Loretta Napoleoni al XVII Forum euroasiatico di Verona - La globalizzazione sta giungendo al termine, perché?

PUBBLICHIAMO L'INTERVENTO CHE LORETTA NAPOLEONI HA TENUTO AL XVII FORUM EUROASIATICO DI VERONA IN CORSO A RAS AL KHAIMAH (EMIRATI ARABI UNITI) DURANTE LA SESSIONE "REGIONALIZZAZIONE O GLOBALIZZAZIONE: UN TREND SOSTENIBILE O UN FENOMENO TEMPORANEO".


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di Loretta Napoleoni - 5 dicembre 2024
Ras Al Khaimah (EAU)

L'elezione di Donald Trump e il suo secondo mandato potrebbero benissimo segnare la fine dell'ultima globalizzazione. Questo è stato un periodo di crescita eccezionale per diversi paesi, in particolare Cina e Stati Uniti. Entrambi hanno beneficiato del libero mercato creando interdipendenze strategiche che Trump, durante il suo primo mandato, ha iniziato a smantellare, conducendo gli Stati Uniti verso una forma moderna di mercantilismo.

Per capire come questo processo ha avuto luogo, evolverà e per fare ipotesi sul suo successo o fallimento è necessario rivedere brevemente l'impatto che la globalizzazione ha avuto sull'economia statunitense.

Nei primi anni '80, l'apertura della Cina al capitalismo occidentale ha offerto manodopera a basso costo e potenzialmente altamente efficiente, praticamente nessuna tassazione e liberta’ di movimento all’interno delle zone economiche speciali, cosi’ facendo ha fornito l'ossigeno necessario al capitalismo occidentale per riprendersi dalle ondate iperinflazionistiche degli anni '70 che lo shock petrolifero aveva scatenato. La Cina è stata dunque determinante per il successo di nuove aziende high tech come Apple. Senza le fabbriche di Guangzhou, l'iPod, l'iPhone e l'iPad non sarebbero mai arrivati ??sul mercato globale a prezzi accessibili alle masse. La manodopera cinese a basso costo e’ stata per la rivoluzione tecnologica l'equivalente della spinning jenny per la rivoluzione industriale.

Man mano che i nuovi prodotti tecnologici statunitensi venivano prodotti in Cina, generando un flusso di entrate di valute estere, Pechino ha iniziato a usare parte di questi dollari per sottoscrivere il debito pubblico statunitense, diventando così il maggiore detentore di obbligazioni del Tesoro statunitense. L'interdipendenza monetaria e commerciale tra i due paesi è uno degli esiti positivi della globalizzazione.

Negli anni '90, quindi, la globalizzazione ha prodotto una crescita eccezionale in entrambi i paesi, rafforzando il concetto di libero scambio ovunque. La Cina ha avviato uno spettacolare processo di modernizzazione e il mercato statunitense ha goduto di un afflusso di capitali altrettanto notevole.

La luna di miele si è inclinata con la crisi del dot.com. La risposta della Federal Reserve è stata i tagliare i tassi di interesse, una tendenza e una strategia che sono rimaste invariate da allora.

Il capitolo successivo di questa storia è arrivato nel 2008 con la grande crisi finanziaria. Questo è stato un punto di svolta per l'industria high tech. Il denaro del bail out consegnato al sistema bancario e finanziario ha finito per finanziare l'industria tecnologica nascente nella Silicon Valley. Senza i mutui subprime, l'alta finanza ha guardato altrove per cercare grandi profitti e ha scoperto il settore tecnologico, questa è stata una benedizione per aziende come Apple, Microsoft, Facebook, Amazon.

Questa strategia si è rivelata molto efficace, nei successivi 5-7 anni il settore tecnologico ha dominato gli indici del mercato azionario offrendo rendimenti eccezionali e accelerando la ripresa post-crisi dell'economia statunitense.

Quando Donald Trump è stato eletto per la prima volta, gli Stati Uniti stavano vivendo una rivoluzione industriale incentrata sul settore tecnologico.

Il nuovo settore si è strutturato come un cluster di oligopoli. Grazie al flusso costante di denaro proveniente da Wall Street, la formazione di oligopoli è stata resa possibile dall'acquisizione per enormi quantità di denaro di qualsiasi potenziale concorrente o innovazione tecnologica. La mancanza di una legislazione anti-concorrenziale adeguata ha rafforzato la situazione e ha permesso a pochi imprenditori come Musk o Bezos di diventare ricchi quanto intere nazioni. È in questo contesto che durante il primo mandato Trump ha avviato una politica protezionista per il settore tecnologico statunitense in particolare riguardo alla Cina. La sua prima mossa è stata quella di bloccare l'esportazione di tecnologia in Cina e di portare la produzione di microchip negli Stati Uniti, ponendo fine alla dipendenza da produttori stranieri come Taiwan. La straordinaria performance di Nvidia, oggi produttore numero uno di microchip AI, è il miglior esempio del successo di tale politica. Joe Biden non si è allontanato da questa strada.

La domanda chiave è se Trump può guidare l'America verso un nuovo mercantilismo, un sistema economico costruito per rafforzare l'economia statunitense indebolendo i suoi concorrenti e partner commerciali e discriminando a favore dell'industria nazionale. Guardando le persone scelte per far parte della nuova amministrazione è chiaro che Trump ha in mente questa strategia.

Gli inglesi riuscirono a stabilire un'economia mercantilista di successo seguendo uno schema simile, una classe politica di mercanti e oligopolisti ha utilizzato la superiorità commerciale acquisita grazie alla rivoluzione industriale per proteggere la propria economia con tariffe e barriere commerciali. Gli Stati Uniti possono fare lo stesso. È un paese enorme, simile a un continente, è un esportatore netto di energia e di prodotti alimentari. Un sistema di tariffe danneggerà più coloro che esportano negli Stati Uniti che l'economia statunitense.

Tuttavia, c'è un lato positivo in questa storia. Il mondo di oggi è molto diverso da quello in cui governava l'Inghilterra.

  1. Alcuni paesi possono e raggiungeranno gli Stati Uniti nel settore tecnologico, ad esempio la Cina;
  2. Siamo in un mondo multipolare, ad esempio i BRICS sono un polo che sta diventando sempre più forte;
  3. La finanza è sofisticata, vale a dire che il ritorno sull'investimento negli Stati Uniti dovrebbe essere basso rispetto a quanto accaduto negli ultimi 8 anni, quindi il denaro fluirà verso rendimenti più elevati, ancora una volta i BRICS sono ben posizionati in questo senso, ad esempio il mercato brasiliano sembra attraente.

Il nuovo mercantilismo americano potrebbe essere un’occasione per stimolare la formazione di nuovi poli, i BRICS sono solo uno, l'Europa potrebbe diventarne un altro. È con questa prospettiva che dovremmo accogliere i cambiamenti che stanno per arrivare dall'America.

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