L'opposizione al capitale che non c'è

26 Ottobre 2021 12:58 Paolo Desogus

Si sta per abbattere sul paese un aumento significativo delle spese di luce e gas. Sembra qualcosa di banale, ma non lo è. Si prevedono inoltre tagli alla sanità. Anzi, di fatto la sanità è già stata tagliata, perché una parte delle risorse e degli spazi ospedalieri sono stati sottratti alle cure ordinarie per la lotta contro il covid.
A questo si aggiunge una condizione lavorativa sempre più precaria. I luoghi di lavoro sono luoghi di insicurezza non solo sul piano fisico, ma anche su quello morale e psicologico, data l'esasperante competizione e la logica ricattatoria che domina i rapporti di lavoro. Come se non bastasse i salari sono bassi. L'Italia è infatti il paese europeo che ha visto radicalmente diminuire la sua ricchezza, parallelamente a un impoverimento dei servizi, della qualità della scuola e in generale della vita.
Certo, non va male per tutti. C'è chi ha migliorato la propria condizione di vita. Ma se c'è una regola che tutti dovremmo aver imparato è che, là dove domina la logica del capitale, il benessere è appannaggio di pochi gruppi sociali. Del resto il declino non è un fatto recente. Non è iniziato l'altro ieri. Non ha pochi anni. È da almeno vent'anni che gli indicatori economici sono tutti in negativo.
In tutto questo tempo le forze di opposizione al capitale si sono però sempre più diradate. Oggi non c'è un partito in parlamento che abbia la decenza di mettere sotto accusa il sistema capitalistico, le insulse regole europee, il mito dell'imprenditore e dell'iniziativa individuale. Nessuno chiede il ritorno dello stato, la ridistribuzione verso il basso della ricchezza. Nessuno ha manifestato il coraggio di denunciare l'abbrutimento culturale del paese.
Questa opposizione non c'è anche perché è stato allestito un tritacarne mediatico micidiale, che orienta il dibattito, dà spazio a contestatori di comodo e produce miti tremendamente conformisti e penosi come Fedez e i Maneskin, riservandosi però anche il compito di distruggere qualsiasi altra forma culturale destinata al largo pubblico e portatrice di un briciolo di spessore o di una qualche alternativa al pensiero dominante.

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