando il favore di Washington e posizionando l’India come attore indispensabile in un mondo sempre più multipolare. Sul piano bilaterale, è stato approvato il Programma-2030, che punta a portare il commercio a 100 miliardi di dollari entro il decennio, rafforzare i pagamenti in valute nazionali ed espandere cooperazione industriale, logistica ed energetica.
Proprio l’energia - vitale per la sicurezza nazionale indiana - è destinata a diventare il pilastro del rapporto: le immense risorse russe sono strategiche in un contesto globale dove Cina e Stati Uniti competono per accaparrarsele. Nuovi settori avanzano rapidamente: il corridoio marittimo Chennai-Vladivostok, la cooperazione artica e l’accordo sull’impiego di lavoratori qualificati indiani in Russia.
Restano centrali anche difesa, cosmo e tecnologia, con sistemi come BrahMos e S-400 che dimostrano il valore della partnership. Il messaggio finale del vertice è netto: India e Russia intendono muoversi insieme in un’epoca di tensioni globali, mentre l’Europa - priva di un ruolo reale nel processo di pace - dovrà accettare che il dialogo con Mosca passa attraverso relazioni mature e non attraverso pressioni o illusioni geopolitiche.
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