La nuova ”internazionale nera”: come il neofascismo si rafforza in Europa

24 Gennaio 2024 13:00 Geraldina Colotti

di Geraldina Colotti*

Lo scorso dicembre, in Germania, è stato sventato un piano volto a rovesciare non solo il governo, ma l’intero sistema istituzionale. Una riedizione europea in sedicesimo di ciò che hanno tentato Trump negli Stati Uniti o Bolsonaro in Brasile, e che si è concluso con una ventina di arresti, e altri due effettuati in Austria e Italia. E, a Roma, ha suscitato polemiche l'esibizione militare di circa 300 fascisti in divisa, che hanno ricordano con la mano tesa uno dei loro "caduti" nel conflitto sociale degli anni Settanta.

In Europa, gruppi di estrema destra rivendicano apertamente il fascismo e il nazismo nel corso di raduni, manifestazioni e convegni internazionali, complice l’indubbio aumento di potere registrato a livello istituzionale da partiti e formazioni che provengono da quella tradizione, e favoriti dall’egemonia culturale che si va imponendo, e che interpreta una tendenza generale. Complice, anche, la completa smobilitazione ideologica della sinistra tradizionale, affezionata alla tesi dei “due totalitarismi” (fascismo e comunismo): più pronta a riflessi d’ordine contro le proteste sociali (che rinnovano la grande paura provata dalla borghesia negli anni Settanta), che a un’analisi del vuoto lasciato nelle masse popolari dalle loro politiche di adesione agli interessi del grande capitale internazionale.

Alcuni di questi convegni, organizzati nei paesi dell’Unione europea, contano con la presenza (o con i rappresentanti) di personaggi che hanno fatto irruzione in questi ultimi anni sulla scena internazionale: a partire da Trump, e a seguire con i cloni che sono venuti dopo in America latina, come Bolsonaro o Milei. E senza dimenticare l’apporto di altri storici serbatoi dell’eversione latinoamericana: a partire da quella cubana, passando per quella fujimorista peruviana, per quella uribista colombiana o per quella “guaidosista” venezuelana.

A fare da catalizzatori, in primo luogo i due paesi simbolo del nazifascismo, Germania e Italia, ma anche la Spagna nostalgica del franchismo, e la Francia dove cresce l’estrema destra di Marine Le Pen. Di contorno, ma con sempre più peso e specificità, l’estrema destra dell’Europa dell’est, che ha saputo capitalizzare gli squilibri prodotti dall’unificazione europea, proclamando un roboante “sovranismo” a tutto vantaggio delle élite locali, comunque obbligate a moderare gli estremismi in caso di andata al governo.

Il primo nodo, infatti, è proprio qui. Se vogliono andare al potere e mantenerlo, i “nuovi” fascismi devono adattare il loro storico trasformismo alla realtà di chi regge i cordoni della borsa, agli interessi generali del grande capitale internazionale e del complesso militare-industriale. Quando governa, questa destra, lascerà dunque un po’ più di briglia sciolta alle sue frange più estreme, aumenterà la repressione dei movimenti popolari e il revisionismo storico, ma baderà soprattutto a rifarsi il trucco per apparire presentabile alle grandi istituzioni internazionali e a mettere le mani sulla torta (per esempio l’industria delle armi).

Lo si è visto con la premier italiana, Giorgia Meloni che, in pochi mesi, è passata dagli urli “sovranisti” contro la UE al congresso dell’estrema destra spagnola di Vox, al feeling con Ursula von Der Leyen, presidenta della Commissione europea; dai cori entusiastici per Trump, a un abito più adatto all’incontro con Biden. La presidente del Consiglio ha scelto di collocarsi con decisione nell’alleanza atlantica, di sostenere l’Ucraina più ancora degli Usa, e punta a un thatcherismo che consolidi le alleanze conservatrici in Europa. D’altronde, in questo anno di mega-elezioni, che coinvolgeranno oltre la metà della popolazione mondiale, ci saranno anche le elezioni europee di giugno e, per l’Italia, ci sarà l’importante test delle amministrative.

E, a dicembre 2023, proprio in una storica città come Firenze - capoluogo di una ex-regione rossa come la Toscana, ormai governata a sinistra solo in pochi capoluoghi di provincia, considerata strategica per le amministrative, ma anche per le regionali del 2025 -, si è svolto un importante convegno internazionale “sovranista”, intitolato “Free Europe!”. Lo ha organizzato, Matteo Salvini, capo della Lega. Un partito di governo che ha chiamato a convegno chi ancora non governa nei propri paesi, ma che ambisce a farlo, con lo slogan “Jobs, security, common sense”, Lavoro, sicurezza, buonsenso. Slogan che hanno richiamato la prima campagna di Trump.

I partecipanti si dichiarano contro la deindustrializzazione; avversano il passaggio alle auto elettriche (che la Commissione Europea vorrebbe decretare a partire dal 2035), perché “favorirebbe la Cina”; tuonano contro l’immigrazione e anche contro la tecnocrazia e la burocrazia. Questo tipo di estrema destra cercherà di premere sulle elezioni europee, e di incidere sul progetto di un grande centro conservatore, a cui punta la compagine di Meloni, per contenderle la leadership. Anche un personaggio come il rumeno George Simion, leader di Unione dei rumeni (AUR), presente al convegno con un video, ha annunciato l’adesione al gruppo dei Conservatori. Ha mandato un video anche il portoghese André Ventura, che potrebbe emulare la vittoria di Meloni alle elezioni del marzo 2024.

Un’”internazionale nera” tutt’altro che unita, considerando il corto circuito ideologico e simbolico esistente dopo la caduta dell’Unione sovietica e la complessità del contesto geopolitico; e considerando l’ambiguità della sinistra tradizionale, progressivamente slittata verso la difesa degli interessi capitalisti e imperialisti del campo occidentale. Lo si vede analizzando le diverse posizioni esistenti nell’estrema destra in merito al sostegno all’Ucraina; o alla Palestina, che un tempo riceveva gradimenti anche dai fascisti, in virtù dell’antisemitismo che li caratterizza.

A Firenze, c’era, per esempio l’austriaco Harald Vilimsky, capo delegazione al Parlamento Europeo di FPÖ, a sostenere che è “sbagliato sostenere l’Ucraina ed è sbagliato anche sostenere la guerra di Israele contro la Palestina”. Vilimsky è filo-russo, come i tedeschi di AfD, un partito nato nel 2013 che attualmente ha 30.000 iscritti.

Una galassia che, sotto vesti diverse, cresce e si rafforza. "Il terrorismo di estrema destra è un pericolo crescente in Europa. Gli estremisti violenti di destra raccolgono apertamente fondi, organizzano concerti rock e vendono prodotti commerciali. È difficile sapere dove finisce l'estrema destra e dove inizia il terrorismo. I terroristi utilizzano sempre più criptovalute e si nascondono dietro falsi enti di beneficenza." Con queste parole Ylva Johansson, membro della Commissione dell'Unione Europea, ha presentato la prima edizione del "Forum sulla lotta al finanziamento del terrorismo", organizzato a Bruxelles lo scorso anno.

*Articolo per il Cuatro F

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