Le "trattative" sull'Ucraina viste dal punto di vista del debito Usa

di Alessandro Volpi*

Una nota, particolare, sulle "trattative" relative al destino dell'Ucraina, partendo da lontano.

Nei Brics e nei paesi emergenti non solo si è ridotto l'acquisto di debito Usa, ma sta riducendosi rapidamente anche il debito che tali paesi emettono in dollari: in un solo anno si è registrata una contrazione del 20%. Ciò significa un inevitabile, ulteriore declino del dollaro. Sta, poi, contraendosi la dipendenza dal mercato americano.

Ci sono ormai paesi, come nel caso di India, Indonesia, Vietnam e Malesia che hanno stabilito una rete di scambi reciproci assai più rilevante dei rapporti con gli Stati Uniti, mentre la Cina è arrivata a controllare, da sola, oltre la metà della catena manifatturiera globale. Inoltre, un numero sempre maggiore di soggetti della finanza occidentale sta tentando di comprare titoli cinesi sottostando al regime delle "licenze" cinesi a Shangai e Shenzen o passando per Hong Kong.

I grandi fondi, in particolare, puntano su prodotti che abbiano come sottostante titoli dei paesi emergenti, in un'opera di finanziarizzazione artificiale.

In questo contesto, gli Stati Uniti hanno bisogno urgente di bolle che sorreggano in primo luogo il dollaro, anche per non aggravare il colossale debito federale. Quella dell'Intelligenza artificiale, infatti, è già fin troppo gonfia e pericolosa e dunque bisogna puntare su altri settori.

Due, nello specifico, sono molto legati tra loro: quello del riarmo e quello dei fondi immobiliari.

La ricostruzione di Gaza e quella dell'Ucraina sono, in tal senso, grandi occasioni da gestire attraverso strumenti finanziari costruiti ad hoc con il prelievo, da parte dei grandi gestori Usa, dei risparmi occidentali per riversarli in un super fondo (di fatto già creato) a cui far partecipare anche il Fondo sovrano russo, come dimostra la trattativa tra Witkoff e Dmitriev.

La Commissione von der Leyen vuole essere presente nella partita e prova, a suon di direttive, di organizzare il risparmio europeo, che è l'unica carta vera di cui questa Europa dispone, per avere un peso in una simile gigantesca operazione. Il capitalismo, finanziarizzato, prova a sopravvivere, assai cinicamente, così.

*Post Facebook del 24 novembre 2025

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