di Marco Travaglio - Fatto Quotidiano 21 dicembre 2025
Spero che non vi sarete persi i grandi servizi di giornaloni e tg sul Papa che viene eletto da Vogue come uno dei “personaggi meglio vestiti del 2025” (per il dress code originale e innovativo), che visita a sorpresa il Senato per la mostra sulla Bibbia di Borso d’Este accolto da La Russa, che compulsa nottetempo la piattaforma Duolingo per studiare il tedesco. Notizie che cambiano la vita a milioni di persone. Altro che il suo messaggio per la Giornata Mondiale della Pace: un anatema contro le classi dirigenti europee riarmiste e guerrafondaie persino più definitivo di quelli di Francesco. Infatti, a parte il Fatto e Del Debbio sulla Verità, non ne parla nessuno. Altrimenti gl’imbecilli che vaneggiano di un papa “atlantista” o di “destra”, manco fosse la buvette di Montecitorio, o comunque ben diverso dal comunista-pacifinto-putiniano Bergoglio, e i politici baciapile delle destre e del Pd che gli leccano l’anello dovrebbero farsi ricoverare. O, in alternativa, prendere posizione sulla compatibilità tra il loro bellicismo e le sue parole, che poi sono una costante della dottrina della Chiesa da oltre un secolo: almeno dalla Nota inviata il 1° agosto 1917 da Benedetto XV alle “potenze belligeranti” contro l’“inutile strage” della Prima guerra mondiale. Non sia mai: poi toccherebbe confrontare il messaggio di Prevost con quelli opposti di Mattarella, altro noto cattolico che dice il contrario della morale cattolica e dell’art. 11 della Costituzione. Quindi nessuno lo riporta per non doverlo commentare (e magari, volendo, criticare).
Nei primi mesi del 2003, prima e dopo l’invasione occidentale dell’Iraq per rovesciare Saddam Hussein in base a false prove su armi di distruzione di massa e complicità con l’attentato di al Qaeda alle Torri gemelle, la stessa sorte toccò a papa Wojtyla. Ogni suo sospiro su qualunque tema dello scibile finiva sui tg e sui giornali: ma appena si azzardava a tuonare contro la guerra in Iraq, fino a equipararla a Satana e a promuovere una giornata di digiuno per la pace tra i cattolici di tutto il mondo, veniva oscurato insieme ai cortei pacifisti dalla Rai berlusconiana e ovviamente da Mediaset, per non disturbare B. e gli altri due criminali di guerra con la B.: George W. Bush e Tony Blair. Però i giornali “indipendenti” le parole di Giovanni Paolo II le riportavano col dovuto risalto. Ora quelle di Leone XIV le censurano tutti, perché il fronte guerrafondaio del si vis pacem para bellum va dall’Ue “volenterosa” al governo italiano, dal Quirinale ai tre quarti del Pd. E chi vuol fermare l’inutile strage in Ucraina ha i nomi impronunciabili di Trump, Orbàn, Xi Jinping, Lula e, in casa nostra, di Conte, Bonelli, Fratoianni, ogni tanto Salvini. Meglio sorvolare su quel che il Papa dice e concentrarsi su come si veste.
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