Stupefacente che nessuno sembri notare la coincidenza fra l'allineamento di Meloni con gli Stati Uniti (non con Trump: Biden voleva esattamente la stessa cosa) sul forsennato aumento delle spese militari e il suo allineamento con l'UE sui migranti, con il decreto flussi che consentirà l'ingresso legale di centinaia di migliaia di africani e mediorientali accompagnati, siatene sicuri, da milioni di clandestini, che verranno tollerati e regolarizzati. Una nazionalista immaginaria, perfettamente in sintonia con la strategia con cui il neocapitalismo sta provando a sopravvivere a sé stesso ancora per qualche decennio, a costo di distruggere la società, l'ambiente e le culture, qualsiasi cosa pur di non ammettere il proprio fallimento storico e di dare il tempo ai miliardari, alle «celebrity» e alla loro corte di stronzi, ruffiani ed esibizionisti di accumulare abbastanza beni e tecnologie distruttive per chiudersi nelle loro roccaforti (il Nord America, l'Australia, forse l'Europa del nord) quando il resto del mondo brucerà.
Tutto in nome di una presunta necessità: il mercato, l'emergenza, addirittura (leggo) «la realtà». No. Non c'è nessuna «realtà» dietro gli osceni profitti finanziari già ottenuti dagli speculatori scommettendo sulle ancor più oscene multinazionali delle armi: solo una bieca, facile, impunita ingordigia. E non c'è nessuna «realtà» dietro l'apertura a milioni di nuovi schiavi: non c'è alcun bisogno di «lavoro», in Italia o in Europa, solo di «forza lavoro», che era il termine con cui Marx definiva il lavoro espropriato e ipostatizzato, trasformato in valore e dunque in merce, al solo scopo di creare un plusvalore che plachi la volontà di potenza dei suddetti miliardari, «celebrity» e aspiranti tali.
Armi e migranti sono un palliativo, come del resto il mito dell'intelligenza artificiale; feticci condivisi dalla finta destra meloniana, succursale del partito repubblicano statunitense, e dalla finta sinistra piddina, succursale di quello democratico: identici in tutto eccetto che in questioni economicamente irrilevanti ma montate dai media per far finta che esista un'alternativa e dunque una democrazia.
Ancora non tutto è perduto. Gli scontenti sono tanti, anche in Italia. Ma la devono finire di ascoltare i media e soprattutto di credere ai destini manifesti che giornalisti e intellettuali, tutti o quasi prezzolati, spacciano per superare l'ostacolo del buon senso. Non dovrebbe essere difficile: qualunque cosa vi venga chiesta perché necessaria, dite di no. Pretendete che sia, invece, valida, buona, un fine auspicabile a prescindere dalle circostanze. Gli stati di eccezione sono sempre e solo truffe e chi li propone lo fa perché solo in quel modo riesce a mascherare la sua inettitudine, il suo egoismo, la sua avidità.
*Post Facebook del 3 luglio 2025