Iran: nessun colloquio diretto con gli USA sotto la massima pressione

Il ministro degli Esteri iraniano Seyed Abbas Araqchi ha nuovamente respinto qualsiasi dialogo diretto con gli Stati Uniti, ribadendo che la cosiddetta "campagna di massima pressione" e le ripetute minacce contro l'Iran rendono impossibili i negoziati con Washington.

Araqchi, durante una conferenza stampa, ha ricordato che "questa è la nostra politica chiara e definitiva e finché non ci sarà un cambiamento fondamentale nell'atteggiamento degli Stati Uniti nei confronti della Repubblica islamica e del popolo iraniano, non ci saranno colloqui diretti".

Ha assicurato che la strada per i canali indiretti è aperta. "Il nostro obiettivo e la nostra missione sono garantire gli interessi e la sicurezza nazionale, qualcosa su cui non scenderemo mai a compromessi", ha sottolineato l'alto diplomatico.

In diverse occasioni i rappresentanti dell’Iran hanno ripetutamente affermato che Teheran non riprenderà i colloqui con Washington sul suo programma nucleare finché il governo degli Stati Uniti manterrà la sua politica di "massima pressione" nei confronti dell'Iran.

A tal proposito, in risposta all'annuncio della lettera da parte di Trump, l'ayatollah Khamenei aveva che l'offerta di negoziati è un tentativo di "ingannare l'opinione pubblica”.

"Quando il presidente degli Stati Uniti dice di essere disposto a negoziare, è un inganno per l'opinione pubblica. Perché l'Iran non è disposto a negoziare con gli Stati Uniti? Quello stesso presidente degli Stati Uniti ha infranto gli accordi negoziati e firmati nel JCPOA (l'accordo nucleare firmato nel 2015 con l'Iran). Quando sappiamo che non stanno rispettando i loro impegni, come possiamo negoziare?" ha sottolineato.

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