L’Archivio Generale della Nazione (AGN) argentino ha reso pubblici oltre 3.150 documenti fino a oggi classificati come “riservati” o “segreti”, aprendo una finestra inedita su due capitoli oscuri della storia nazionale: le attività di gerarchi nazisti rifugiatisi nel Paese dopo il 1945 e i decreti presidenziali firmati in quasi cinquant’anni di governi (1957-2005). L’operazione, voluta dal presidente Javier Milei, permette per la prima volta l’accesso online gratuito agli archivi, precedentemente consultabili solo in sede.
Il nucleo più rilevante è costituito da 1.850 documenti che rivelano dettagli sulle operazioni di ex ufficiali delle SS e collaboratori del regime hitleriano in Argentina. Tra i nomi emersi spiccano quelli di Josef Mengele, il medico di Auschwitz soprannominato “l’angelo della morte”, ed Erich Priebke, condannato per l’eccidio delle Fosse Ardeatine. I file – che includono rapporti della Polizia Federale e della ex Segreteria d’Intelligence (SIDE) – descrivono ingressi clandestini, reti di sostegno locali e il tentativo di occultare identità.
La digitalizzazione degli archivi, richiesta dal Centro Simon Wiesenthal dopo un incontro con Milei a febbraio, servirà anche a indagare i legami tra il sistema bancario svizzero (in particolare Credit Suisse) e il riciclaggio di beni sottratti alle vittime della Shoah.
Parallelamente, l’AGN ha pubblicato 1.296 decreti firmati da 12 presidenti argentini, dal governo di Pedro Eugenio Aramburu (1957) a quello di Néstor Kirchner (2005). I testi, custoditi per decenni in archivi blindati, riguardano acquisto e vendita di armamenti; riforme del budget statale; strategie anticomuniste durante gli anni ’60-’70; etrutturazione dei servizi segreti.
Tra i temi più sensibili emergono riferimenti alla lotta contro la guerriglia e alla gestione della crisi dei desaparecidos, sebbene il governo non abbia ancora rilasciato i documenti sulla dittatura militare (1976-1983), annunciati a marzo ma ancora non disponibili.
Il portavoce presidenziale Manuel Adorni ha definito l’operazione “un passo verso la riconciliazione con la verità storica”, sottolineando il trasferimento degli archivi dalla SIDE all’AGN come garanzia di trasparenza. Tuttavia, storici e associazioni per i diritti umani chiedono cautela: “La desecretazione è un inizio, ma servono risorse per analizzare migliaia di pagine”, ha dichiarato a AFP Laura Ginsberg, ricercatrice del CONICET.
L’iniziativa riaccende inoltre il dibattito sul ruolo dell’Argentina come rifugio dei nazisti, favorito da politiche d’asilo del primo peronismo. Secondo alcuni rapporti, tra il 1946 e il 1950 entrarono nel Paese almeno 180 criminali di guerra, molti con identità false.
L’AGN ha annunciato che continuerà a lavorare alla digitalizzazione di altri fondi, mentre il Centro Wiesenthal utilizzerà i documenti per una ricerca internazionale sulle complicità economiche con il Terzo Reich.
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