Maduro denuncia: "L’aggressione degli Stati Uniti è contro tutta l’umanità"

15 Novembre 2025 14:44 La Redazione de l'AntiDiplomatico

La crisi innescata dagli Stati Uniti con le minacce belliche nei condfronti del Venezuela ha superato nelle ultime settimane un nuovo livello di allerta, alimentando timori regionali e internazionali. A bordo dell’Air Force One, Donald Trump ha dichiarato di aver già preso una decisione su come Washington intenda agire nei confronti di Caracas, senza tuttavia rivelare i dettagli. Un’affermazione che arriva nel mezzo del più imponente dispiegamento militare statunitense nel Mar dei Caraibi degli ultimi trent’anni, denunciato dal governo venezuelano come una minaccia diretta alla sovranità del Paese e alla stabilità continentale.

Dall’agosto scorso, la Casa Bianca ha posizionato nel Mar dei Caraibi e nell’Oceano Pacifico una vasta forza navale e aerea, composta da navi da guerra, sottomarini, caccia da combattimento ed elementi delle forze speciali. La giustificazione ufficiale parla di una maxi-operazione contro il narcotraffico, ma i bombardamenti contro presunte “narcolanchas” hanno già causato decine di morti; azioni qualificate da esperti indipendenti come “esecuzioni sommarie” realizzate in palese violazione del diritto internazionale.

Nicolás Maduro, in diversi interventi pubblici a Caracas, ha denunciato che questa offensiva non è diretta solo contro il suo governo o contro il Venezuela e la Rivoluzione bolivariana, ma contro “tutta la America e tutta l'umanità”. Il presidente venezuelano sostiene che la strategia di Washington rientri in una campagna di aggressione multilaterale, costruita su falsi pretesti e su un deliberato disprezzo del diritto internazionale da parte di correnti politiche che definisce “nazi-fasciste” e animate dai peggiori impulsi imperialisti.

Maduro insiste da anni che l’obiettivo finale degli Stati Uniti sia un cambio di regime a Caracas e l’appropriazione delle immense risorse petrolifere del Paese. Una convinzione rafforzata dalle recenti accuse della Casa Bianca, che ha etichettato il presidente venezuelano come capo di un presunto cartello del narcotraffico senza presentare prove concrete rilanciando narrazioni fasulle già ampiamente smentite dai fatti. A tale narrativa si è aggiunta la decisione del Dipartimento di Giustizia di raddoppiare la ricompensa per informazioni utili alla sua cattura e l’ammissione, da parte dello stesso Trump, di aver autorizzato operazioni della CIA sul territorio venezuelano.

Sul piano internazionale, le reazioni non si sono fatte attendere. Mosca ha definito “inaccettabile” la distruzione di imbarcazioni senza processo, accusando Washington di comportarsi “come un Paese fuori legge”. Il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, ha avvertito che questa politica non migliorerà la reputazione degli Stati Uniti nella comunità mondiale. Anche il Alto Commissario ONU per i Diritti Umani, Volker Türk, ha condannato i bombardamenti contro piccole imbarcazioni, mentre i governi di Colombia, Brasile e Messico hanno espresso preoccupazione e dissenso verso l’escalation militare.

A complicare ulteriormente il quadro è arrivato il lancio ufficiale della nuova operazione "Lanza del Sur”, annunciata dal segretario di Guerra statunitense Pete Hegseth, che sarebbe diretta a “eliminare i narcoterroristi” dell’emisfero occidentale e difendere gli Stati Uniti dalle droghe che colpiscono la popolazione nordamericana. Dietro questa narrativa, secondo Caracas e diversi osservatori a livello internazionale, si cela in realtà un piano di pressione politica e militare contro uno Stato sovrano, con il rischio concreto di innescare un conflitto regionale.

A farsi sentire è stata anche la 'Red de Intelectuales y Artistas en Defensa de la Humanidad', che ha lanciato un appello urgente alla comunità internazionale, denunciando la mobilitazione della portaerei Gerald R. Ford come una “nuova e gravissima escalation” che potrebbe sfociare in una guerra aperta contro la Repubblica Bolivariana. L’organizzazione parla apertamente di un tentativo di destabilizzazione del governo legittimo di Caracas, di una “guerra cognitiva” orchestrata dagli Stati Uniti per alterare gli equilibri geopolitici in America Latina e di una strategia che potrebbe replicare scenari simili a Gaza o alla Siria, con il rischio di un massacro o di una guerra civile.

Maduro, rivolgendosi direttamente al popolo statunitense, ha ricordato i precedenti storici di Vietnam, Iraq, Afghanistan e Libia, sottolineando che i cittadini USA devono sapere che saranno loro a dover andare in guerra qualora la Casa Bianca decidesse di aprire un nuovo fronte. Il presidente venezuelano ha definito “necessario” che i popoli di America Latina coltivino coscienza, ribellione e resistenza per impedire il ritorno di ciò che descrive come un nuovo nazi-fascismo globale.

Mentre cresce il timore di un’escalation incontrollabile e la regione osserva con apprensione i movimenti di flotte e bombardieri nei Caraibi, il nodo centrale rimane irrisolto: gli Stati Uniti insistono sulla narrativa della lotta al narcotraffico, ma finora non hanno presentato nemmeno uno straccio di prova né risultati concreti in termini di sequestri o smantellamento di reti criminali. Caracas denuncia un chiaro attacco alla sua sovranità e una minaccia che incombe minacciosamente sull’intero continente. E in mezzo a questa tensione crescente, l’America Latina teme di diventare teatro di un nuovo conflitto geopolitico volto all'accaparramento delle risorse venezuelane e a frenare l'ascesa del nuovo mondo multipolare di cui Caracas rappresenta la prima linea in America Latina.

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