di Marco Travaglio - Fatto Quotidiano, 26 agosto 2025
Che il Dio in cui non crede ci conservi Woody Allen. In poche e disarmanti parole, il grande umorista-attore-regista spiega perché ha accettato di collegarsi con l’International Film Week di Mosca, scatenando le solite reazioni isteriche del regime ucraino e dei suoi servi sciocchi: “Sulla guerra in Ucraina credo che Putin abbia totalmente torto. La guerra che ha causato è tremenda. Ma, qualunque cosa abbiano fatto i politici, interrompere il dibattito artistico e culturale non è mai un buon modo di aiutare”. Lo spartiacque fra civiltà liberale e illiberale è tutto qui. E il fatto che l’Ucraina continui a cancellare la cultura russa e a spingere gli alleati a bandire tutto ciò che è russo – dando pure lezioni al Papa per la Via Crucis – la dice lunga su quanto resti lontana dalla democrazia. Senza contare la ridicolaggine di un “comico” che suonava il pianoforte col pisello e insegna a vivere a un genio come Allen. Il guaio è che non solo i neofiti ucraini, ma anche l’Europa che la democrazia liberale l’ha inventata si sta scordando cosa sia: più combattiamo l’autocrazia, più le somigliamo. Basta che Woody parli di cinema al festival del cinema russo perché Repubblica lo degradi a “vecchio intellettuale nevrotico newyorkese” che ha “scelto di chiudere gli occhi sulle atrocità russe” e il Corriere a “impresentabile” come “Depardieu con accuse di molestie e cittadinanza russa” (Allen per molestie è stato assolto, ma fa niente).
La cosiddetta Ue, con grave sprezzo del ridicolo, scopre che l’ennesimo bombardamento israeliano su un ospedale e poi sui soccorsi e i cronisti è “inaccettabile”: “troppe vittime innocenti”, riesce a dire la Metsola, come se le prime 60-70 mila fossero poche o colpevoli. Ma le sanzioni a Israele stanno sempre a zero: sono tutti troppo impegnati a escogitare il 19° pacchetto contro la Russia, sempreché trovino qualcosa non ancora sanzionato. In compenso la Mostra di Venezia è inaccessibile a un attore scozzese che nel 2018 partecipò a una raccolta- fondi Usa per i soldati di Israele e a un’attrice israeliana che nel 2005 fece il servizio militare (obbligatorio), quindi sono “complici del genocidio”. Così Netanyahu impara, tiè. Mauro Berruto, deputato Pd, fa ancora meglio: vuole “escludere gli atleti israeliani da tutte le competizioni internazionali”. Non Tizio e Caio che magari han detto qualcosa di sbagliato, ma tutti (come i russi e i bielorussi cacciati dalle Olimpiadi e pure dalle Paralimpiadi). Comica finale: Gennaro Sangiuliano racconta sul Giornale il declino di Macron. Apriti cielo: Avs, Pd e Iv tuonano e fulminano in stereo con Stampa, Rep e Domani. Siccome lavora in Rai, non deve permettersi di dire che Macron è alla frutta, cioè la verità. Chiedo per un amico: ma dove siamo, in Russia?
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