di Marco Travaglio*
Giorgia Meloni aveva evocato sprezzante il “weekend lungo” e l’ha avuto: due giorni di manifestazioni in tutte le piazze d’Italia, con quasi tre milioni di cittadini in un ideale serpentone di oltre mille chilometri. Come da statistica, c’era anche qualche testa calda che menava le mani e qualche testa vuota che imbrattava la statua di papa Giovanni Paolo II. Troppo poco rispetto a quanto non tanto nascostamente sperava il governo, che ha fatto di tutto per soffiare sul fuoco, sognando incidenti gravi che ribaltassero il comune sentire contro lo sterminio a Gaza e chi, in Italia e in Europa, non fa niente per fermarlo e punirlo. Quella marea umana è trasversale e non si tradurrà subito in voti per le opposizioni, che comunque (almeno quelle vere) han dato una volta tanto buona prova di sé. Ma la sua trasversalità segnala il clamoroso errore di valutazione della premier, che dopo tre anni di sintonia sembra aver perso il polso del Paese. Un errore così marchiano te lo aspetti da Salvini, che dall’estate del Papeete è sempre fuori sincrono e, col suo cieco appiattimento su Netanyahu, annulla il vantaggio che poteva portargli il no solitario a destra contro il riarmo e il bellicismo. Ma non dalla Meloni, che non se ne riavrà facilmente. A prescindere dal voto regionale, che viaggia su tutt’altri binari. Finora aveva tenuto le antenne dritte per non sfidare la “pancia” d’Italia: se proprio non poteva assecondarla, s’inabissava, mandava avanti gli altri, si fingeva morta in cerca di un diversivo per ribaltare l’agenda. Sulla Flotilla e i cortei in sua difesa l’ha buttata in caciara, cioè in politica, perché non ha colto l’ammirazione generale che li circonda per la loro gratuità.
Questa non è gente che rischia e si spende per un aumento di stipendio o di pensione, cioè per un interesse personale: lo fa per questioni di principio, ideali. E non ha “mandanti” partitici o sindacali, altrimenti non sarebbe così tanta: si manda da sola, si autoconvoca, anche se poi è ben lieta di approfittare delle occasioni di farsi sentire che le danno partiti (come il M5S il 5 aprile contro il riarmo e lo sterminio di Gaza) o sindacati di base e/o confederali (gli scioperi della scorsa settimana e dell’altroieri). Senza per questo aderire a questa o quella sigla. È un movimento spontaneo e carsico che nessuno deve provare ad annettersi, ma tutti dovrebbero sforzarsi di interpretare: nasce dall’indignazione e dalla vergogna per i doppi standard europei sui crimini di “amici” e “nemici” (peraltro inventati) e dal terrore della guerra mondiale che nessuno fa nulla per evitare e tutti sembrano auspicare. Non più “a pezzi”, come diceva papa Francesco, ma tutta insieme. Chi non capisce o finge di non capire per non dare risposte a questo popolo potrebbe avere presto un brusco risveglio.
*Post Facebook del 5 ottobre 2025
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