L’Iran come la Siria nel 2011? Si direbbe di sì. Una ennesima “rivoluzione colorata” che nasce da una campagna mediatica eterodiretta dall’Occidente e da una regia che lascia intravedere un ennesimo “stato canaglia” da distruggere.
Intanto la causa “scatenante” delle proteste. In Siria fu l’”uccisione” di Amina, la Lesbica di Damasco” (che dal suo blog aveva già commosso milioni di lettori raccontando le vessazioni subite da lei e dai siriani per colpa del “regime di Assad”); in Iran, oggi, è la storia di Mahsa Amini “uccisa dalle percosse subite in una stazione di polizia”, anche se l’autopsia, testimonianze e un video documentano ben altro.
Di certo, Mahsa Amini era stata fermata dalla “polizia morale” iraniana per non aver indossato correttamente il velo e questo in Occidente ha finito per trasformare il caso in una crociata per il rispetto dei diritti umani sulla quale è il caso di spendere due parole.
Intanto forse superfluo affermare che l’Iran oggi suscita una indignazione inesistente quando si tratta di altri paesi; basti pensare ad Israele, (che da decenni ammazza ogni anno innumerevoli innocenti palestinesi,) o all’Arabia Saudita (dove, in questi giorni, Salma al-Shehab, attivista per i diritti delle donne è stata condannata a 34 anni di carcere). Ma, al di là di questo va detto che l’aspetto più preoccupante è che le manifestazioni contro l’Iran e il velo alle donne (tutte patrocinate, Ça va sans dire, dai media main stream) vengono fatte in nome dei “valori dell’Occidente”, unica risorsa per spazzar via quello che viene ritenuto un retaggio medioevale.
È vero esattamente il contrario. Se oggi l’integralismo islamico avvince sempre più paesi è perché è una risposta ad un imperialismo dell’Occidente che, formalmente, in nome dei suoi “valori” con guerre e sanzioni ha trasformato nazioni in lande disperate.
Tenetelo a mente quando Repubblica vi chiamerà a scendere in piazza.
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