di Federico Giusti
Non passa giorno in cui qualche rivista o giornale annunci misure straordinarie per colmare il divario retributivo nella Pubblica amministrazione, le provano tutte per cercare qualche strada utile alla firma dei contratti nazionali.
Ragionevolmente i CCNL non sarebbero stati sottoscritti prima delle elezioni RSU i cui risultati, a quasi una settimana dagli scrutini, non sono ancora quantificabili per provare a misurare la rappresentatività delle varie sigle.
Perchè, a scanso di equivoci, la scommessa del Governo è quella di un esito del voto che in sostanza vada a rafforzare il fronte collaborazionista ossia la galassia dei sindacati autonomi insieme a Cisl e Ugl.
Ma commetteremmo un grossolano errore a pensare che il sindacato dei cittadini, ossia la Uil come alcuni suoi leaders amavano definirsi, non stia cercando qualche scappatoia per giustificare la sottoscrizione dei nuovi contratti nazionali rompendo quell'alleanza, assai fragile, con la Cgil che a sua volta vorrà invece attendere i risultati referendari prima di assumersi l'onere di una sottoscrizione al ribasso che potrebbe inficiare la partecipazione alle urne del prossimo Giugno.
Il Governo sta preparando una via di uscita con il prossimo decreto della Pa ma le norme che vorrebbero approvare rischiano di risultare inapplicabili per
quasi quattro municipi su dieci.
L'emendamento approvato permetterebbe agli enti locali di incrementare le risorse destinate alla retribuzione accessoria del personale ma questa scelta rischia di essere in aperto contrasto con la possibilità di nuove assunzioni da una parte e con la situazione debitoria di tanti Enti.
Non si tratta di un intervento normativo tale da scompaginare le carte per porre fine a regole assai letali anche in materia di salario, siamo invece davanti a condizioni capestro legate a tante rigidità di bilancio e per questo motivo la platea dei beneficiari si presenta assai ridotta.
La deroga è vincolata a condizioni molto rigide alle quali solo pochi enti potranno sottostare.
In sostanza il Governo concede la opportunità di incrementare il
Fondo delle risorse decentrate- su cui gravano vari istituti contrattuali e la produttività- a condizione di mantenere l'equilibrio dei bilanci pluriennali. E se consideriamo l'equilibrio assai fragile con cui tanti Enti locali riescono a mantenersi in vita, se pensiamo al parere vincolante del Collegio dei revisori allora possiamo ipotizzare che solo un numero assai ristretto di Enti potrà permettersi una spesa aggiuntiva magari con il rischio di compromettere nuove assunzioni.
Se avessimo dei sindacati coerenti con il loro mandato saremmo davanti a una protesta diffusa in assenza di risorse statali aggiuntive a quelle esigue decretate con la Legge di Bilancio, tuttavia da questo impasse non solo il Governo ma anche buona parte del Sindacato intende uscire quanto prima, del resto se la Meloni non aggiunge un euro, il sindacato non sta mobilitando la forza lavoro puntando sulla sopravvivenza di quel modello concertativo senza conflittualità che il centro destra ha già archiviato.
Giocano letteralmente a nascondino, tanto il Governo quanto i sindacati che a loro volta , da una posizione chiara, avrebbero tutto da guadagnare specie se pensiamo a quanti Enti locali si trovano già impegnati nelle tortuose strade di rientro dal debito e per questo saranno esclusi da ogni eventuale beneficio
Spiegata la trappola del Governo, ma anche dei sindacati che fanno finta di confliggere con lo stesso, è bene sapere che in ogni caso la spesa complessiva sostenibile non dovrà andare oltre il 48 per cento dell'ammontare nell'anno 2023 e quindi l'entità degli aumenti, per quanti potranno permetterseli, sarà in ogni caso assai esigua e tale da smentire le cifre fino ad oggi diffuse ad arte per deviare l'attenzione dalla erosione del potere di acquisto.
Le amministrazioni poi che decideranno di beneficiare della deroga in materia di salario accessorio saranno tenute a una precisa rendicontazione per ciascuna voce e incorrere in qualche errore determinerebbe una sanzione pecuniaria assai elevata. E teniamo conto che numerosi Enti hanno già oggi poco personale che verrebbe caricato di ulteriori incombenze.
Alla luce di queste considerazioni il vantaggio sarebbe solo per il Governo che senza aggiungere risorse a quelle risibili messe a Bilancio uscirebbe dall'angolo, l'onere a sua volta ricadrebbe sugli Enti locali e la forza lavoro evitando di affrontare i nodi salienti come le ragioni per le quali possano esistere differenze stipendiali tra dipendenti con gli stessi livelli di un Comune , di una Regione o di una Provincia
E davanti a questo autentico pasticciaccio qualche sindacato propone l'utilizzo dei fondi Pnrr per altro non previsto e non autorizzabile da un paese che per sette anni è sorvegliato speciale di Bruxelles.