Ispettori a scuola e polizia a casa?

di Federico Giusti

Il fatto: a seguito di alcuni post sui social e sui giornali di esponenti locali della destra è partita una interpellanza parlamentare e una rapidissima ispezione del Ministero della Pubblica Istruzione atta ad accertare gli avvenimenti. Sul banco degli "imputati" Francesca Albanese invitata on line da alcuni istituti comprensivi a parlare di Palestina e soprattutto alcuni insegnanti promotori della iniziativa (su richiesta di studenti e studentesse), I fatti riguardano scuole toscane e dell'Emilia Romagna, in alcuni casi gli ispettori non sono arrivati, a giudicare l'operato di docenti e presidi, perchè la presenza dell'Albanese era legata a una richiesta degli studenti dentro una assemblea regolarmente convocata

Francesca Albanese nelle scuole secondarie? Oggi a lei il diniego domani a noi tutti

L'invito ad Albanese era legato al suo ruolo di commissario Onu per i territori occupati, per presentare il suo ultimo libro: "Quando il mondo dorme. Storie, parole e ferite della Palestina”

Un percorso didattico, pur legato alla vituperata attualità, che tuttavia ha provocato una vera e propria iniziativa politica di esponenti della destra (articoli sulla stampa locale e gli immancabili post sui social) a cui è seguita l'iniziativa di Valditara con l'invio di ispettori che, a distanza di pochissimi giorni, sono già entrati nelle scuole "incriminate" per valutare l'operato dei docenti, gli eventuali estremi di reato verificando se sia stato garantito quel contraddittorio” funzionale a scongiurare il rischio di “indottrinamento ideologico “.

E proprio in nome del contraddittorio in queste ultime ore è stato annullato l’incontro, organizzato da Assopace Palestina, in programma in un istituto superiore dell'Emilia Romagna, con tanto di circolare della Presidenza. Una iniziativa di censura o come l'ha definita invece il Preside di prudenza dopo le ultime note ministeriali che invocano sempre il pluralismo e il contraddittorio. Ma solo per la presenza di refusenik, ossia, obiettori di coscienza israeliani si invocano pluralismo e contraddittorio o per impedire la presenza di voci scomode e non allineate con i desiderata governativi?

Detto in altri termini, ogni qual volta parliamo di Palestina , di colonialismo da insediamento e dei (70?) mila civili palestinesi vittime dei bombardamenti Israeliani dovremmo chiamare un rappresentante della ambasciata di Israele? E qualora dovessimo tenere una lezione contro il terrorismo per sostenere il contraddittorio chi dovremmo chiamare come relatore? E ogni qual volta si registrano presenze di militari nelle scuole (sono centinaia le segnalazioni dell'Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e dell'Università pubblicate sul loro sito), perchè il Ministro Valditara dimentica il contraddittorio?

Non si parli di attualità

Forse a non essere gradita nel Ministero è proprio l'attualità, eppure da quando esistono le assemblee studentesche sono gli argomenti vissuti a provocare indignazione e il bisogno di approfondimenti.

Gli ispettori non sono mai stati inviati davanti alle proteste di genitori e insegnanti sulla presenza di militari nelle scuole a trattare innumerevoli argomenti tra i quali la storia novecentesca. E attenzione che parlare dell'eroismo dei militari nella seconda guerra mondiale, magari quando combattevano a fianco dei nazisti, potrebbe essere un argomento assai scivoloso sul quale innestare campagne e accuse di revisionismo storico.

Si è parlato anche di estremi di reato perchè la relatrice Albanese avrebbe “accusato l’attuale governo di essere fascista e complice di un genocidio".
Noi non eravamo presenti alla assemblea, abbiamo sentito qualche ministro tuonare contro chiunque voglia accostare il Governo al genocidio promettendo azioni giudiziarie per tutelare il buon nome della Maggioranza.
Tuttavia ci chiediamo chi abbia letto, tra gli accusatori, i testi dell'Albanese e le relazioni presentate all'Onu, forse sono proprio le argomentazioni utilizzate ad essere sul banco degli imputati? Chiedere la fine di rapporti commerciali con Israele è una richiesta inammissibile? O deve essere bandita ogni domanda relativa alle complicità politiche, finanziarie e industriali con l'operato di uno Stato? O, per chiudere, è proprio l'accusa di Genocidio che si vuol bandire dalle scuole? Queste nostre domande sono per altro le stesse che si pongono tanti docenti e genitori che temono, a ragione, la instaurazione di un clima autoritario nelle scuole dove sarebbe impedita l'autonomia e la libertà dell'insegnamento
Il Ministro si avvale intanto della circolare inviata lo scorso 7 novembre, la circolare con cui chiedeva di garantire il confronto tra posizioni diverse e pluraliste. A giudizio di chi scrive questa circolare è fortemente influenzata dalle modalità in uso nel giornalismo italiano, i contraddittori in tv tra due posizioni apparentemente contrapposte con un moderatore ben schierato che inoltra domande spesso generiche e capziose. Un confronto surreale nel quale non emergono quasi mai le posizioni in campo ma prevale invece la mediazione e il punto di vista del conduttore allineato con i gruppi editoriali, con le posizioni del Governo. Potrebbe anche essere diversa la posizione del moderatore ma questo contraddittorio produce la solita televisione urlata dove le voci si contrappongono senza mai portare elementi utili alla discussione. Se questo è il giornalismo odierno, la didattica potrebbe prenderlo a modello?
Se oggi dovessimo invitare in una scuola lo storico ebreo ma antisionista Pappe dovremmo forse convocare l'ambasciatore di Israele o uno dei ministri che rivolgendosi agli arabi e ai palestinesi utilizza termini razzisti? O un ufficiale dell'esercito contro cui esistono prove dirette per l'omicidio di civili?
Queste ispezioni assumono allora una valenza politica perchè vengono vissuti negli istituti come un atto intimidatorio contro docenti e studenti, non sono le sanzioni o i richiami a preoccupare ma la continua intromissione del Ministero nella vita scolastica e l'utilizzo dei controlli e dei provvedimenti disciplinari per seminare paura e rassegnazione. Se l'operato di un lavoratore venisse ogni giorno messo in discussione, cosa resterebbe dalla serenità che dovrebbe accompagnare il suo operato? Siamo preoccupati dal venir meno di quel rapporto di fiducia e di collaborazione caratterizzante le comunità educanti.
Ci siamo posti in questi giorni una domanda semplice: le scuole italiane sono divenute un covo di settari ed estremisti da scambiare l'attività educativa con la propaganda politica? E ogni azione della docenza necessita di un controllo preventivo da parte del Ministero come si faceva con la posta in epoca autoritaria?
E un domani, davanti alla minaccia di ispezioni, chi deciderà di accogliere richieste studentesche per relatori scomodi sapendo le possibili conseguenze? Chi accompagnerà gli alunni in visita a un museo se qualsivoglia accadimento dovesse costituire motivo di un atto ispettivo?
La domanda posta da numerosi docenti in queste ore è sempre la stessa: stanno mettendo in discussione la libertà di insegnamento per ingabbiare al contempo il confronto democratico negli istituti superiori?
Nei decenni di governo democristiano con ministri della pubblica istruzione espressione di quel partito, sono rari gli atti ispettivi, eppure di motivi, gli allora governanti, ne avrebbero avuti, basterebbe ricordare le scritte sui muri delle scuole in cui si dava del mafioso a qualche Presidente del Consiglio o ministro DC. Nonostante il clima surriscaldato di quel periodo storico l'autonomia della scuola restava un valore aggiunto per maggioranza e minoranza.
In discussione, e a nostro avviso in serio pericolo, sono la libertà didattica e la stessa autonomia della scuola, si alimenta il sospetto sui docenti, sulla loro professionalità stessa, si punta direttamente a condizionare le decisioni degli organi collegiali e a nostro modesto avviso è anche l'inizio di una campagna anti sindacale. I prossimi mesi diranno se i nostri sospetti siano fondati o frutto di abbagli ideologici, tuttavia il timore che si voglia condizionare la scelta degli argomenti propri della didattica e anche la modalità di svolgimento degli approfondimenti è tutt'altro che campata in aria.
Le ispezioni riguardano scuole di due regioni, la Toscana e l'Emilia Romagna (pura casualità che siano governate dal centro sinistra?)
“Il ministro non si lascia intimidire da nessuno, ha il dovere di far sì che la legge venga rispettata, la Costituzione venga rispettata, il pluralismo venga rispettato e che nelle scuole non si faccia né propaganda né indottrinamento”, lo leggiamo in un articolo pubblicato su Tecnica della scuola (Francesca Albanese, già da oggi verifiche e poi ispezioni nelle scuole in cui ha parlato. Un dirigente scolastico non ne sapeva nulla - Notizie Scuola)
Quello che Valditara non spiega è il confine tra propaganda politica e didattica, prendiamo ad esempio il tema del colonialismo, i testi di Del Boca sono oggi introvabili nonostante sia accreditato come una delle più autorevoli e documentate voci sull'argomento. Se vogliamo la crescita della pluralità qualcuno venga a spiegarci perchè alcuni autori e testi siano oggi banditi, se sono nostre allucinazioni o invece il frutto di un revisionismo politico accompagnato da logiche securitarie
E quando si parla di totalitarismo da bandire nelle scuole ricordiamo che per decenni la presenza in Africa dell'Italia monarchica e fascista era stata ridotta ad una barzelletta, a luoghi comuni sulla opera civilizzatrice di terre barbare e selvagge, abbiamo impiegato decenni prima di conoscere l'uso dei gas contro la inerme popolazione civile. O forse anche la storia è diventata parziale e motivo di divisione specie se si avvale di tutte le fonti e non solo di quelle occidentali?

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