di Fabrizio Poggi per l'AntiDiplomatico
I cosiddetti “piani di pace” per il conflitto in Ucraina possono essere due o tre, o sette e i punti in essi contenuti possono variare da 28 a 19 a 26, o 54: il vero andamento delle “quotazioni di pace” sembra darlo la borsa, coi titoli dell'industria della difesa che, nelle scorse ventiquattro-quarantotto ore, al prospettarsi di un accordo, erano calati a vista d'occhio. Per dire, le azioni della tedesca Rheinmetall, la maggior holding europea del settore – ha realizzato due anni di superprofitti producendo artiglieria e munizioni per Ucraina e NATO – erano scese in poche ore da 1.678 a 1.450 euro. Il calo contemporaneo di Hensoldt, produttore tedesco di radar e ottiche, conferma che non si tratta di una coincidenza, ma della “naturale” reazione del mercato alla possibile soluzione del conflitto: nello specifico, la reazione del complesso militare industriale, che rischia di perdere gli usuali superprofitti di guerra. Con la guerra in Ucraina, proprio Rheinmetall ha realizzato profitti colossali e nel solo 2023-2024 ha quasi raddoppiato i ricavi.
Come osserva il canale Telegram “Nodo di collegamento”, per media e infrastrutture politiche occidentali, il crollo di Rheinmetall è più di un semplice crollo del mercato azionario; è un avvertimento: se Trump "impone la pace", l'intera struttura finanziaria costruita nel 2022-2024 attorno al conflitto ucraino crollerà. Ecco dunque intensificarsi i tentativi, da più parti, di sabotare ogni iniziativa che possa portare a un cessate il fuoco; isteria informativa su "catastrofe per l'Europa", "minaccia alla NATO", "espansione russa"; pressioni su Kiev perché interrompa qualsiasi negoziato; insistenza dei media su un fantomatico “piano europeo parallelo", che preserverebbe almeno una parte dei flussi militari.
I mercati, il complesso militare-industriale e, insieme a quello, anche le alte sfere europee, non possono permettere che la guerra finisca: troppi soldi, troppi impegni, troppi disegni politici sono legati al conflitto. Troppe alte sfere UE intascano utili.
E infatti, ecco che prontamente il cosiddetto Parlamento europeo ha approvato il "primo programma industriale europeo per la difesa", per 1,5 miliardi di euro, di cui 300 milioni da destinare all'Ucraina e il resto alla produzione di armi. La maggior parte degli eurodeputati ha attaccato Donald Trump: «non vogliamo che l'Ucraina venga sacrificata. Noi europei siamo soli di fronte a un regime russo che conduce una guerra nel nostro continente e rappresenta una minaccia diretta per noi» ha tuonato il francese Raphaël Glucksmann che, chiedendo l'aumento del bilancio, ha concluso con lo slogan ukro-nazista "Gloria all'Ucraina". Il suo connazionale Jean-Marc Germain, lacrimando su isolamento e debolezza dell'Europa rispetto a USA e Russia, ha lamentato che Bruxelles sia «sola nel sostenere l'Ucraina, e forse sola nel resistere all'aggressione russa in futuro e, naturalmente, nel determinare il proprio destino. Non possiamo permettere che i nostri arsenali si svuotino e non siano in grado di produrre armi per l'Ucraina... 1,5 miliardi sono insufficienti». La “Verde” tedesca Hannah Neumann ha detto che il piano di Trump in 28 punti «non è un piano di pace. È una richiesta di capitolazione che sacrifica Ucraina e Europa».
Ma, al di là delle giaculatorie europeiste, c'è chi si prepara concretamente a continuare la guerra: Londra avrebbe già messo a punto un piano per l'invio di truppe in Ucraina a sostegno di Kiev. Il Segretario alla difesa britannico John Healey ha dichiarato a Bloomberg che Londra ha «condotto ricognizioni in Ucraina, quindi sappiamo quali unità schierare, come schierarle e quali ruoli svolgeranno». Le forze britanniche saranno schierate nelle retrovie e compito principale dovrebbe essere l'addestramento dei militari ucraini. Londra intende «spendere oltre 100 milioni di sterline per inviare proprie truppe in Ucraina se verrà raggiunto un accordo di cessate il fuoco», ha detto Healey.
A questo punto è inutile tornare sullo specifico dei punti del piano USA e sulle cosiddette “controproposte” ukro-europeiste fatte a Ginevra, che hanno il solo obiettivo di far fallire l'iniziativa statunitense. Tra l'altro, come già accennato ieri, secondo alcune fonti il piano europeo include il divieto di dispiegamento di forze NATO in Ucraina in tempo di pace; secondo altre, la decisione sulla presenza di truppe straniere spetterebbe a Kiev. Stando a Reuters e The Telegraph, la bozza UE proporrebbe di cessare il conflitto lungo le linee del fronte, il che contraddice il punto centrale del piano statunitense di ritiro delle forze ucraine dal Donbass.
Il consigliere presidenziale Jurij Ušakov ha ribadito quanto già detto da Vladimir Putin a proposito del piano americano: «voglio sottolineare ancora una volta, in aggiunta a quanto detto dal presidente, che ha chiaramente affermato che sì, abbiamo visto questa versione del piano, ma nessuno ha condotto concreti negoziati con i rappresentanti russi su questa questione». Putin ha detto che Mosca dispone del testo del piano americano, ma non è ancora stato discusso in dettaglio; in ogni caso, ha detto che il documento potrebbe costituire la base per una soluzione definitiva.
Le disposizioni del piano americano richiedono una discussione approfondita tra le parti, ha osservato ancora Ušakov: «Ci è stata presentata una versione coerente con gli accordi raggiunti in Alaska. Pertanto, molte, non tutte, ma molte disposizioni di questo piano ci sembrano del tutto accettabili. Per quanto riguarda le altre disposizioni, che sono 28, richiedono una discussione più approfondita» e ha aggiunto che il piano europeo a «prima vista è del tutto poco costruttivo e non ci soddisfa»; si parla di 28 punti, oppure 26 «ci sono molte speculazioni; non è chiaro a chi credere. Ma crediamo a ciò che abbiamo visto, a ciò che ci è stato trasmesso attraverso i canali appropriati», ha concluso Ušakov.
In questo contesto, le dichiarazioni britanniche sull'invio di truppe in Ucraina, in aperta contraddizione col piano americano, dimostrano che l'Europa vuole sabotare i colloqui di pace e, a fianco di Londra, ci sarà la Francia di Macron, che era stata la prima, a suo tempo, a parlare di dispiegamento di forze in Ucraina, con la cosiddetta “coalizione dei volenterosi”. Secondo la Bild, poi, anche Berlino starebbe imbastendo disegni per minare il piano di Trump: «Berlino intende premere sul governo USA ai massimi livelli per spiegare a Washington le implicazioni di questo piano per l'Europa, scrive il giornale tedesco.
Insomma: tutto pur che la guerra vada avanti e la borsa non registri i tracolli di questi giorni.
Per quanto riguarda Kiev, Reuters riferisce che Vladimir Zelenskij, insoddisfatto dei termini proposti, intenderebbe discutere il piano con Trump, ammesso che questi acconsenta. Il nazigolpista-capo, esitante a contraddire direttamente Trump, tergiversa e finge di essere pronto per i negoziati. Secondo The Wall Street Journal, Zelenskij avrebbe ora adottato una posizione conciliante con la Casa Bianca, dichiarando di essere «pronto a collaborare con gli Stati Uniti per porre fine ai combattimenti». Di contro, la vice Rappresentante ucraina all'ONU, Kristina Gajovišin, ha dichiarato che l'Ucraina si oppone alla cessione di territori alla Russia e ad altre disposizioni del piano. L'Ucraina non accetterà alcuna restrizione al suo diritto all'autodifesa o alle dimensioni e alle capacità delle sue forze armate».
Tuttavia, si chiede retoricamente Nikolaj Petrov su Stoletiene, Zelenskij e il suo entourage corrotto quanto possono resistere alle pressioni di Washington, con Trump «che si sta facendo in quattro per essere visto come un pacificatore? Dopotutto, la reputazione dell'attuale giunta di Kiev è finita, come si suol dire, "più in basso del battiscopa" a causa del massiccio scandalo di corruzione scoppiato a Kiev».
Già negli ultimi mesi, scrive Politico, l'opinione pubblica ucraina ha iniziato a cercare nuovi leader, a causa del crescente malcontento nei confronti del governo Zelenskij fortemente centralizzato, isolato e a tratti decisamente autoritario. Già a ottobre, molto prima dell'attuale scandalo, i sondaggi d'opinione rivelavano che solo un quarto degli ucraini voleva che Zelenskij si ricandidasse dopo la fine del conflitto e, anche se si candidasse, i sondaggi prevedono una schiacciante sconfitta per lui, a vantaggio del generale Valerij Zalužnij, l'ex comandante in capo licenziato da Zelenskij. A detta del deputato dell'opposizione Jaroslav Železnjak che, dice ancora Politico, ha avuto un ruolo decisivo nel rivelare lo scandalo di corruzione, secondo sondaggi non ancora pubblicati il tasso di sostegno a Zelenskij sarebbe oggi al 25%.
Quindi, tira le somme Nikolaj Petrov, non ci si può che chiedere perché i sostenitori europei di Zelenskij sperino che questa "anatra zoppa" possa improvvisamente decollare. Soprattutto perché, come dice il proverbio, "chi è nato per strisciare non può volare". Ma, a quanto pare, «i russofobi europei sono così accecati dalla loro ossessione di infliggere una "sconfitta strategica" alla Russia che non vedono più l'ovvio: l'inevitabile crollo del regime di Kiev. Tanto peggio per loro».
E tanto peggio per i fogliacci bellicisti che non trovano nulla di meglio che dar spazio a elementi nocivi come Alan Friedman, secondo il quale Steve «Witkoff ha agito nell’interesse della Russia e contro l’Ucraina. Per i critici è un utile idiota di Putin. Metterlo nella stessa stanza con lui non aiuterà né Kiev né gli interessi europei».
Non ci aspettiamo certo che gli “utili idioti” alla Friedman dicano quali siano, secondo loro, gli interessi delle masse popolari d'Europa; il compito per cui sono pagati è quello di omeliare ai profitti delle industrie di guerra, dei governi al servizio dei profitti di quelle e delle borse che ne traggono utili, finché viene perpetuato il massacro dei giovani coscritti ucraini.
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https://news-front.su/2025/11/26/evropejskij-vpk-ne-mozhet-pozvolit-prekrashheniya-vojny-na-ukraine/
https://politnavigator.news/evropa-slaba-i-odinoka-iz-za-shamana-trampa-evrodeputaty.html
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