Wunderwaffen. Erano le fantomatiche “armi segrete di Hitler” che, secondo i media tedeschi dell’epoca, avrebbero capovolto l’esito di una guerra ormai persa; più o meno quello che succedeva in Italia con il “raggio della morte” di Marconi.
Ora, per il bombardamento di un arsenale russo a Toropets, nella regione russa di Tver, ci riprovano con roboanti titoli quali “Palianytsia, ecco l’arma segreta di Kiev” o “Esplosione da 1,8 chilotoni, annientato deposito di munizioni russo”. Ma davvero c’è stata una esplosione di quella potenza?
Reuters parla di una esplosione di appena 0,2 kilotoni (“200-240 tonnellate di esplosivo”), un video da satellite diffuso da RAI News mostra una nube di fumo e di polvere che dissolvendosi lascia intravedere gli edifici dell’arsenale ancora in piedi mentre i tanti video, ripresi con telefonini, circolanti in Rete (ad esempio, questo) si direbbero attestino che il “fungo atomico” che sovrasta l’arsenale altro non sia che l’incendio di un deposito di carburante.
Ma, allora perché l’odierna grancassa dei media per un attacco certamente meno significativo, ad esempio, dei droni ucraini sul Cremlino o dell’attacco al ponte di Crimea? Perché come ci spiega questo articolo: <<La speranza è che all'Occidente arrivi un chiaro messaggio politico: colpire siti all'interno della Russia aiuta l'Ucraina a difendersi e non causerà un'escalation con Mosca.>>
Speranza infranta, a detta di uno dei tanti redenti di Lotta Continua.
Francesco Santoianni
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